Casa e contesto

Febbraio 2011

Ogni verità dipende dal contesto, ovvero da mille altre verità non dette

In questi giorni ho cambiato contesto. Ho cambiato lavoro, ufficio, colleghi, treni ed orari. Niente più zingari, niente più Sesto S. Giovanni, niente metropolitana. Solamente Milano è rimasta la stessa, nebbiosa e grigia come sempre. Cambiando il contesto cambia anche la realtà, la prospettiva, tutto cambia, e vedi le cose in modo diverso.

Ma basta che voli in alto
ma basta che ti alzi un poco
e forse scopri che quello che ti faceva
paura era soltanto un gioco!   (Ma che sarà - E. Bennato)

La Matrice è un grande gioco (di ruolo) al quale partecipiamo tutti, fatta eccezioni dei pazzi, i barboni, alcuni dotti criminali e qualche santone. La Matrice è il contesto che ci avvolge ogni giorno, dov'è normale avere l'acqua corrente in casa, le lampadine sul soffitto, il fuoco sul fornello. Se non la pensi così, se hai altri valori, sei fuori dalla Matrice. Appartieni al Sistema, appartieni alla Società, ma hai sogni troppo diversi, che fanno paura, e quindi sei un emarginato.

Il contesto definisce ogni realtà, non solo quella matriciale. Tutto dipende dal contesto, nulla è assoluto, perché un'affermazione, per essere assolutamente vera, dovrebbe descrivere proprio l'assoluto, e quindi coinciderebbe con esso. Detto così può sembrare complicato, ma il concetto è talmente banale che la nostra mente lo rifiuta, e preferisce arzigogolare tra calde illusioni di confortevole certezza.
Prendiamo l'affermazione "la Terra è tonda". E' vera o falsa? Se per "Terra" intendiamo il pianeta che ci ospita, e per "tonda" la forma della sfera ideale, la frase potrebbe anche sembrare vera. Ma se per "Terra" io intendessi invece il terriccio dell'orto, o il suolo che calpesto nel bosco, la veridicità della frase verrebbe meno. Per fortuna esiste una misteriosa grande magia che mette tutti d'accordo sul contesto, quasi sempre, così diamo lo stesso significato alle stesse parole.
E' proprio quando manca questa magia che nascono i litigi, le incomprensioni e le discussioni.
Ma persino collocando (magicamente) le parole "Terra", "essere" e "tonda" nello stesso contesto, la frase rimane falsa. E' falsa perché la Terra è un'ellissoide di rotazione e non una sfera. Avete ragione, questo è un cavillo: basta precisare il contesto delle parole all'interno della frase stessa e l'affermazione diventa automaticamente vera. Proviamoci.

"La terra, intesa come terzo pianeta del sistema solare abitato dalla razza umana, ha la forma di un'ellissoide di rotazione che, nel linguaggio comune, può essere chiamato tondo"

Così la frase è vera, secondo voi? Magari è vera adesso, ma fra dieci miliardi di anni, quando la Terra non esisterà più, sarà ancora vera? Per non contare il fatto che, nel continuum spazio-temporale, unica geometria scientificamente fondata, la terra non è affatto tonda. Al più è un verme tridimensionale affogato nello spazio quadrimensionale del multiverso. Seghe mentali? No. Le seghe mentali sono le nostre percezioni illusorie, fallaci e contestuali.
Ve l'avevo detto. Il concetto è talmente banale che la nostra mente lo snobba, preferendo pensare al contesto come qualcosa di ovvio, condiviso, oggettivo. Così entriamo in un circolo vizioso, dove definiamo vere le cose in base al contesto, e consideriamo oggettivo il contesto in base alle cose. E' Il punto debole di ogni vocabolario: per capire una parola occorre conoscere altre parole, ma da che parte si inizia a leggere un vocabolario?
Il dilemma ha solo due vie d'uscita. La prima è la pazzia, ovvero accettare la totale inconoscibilità dell'assoluto. La seconda è la Matrice, che ci permette di vivere tutti sotto un castello di carte, finto e illusorio, ma allegramente condiviso. Uno potrebbe inventarsi altre vie d'uscita, ma esse riconducono sempre a queste due. Hemingway, ad esempio, lanciò la sfida della formulazione di una frase che fosse assolutamente vera, oggi, sempre ed ovunque. L'incipit potrebbe suonare come "definiamo Terra quel pianeta, ovvero quel corpo celeste... no, definiamo prima corpo celeste quell'agglomerato di materia nello spazio... no... definiamo materia quello stato della funzione d'onda di probabilità quantistica che si manifesta dopo un'interazione o una misura, per mezzo del ben noto collasso della funzione d'onda... anzi: definiamo onda...".
Magari, dopo qualche miliardo di parole, riuscirete a formulare una frase inossidabile, inespugnabile, imperitura e comprensibile in tutte le lingue dell'universo, precisando quando è vera, dov'è vera e per chi è vera. Personalmente credo che un miliardo di parole non basterebbero, ma se volete provarci allora vi auguro Buon Assoluto.
Perché la vostra affermazione, quando sarà completa, sarà l'Assoluto in persona.

Giornalisti e politici sono i massimi manipolatori del contesto, e quindi della verità. Un giornale mostra una foto anziché un'altra, sceglie un'inquadratura, elimina un dettaglio. Cambia il contesto. Tizio dice che il tal governo ha fatto la tal legge, che è un gran porcata perché è ingiusta, è fatta male. Caio risponderà che è vero, la legge adesso è inadatta, ma quand'erano al governo loro, era parte di una manovra finanziaria, intesa provvisoria. Sono stati i governi successivi, cioè gli altri, a perpetuarla, storpiarla e strumentalizzarla. Ci scandalizziamo per una frase del politico pinco pallo, ma non ci viene detto a chi stava rispondendo, o cosa era stato detto prima. Abbiamo versioni differenti di contesti differenti, ma crediamo di parlare delle stesse cose. A volte il contesto va indietro anni, decenni, secoli, e per conoscerlo servirebbero molte vite, una sola non basta. Eppure una ne abbiamo, quella ci tocca, allora scegliamo un contesto a caso, dove ci sentiamo a casa. Giornalisti e politici questo lo sanno bene, e ci accontentano. Ci servono una fetta di verità, accuratamente selezionata, tagliata e confezionata. C'è un intero bancone di prodotti in bella mostra tra tivù, giornali, internet, tutti in vetrina. Siamo noi a scegliere il contesto, quindi siamo noi a scegliere la realtà.

Non credo che esista la possibilità di informare senza manipolare, perché, come diceva il grande Popper, informare significa anzitutto scegliere cosa riportare, tra la miriade di notizie disponibili. Noi crediamo di venire informati sui fatti, ma in realtà ci vengono comunicate scelte. Anzi, è ancora peggio: ci vengono vendute scelte altrui. I mass-media non hanno lo scopo di comunicare, ma quello di vendere notizie. Ciò che acquistiamo, in realtà, è il nostro contesto, o meglio, la nostra realtà. Compriamo la libertà di scegliere il nostro contesto, per confermare la nostra visione del mondo.

Tornando ad un livello più terra terra, mi domando: in quale misteriosa entità cosmica si tradurrà il contesto? Se il contesto è la summa della nostra esperienza, la sintesi delle nostre definizioni, lo sfondo su cui collochiamo ogni frase che esce dalla nostra bocca e ogni pensiero che attraversa i nostri neuroni, allora il contesto per eccellenza è la nostra casa. Intesa come home inglese, focolare domestico, rifugio peccatorum, Sancta Sanctorum. Per alcuni è un edificio di mattoni, per altri un Transporter Volkswagen o una scatola di cartone, ma che sia quella scatola e nessun'altra. Con la sua storia, i suoi graffiti sulle pareti, il nostro odore e gli ammennicoli posti proprio lì, dove li abbiamo lasciati.
Allora, se la realtà è intimamente connessa alla Matrice e se la Matrice è il contenitore del contesto condiviso, ecco che la nostra casa diviene la chiave di volta per entrare ed uscire dalla Matrice.

Sulla casa il Manuale di Uscita dalla Matrice è piuttosto flessibile. La tana, taverna o caverna è l'elemento più importante della vita materiale. Non potrebbe esistere una regola uguale per tutti, c'è chi vive bene da solo, chi preferisce il dialogo a due, chi sguazza nella promiscuità giorno e notte. Io le ho provate un po' tutte: trilocale in due con soggiorno in comune, trilocale in tre con soggiorno mutuato in camera, camera doppia in collegio, camera doppia in mansarda senza finestre, trilocale tutto per me (con cameretta per gli ospiti), trilocale in due con un bagno a testa. Più altre storie, parecchio più promiscue.
Su una cosa, però, il Manuale di Uscita dalla Matrice, è abbastanza preciso. La casa va condivisa, per ridurre le spese e poterla abbandonare ogni volta che serve. Chi invece crede che vivere da soli sia un piacere irrinunciabile, un diritto inalienabile, ha firmato un contratto vita natural durante con l'Architetto in persona. Va bene anche così, basta saperlo.

Alloggio

Affittare un trilocale o quadrilocale, cercare altri inquilini e dividere l'affitto. Se la vostra vita sociale si svolge per lo più fuori casa, allora conviene riorganizzare il soggiorno come camera da letto, in modo da ridurre ulteriormente la quota affitto. Se invece vi piace avere la casa tutta per voi, ogni tanto, allora date la precedenza agli inquilini con settimana corta.

Già che siamo in argomento mi permetterei di aggiungere un paio di consigli personali.
Primo: suggerisco di affittare voi l'appartamento, a nome vostro, e scegliere poi i coinquilini. Fare il contrario è comodo, ma il gioco non vale sempre la candela. Quando si entra in un ambiente già formato (leggi contesto) si devono accettare tutte le regole della casa, che non sono quasi mai le vostre e, soprattutto, non sono mai chiare. Si può finire in mezzo alla strada da un giorno all'altro. Secondo: il trilocale è quasi sempre la scelta migliore. Garantisce libertà, flessibilità e si presta bene a qualsiasi configurazione. Se vi capita di cavalcare l'onda del successo economico ci potete abitare da soli, con camera degli ospiti sempre pronta. Nei periodi di crisi ci si può dormire in sei, rinunciando al soggiorno, e allora l'affitto scende a quote davvero irrisorie, decisamente fuori dalla Matrice. Un appartamento promiscuo non è un problema, ma un'opportunità: stimola ad uscire all'aperto, a viaggiare, a dormire fuori casa. Mantiene giovani, dinamici, tolleranti. Fa risparmiare i soldi della discoteca o del pub, incentivando la vita sociale casalinga. Vale la pena, infine, citare la famosa regola d'oro del sesso.

Il numero di occasioni di fare sesso sono inversamente proporzionali alla disponibilità di un posto dove poterlo fare

Per quanto riguarda i mobili, basta aprire la sezione "gratis" dei giornali per acquisti di seconda mano, avere un po' di pazienza, e nel giro di un anno potete arredare casa senza spendere un soldo. Tra me e i miei coinquilini abbiamo tirato su armadi, librerie, lavatrice, scarpiera, letti. Uno ci ha preso gusto e s'è fatto pure una Ford Fiesta gratis, già che c'era. E' incredibile quanta roba butti via la gente, pur di farsi spazio nella Matrice. Perché stare nella Matrice significa essere al passo con l'evoluzione del contesto, disprezzare i miserabili e invidiare i ricchi. Di contro, uscire dalla Matrice è una mera questione di rottura del contesto, o dalle amicizie, che quasi sempre sono la stessa cosa.

Nel 1996, dopo il primo anno di vita fuori dalla Matrice, m'accorsi che la cosa funzionava davvero bene. Lavoravo in media due o tre al giorno. Di giorno viaggiavo nel mondo della fisica subnucleare, di notte sguazzavo nel mondo di tenebra. Ero studente-lavoratore, ma anche elfo-mago, spadaccino-promoter, lupo-vampiro e ballerino-scopareccio. Insomma vivevo gratis, stando ben lontano da tutti i divertimenti matriciali che succhiano denaro e ore lavoro.
Sull'onda dell'entusiasmo decisi di tirare ancora un po' la cinghia. L'occasione venne da sé. I genitori del mio primo coinquilino, impietositi forse dal nostro miserabile stile di vita (nel loro contesto), lo aiutarono ad acquistare una casetta fuori città. Io mi ritrovai a cercare qualcun altro con cui dividere l'affitto... ma uno o due? Ecco il dilemma, l'amletico dubbio, l'atroce dramma che fomentava ogni discussione con gli amici d'allora.
- Non puoi rinunciare al salotto, Morfeo.
- Che vita faresti, rilegato in camera tua?
- Non ti vuoi bene abbastanza, Morfeo. Il soggiorno è un diritto sacrosanto.
Qualcuno, per fortuna, era più sincero e diretto.
- E noi, Morfeo? Hai pensato a noi? Dove passeremo le serate, senza il tuo salotto?

Eccola, la verità. Ero l'unico studente lontano dai genitori, alloggiato non nella classica cella con vita monastica scandita dagli esami, ma dotato di casa simil-vera, autonomia finanziaria e tempo libero per accogliere gli amici. I lavoratori che vivevano da soli si alzavano all'alba, e alle undici di sera, da loro, vigeva il coprifuoco. I più benestanti abitavano nell'appartamentino garantito dai genitori, che spesso gli pulivano pure casa, per cui il soggiorno era un'opera d'arte da rimirare stando sull'uscio, badando bene di non inzaccherare la moquette con la birra, o peggio ancora, con gli avanzi della mistiera. La mia rinuncia al soggiorno non era un problema per il sottoscritto, ma una vera tragedia per gli amici.
Eccola, la Matrice. Se il salotto è un valore per la maggior parte delle persone, allora esso appartiene alla Matrice, e l'atto di rinunciarvi viene percepito come disprezzo per il valore stesso. Si confonde la volpe e l'uva con la volpe vegetariana. Se i tuoi valori sono una realtà minoritaria, allora il tuo contesto inizia a stridere e stonare con la realtà condivisa. Le tua affermazioni perdono significato, gli amici iniziano a non comprenderti, i parenti ti credono in disgrazia; o addirittura masochista, scansafatiche, bastian contrario. Ciò che fai è falso ai loro occhi, per quanto tu, vivendolo ogni giorno, lo posso toccare con mano. Lo vivi, lo godi, ma loro non ci credono.
Vale anche il viceversa. Chi sta fuori dalla Matrice vede i vestiti nuovi, le vacanze, il cinema, i ristoranti e le gite fuori porta come invenzioni false, artificiali e costosissime. Eppure non sei fuori dalla Società, perché essa punta ancora il dito per condannare il tuo stile di vita. Non sei nemmeno fuori dal Sistema, perché lavori e paghi l'affitto, come tutti.
Ecco perché occorre tuffarsi nella filosofia, scavare nella psiche, sondare l'inconscio e scoprire il nervo scoperto, eppure sotto gli occhi di tutti, per spiegare da cosa sei fuori. E' talmente visibile, talmente avvolgente, che in molti neppure lo percepiscono. La Matrice è ovunque, si confonde con la realtà stessa, ed è proprio per questo che facciamo fatica a vederla. Siamo pesci smarriti nel grande acquario dei valori condivisi, io nuoto in mezzo a voi con le pinne sporche di fango, dichiarando di aver scoperto un nuovo elemento, il cui nome è "acqua". Come posso indicarvelo se ci sguazziamo dentro da mattina a sera?
Fosse almeno calda, quest'acqua, forse sarebbe più facile da scoprire.

L'uomo è la misura di tutte le cose.
Siamo tutti normali, moderati, a metà strada tra la miseria e la ricchezza. Se per mangiare spendiamo duecento euro al mese, allora chi ne spende mille è ricco e chi ne spende cento è povero. Se ci vestiamo con trenta euro al mese, chi veste usato è uno straccione e chi ne spende trecento un fighetto. Se andiamo in vacanza due volte l'anno, chi non ci va mai è uno sfigato e chi ci va tutti i weekend un benestante. Viviamo tutti nel nostro contesto, costruendo il concetto di "giusto avere" su misura per noi, inscatolati al centro della nostra realtà. Ce la costruiamo su misura, la realtà, collocando le pareti lì, a portata di mano, né troppo vicine, né troppo lontane, dove possiamo poterle toccare e trovare conforto da esse.
La Matrice è il contesto che rende vere le vostre affermazioni e false le mie. Fa di me il malato e voi i sani di mente. Fuori vale l'opposto. In quindici anni fuori dalla Matrice sono andato in vacanza tre volte, vestivo con venti euro l'anno. Viaggiavo in autostop, mangiavo con cento euro al mese, lavavo tutto a mano. E credevo pure d'essere normale, a metà strada tra i poveri, quelli che dormono per strada, e i ricchi, quelli che non comprano mai nulla di seconda mano. Vivevo nel mio contesto, ma era un contesto non condiviso, arido e solitario. Ecco cosa significa essere fuori dalla Matrice. Non implica uscire dal Sistema, né abbandonare la Società, ma vivere un contesto fuori moda. Una realtà minoritaria, uno schema di valori non condiviso, alimentato da una malattia che ti costringe a restare lontano dal branco, a prendere le distanze.
Per questo voglio tornare dentro la Matrice, per sconfiggere la malattia.
Poi, eventualmente, torno fuori. Ma da sano.

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