Pane e Fede

Giugno 2011

Se ci credi, è vero

Incidenti

I papaveri sono tornati a sfrecciare lungo i binari, coi loro profumi.
Non solo odori e fragranze, ma anche barbecue, panetterie, pizzerie, ristoranti e kebabbari. L'opulenza del cibo mi rimanda a mio nonno, reduce di El Alamein, seduto a tavola con la canottiera bianca, mentre lavora di cesello ad una buccia di formaggio.
- Tu non sai cos'è la Fame, Morfeo.

Se ripenso ai miei quindici anni fuori dalla Matrice, alle diete forzate, al compatimento degli amici, credo che mio nonno avesse ragione: ho tirato la cinghia, ma non ho mai conosciuto la fame.
Ho rubato qualche volta al supermercato, per tirare a campare, ma quella non era Fame, era scorrettezza. Ho preso una pizza lasciata sul piatto, mentre il resto della band aspettava fuori dal ristorante: prima mi hanno dato del pezzente, poi hanno chiesto se ne avanzava un po'. Ho preso una bistecca morsicata da un piatto abbandonato, scandalizzando i presenti. Sono sopravvissuto a Londra rubando dai frigoriferi comuni del campus, comprando solo acqua, noodles e sidro.
Ma nemmeno quella era Fame.

Ci sono stati gli episodi buffi, come i bicchieri di limoncello recuperati da un tavolo abbandonato, che i soliti borghesi avevano ordinato senza toccare. Quella volta un cameriere mi vide e per un attimo mi vergognai davvero. Cinque minuti più tardi, lo stesso cameriere, arrivò con quattro limoncelli offerti dalla casa, per premiare lo spirito di iniziativa. Ci fu il furto della grappa in autogrill, che infilai nella manica alzando le braccia mentre passavo il tornello. Era un trucco collaudato, ma quella volta l'allarme suonò lo stesso: io mi voltai verso la cassiera con espressione stupita, come a dire "perché suona se non ho preso niente?". La cassiera fece spallucce e lasciò perdere. Ci fu anche un cartone di latte nascosto sotto il carrello, per non pagarlo, tra gli sguardi perplessi delle persone in fila alla cassa. Se gli angeli custodi esistono fanno i camerieri, le cassiere, o si fanno semplicemente gli affari loro.
Credo di aver rubato solo per mangiare, improvvisando occasionalmente. Come la volta che pagai alla cassa ma, uscendo, incontrai un'amica che entrava a far la spesa, così mi offrii per accompagnarla. Tornato alla cassa feci esaminare le mie borse, esibendo regolare scontrino, con le tasche piene di salumi e formaggi.
Rammento anche un mars trovato per terra, avvolto dalle formiche, su un marciapiede londinese. Ricordo persino la sequenza dei pensieri: prendilo Morfeo, sono mesi che non mangi cioccolata. Ma è per terra, è pieno di formiche. Non è vero, le formiche sono tutte sulla parte morsicata, il resto è ricoperto dalla confezione; basta tagliare col coltello la parte sporca, adieu formiche, una sciacquata e via.
Quello fu il mars più buona della mia vita, ma non era Fame.

Eppure io credevo di averla fatta, la fame, in quel periodo. Nel '95 mangiavo con meno di 70.000 lire al mese, pari a circa 35 euro. Per dovere di cronaca, le settantamila coprivano solamente il costo della spesa al supermercato, visto che aprivo il frigorifero solo a colazione e cena. Il pranzo lo consumavo alla mensa universitaria, dove m'abbuffavo come un pascià con tremila lire.

Scontrino Se invece dovevo mangiare lontano dalla mensa, usavo la strategia Alimentari & Panchina: si compra un pezzo di pane, una mozzarella e una birra in un negozio di alimentari, poi si pranza sulla panchina del parco. Costo del pranzo: duemila delle vecchie lire, pari a circa un euro. I matriciali convinti potrebbero obiettare che questi sono i ricordi di un vecchio barbone, memorie dei tempi andati; che oggi giorno non sarebbe possibile, c'è la crisi, il carovita, la morsa dei prezzi post-euro. Invece no. Sarà merito dell'avvento dei discount, della spietata concorrenza, ma oggi mangiare al sacco con pochi euro è persino più facile e gustoso. L'ho fatto per un paio d'anni, quasi una volta a settimana, mentre lavoravo a Milano Turro. E parliamo del 2010, non preistoria.
Ma torniamo agli anni '90. Oltre alle settantamila della spesa, le cinquantamila della mensa, qualche pranzo Alimentari & Panchina, una birra per ballare e il vinello da Mirco Buso, con duecentomila lire al mese ci mangiavo tranquillo, e ci uscivo pure tutte le sere. Ho provato a replicare la strategia di recente, e devo dire che funziona ancora: con cento euro al mese campi e ti fai pure l'aperitivo in piazza, se ti porti il booze da casa.



Il problema è sempre quello: se mangi così sei fuori dalla Matrice. Nessuno ti crede se rifiuti una serata in pizzeria o non prendi niente al bar, per risparmiare. Non ci possono credere, perché la Realtà è un atto di Fede, non un valore oggettivo. I valori fondati sulla Fede sono tanti e importanti. Alimentazione, Religione, Scienza, Sport e Politica, per dirne alcuni. Sto parlando della Fede intesa come fiducia nella vita, fatalismo libertino, dogma spirituale e posizione ideologica. La Fede in tutti i sensi. La Fede governa qualsiasi decisione, per quanto essa possa apparire razionale. Ogni scelta è il risultato di un delicato sposalizio di desideri, emozioni, istinti e atti di Fede. Ho detto sposalizio, ma forse si dovrebbe dire "orgia razionalizzante". Idee e convinzioni nascono dall'amplesso di molte forze promiscue, ecco perché è così difficile trovarne le cause. La Fede è sempre presente, dirige l'orgia e partecipa al concepimento di ogni idea. Ciò è particolarmente vero nel caso di atei, credenti, politici e buongustai, tutti terribilmente simili tra loro quando si tratta di aver ragione con certezza assoluta.

Ecco perché stiano parlando di Pane e Fede. Pane nel senso di cibo, Fede nel senso di convinzione che la Realtà abbia una valenza oggettiva o persino assoluta. Per quando riguarda la Fede, il discorso sarà lungo e complicato. Per il Pane, invece, possiamo citare il Manuale di Uscita dalla Matrice, che a tal riguardo riporta:

Vitto

Tracciare su carta la piramide alimentare ottimale personalizzata (la più diffusa è: molta frutta e verdura, pochi carboidrati, qualche proteina e pochissimi dolci).
Elencare tutti e soli gli alimenti di proprio gusto che soddisfano la piramide alimentare. Selezionare poi, tra questi, quelli con un prezzo al chilo inferiore alla metà della propria paga netta oraria. Acquistare infine solo i prodotti così selezionati, in modo alterno, ma sempre in proporzione alla piramide alimentare.

Facciamo un esempio supponendo di guadagnare, in media, dieci euro netti l'ora. Dividendo a metà fanno cinque euro, quindi si dovrebbe comprare solamente ciò che costa meno di cinque euro al chilo, fermo restando il bisogno di coprire l'intera piramide alimentare. Ciò significa, ad esempio, rinunciare alla maggior parte dei formaggi, ad eccezione della ricotta, le sottilette e qualche mozzarella economica. Niente carne - a parte i wurstel - e niente pesce - a parte sgombri e alici in scatola. Dimenticarsi l'esistenza dell'olio d'oliva extra-vergine.
Tra il '95 e il '98, con questo criterio, la mia dieta contemplava per lo più patate, cipolle e carote: crude scottate, imburrate, lessate, bollite, gratinate, speziate, condite o nel sugo di pomodoro. Facevo il pane in casa, tanto il tempo non mancava, e sapevo farlo anche senza forno, direttamente in padella. E quando il pane è buono, fresco e profumato, si capisce quant'è bello vivere di pane ed acqua. I primi piatti erano, a rotazione: pasta al pomodoro, spaghetti aglio e olio, riso ai tre sapori (burro, pomodoro e salsa in stile libero, tipicamente maionese o ketchup avanzati dalla mensa). Di contorno frutta e verdura fresche, colte sugli argini o dagli alberi selvatici. Per le proteine una ricotta a settimana, quattro wurstel al mese e tanti legumi. Per cambiare sapore m'inventavo risotti, orzotti, minestrine di miglio, purea di ceci e insalate di finocchi, arance, semi di zucca. Non rinunciavo certo ai dolci: compravo i biscotti più economici sul mercato e li guarnivo con marmellate altrettanto economiche. A volte mi concedevo una colazione di lusso, con biscotti e cioccolata del discount. Il lusso stava nel rompere la cioccolata a pezzettoni grossi, usare i biscotti come pinza e intingere il cioccolato pinzato nel caffè latte. Una leccornia più squisita di qualunque dolciume approvato dalla Matrice. Tant'è vero che, a tutt'oggi, mi capita ancora di fare colazione così, se mi voglio coccolare.

Una volta avevo appena riempito il frigo, dai ripiani spiccavano in bella vista i miei quattro wurstel mensili. Mi stavo godendo quel panorama luculliano, la sventagliata di carne che mi avrebbe sfamato per un mese intero, quando venne a trovarmi un'amica. Si mangiò i miei quattro wurstel nel giro di dieci minuti, come spuntino pomeridiano. Poi disse:
- Morfeo, il tuo frigo piange. Da quant'è che non fai la spesa?
Eccola, la Matrice. Tu hai appena riempito il frigo e loro lo vedono vuoto. Depredano la tua dispensa ma lo fanno in buona Fede, perché nella loro Realtà quella non può essere la tua razione di carne mensile, è impossibile, è una bestemmia urlata in faccia alla loro visione del mondo. Un'offesa alla loro Fede Alimentare.

Questo resoconto è oggettivo, pertanto non è opinabile. Quello che invece è opinabile è la differenza tra "mangiar bene" e "mangiar male". Essendo una questione di Fede si potrebbero aprire dibattiti infiniti sull'argomento. Ognuno abbraccia la filosofia, corrente, tradizione, scienza o religione che sente più vera.

Pranzo al sacco Ti senti in colpa a mangiare carne? Ti vengono in mente gli allevamenti intensivi e i cadaveri nel frigo? Allora leggi articoli vegetariani e compri libri sul tema, finché trovi la dimostrazione scientifica che si vive meglio senza la carne. Così puoi affermare che l'impatto ambientale di un carnivoro è pari a quello di dieci vegetariani, che il rapporto di consumo vegetale-animale è di quindici ad uno, ovvero servono quindici chili di mangime per produrre un chilo di carne.
Oppure ... sei il tipo che gode solamente quando azzanni una poltiglia sanguinolenta, meglio se l'animale è morto soffrendo? Allora leggi articoli onnivori e compri libri sul tema, finché trovi la dimostrazione scientifica che si vive meglio con la carne. Così puoi affermare che tutti i sistemi agricoli producono un surplus di biomassa, e che mangiare il surplus è meglio che buttare il surplus. Oppure che il rapporto vegetale-animale è di uno ad uno, perché basta un chilo di piante - non commestibili all'uomo - per produrre un chilo di carne.

Idem con patate quando si discute di quantità, qualità e varietà. C'è chi pensa che una fetta di torta al mese sia poco, chi normale, chi troppo. Ci sono i benestanti che recitano "tu sei quello che mangi" o "la salute non ha prezzo". Ci sono i consumatori alternativi, che ti spiegano come i biscotti del discount siano gli stessi della bottega di lusso, stessi ingredienti, stesso produttore, persino stessa macchina e stesso operaio, cambia solo il prezzo.
Siamo tutti sicuri di qualcosa, eppure nessuno è d'accordo, anzi: non siamo nemmeno d'accordo sul fatto che non siamo d'accordo, perché in molti partono dal presupposto di aver ragione, quindi gli altri hanno torto, fine della discussione. Per loro non esistono conflitti, né disaccordi, ma solamente ignoranza. Credono in quel che sanno perché si documentano solo in quel che credono.

Fede - quanti libri hai letto, recentemente, che ti hanno dato torto dall'inizio alla fine?
Pane - cosa significa nutrirsi in modo normale, né da viziati né da morti di fame?
Matrice - scommetto che è esattamente il modo in cui mangi tu.

Nel duemila, dopo il fallimento della prima avventura fuori dalla Matrice, tornai a Padova con le orecchie basse e la coda tra le gambe. Neo e Trinity mi accolsero in stazione e mi portarono a casa loro, al numero quarantadue. Un edificio bianco in fondo alla strada, a pochi metri dai binari morti di un treno fantasma. Per ricambiare l'ospitalità mi offrii come ragazzo alla pari: lavavo, cucinavo, pulivo casa. Un giorno preparai delle zucchine in padella, con cipolla e un filo d'olio, rigorosamente di semi.
- Morfeo, cazzo fai?
- Che c'è Trinity?
- Hai usato l'olio di semi? Per le zucchine?
- Certo.
- Ecco, lo dicevo che non sapevi cucinare.
- Beh, veramente l'ho usato per rispetto.
- Rispetto?
- Io non compro quello d'oliva da anni, costa troppo. E usare il vostro, a vostre spese, mi sembrava un po' ... da scrocconi ... mi ospitate da due mesi, ormai.
- Non raccontare balle, Morfeo. Non sapevi che va usato quello d'oliva, punto e basta.
- Beh, io le mangio così da anni, non sono male, credimi ...
- Balle. Nessuno cuoce le zucchine nell'olio di semi, nemmeno i morti di fame ...

Secondo l'Oracolo la società umana è divisa in tre livelli. Al livello più basso troviamo i miserabili, che si vantano d'aver accesso ad una risorsa che non posseggono.
- La vedi questa bistecca? L'ho avuta gratis, ma non posso dirti come.
Al secondo livello troviamo il ceto medio, che si vanta disprezzando e selezionando.
- No, non ci vengo a pranzo lì: il posto è carino, ma le bistecche fanno schifo.
Al terzo livello ci stanno i ricchi, che si vantano di ciò che posseggono.
- La vedi questa bistecca? Viene direttamente dal mio allevamento.

Quand'ero cameriere ho imparato che al ristorante ci va soprattutto il ceto medio. Servendo ai tavoli ho visto cose che voi umani non potete, o meglio non volete, nemmeno immaginare. Ho visto clienti lamentarsi del prosciutto scadente e poi lodarne la qualità, dopo che il cuoco, di nascosto, aveva sistemato meglio le fette. Ho visto olive ascolane rotolare per terra, per essere poi raccolte e servite con una foglia d'insalata immacolata, che pur essendo l'unica parte sana del piatto, non veniva mai mangiata. Ma tutto questo andrà perduto, come le pagine non scritte di un romanzo incompiuto.

Scegliamo il cibo attraverso un atto di Fede, che è diverso per ciascuno di noi. Esistono centinaia di etichette per la Fede: scienza, medicina, omeopatia, consumo alternativo, misticismo e religione. C'è chi consulta le tabelle vitaminiche, chi va dal dietologo, chi regola i chakra, chi combatte il Ramadan a colpi di Quaresima, chi non mangia carne il venerdì, chi venera la mucca, chi rispetta gli animali ma intanto divora gli ortaggi vivi, gettandoli il sale nelle ferite aperte
Qualunque sia la nostra scelta pensiamo che si tratti di una Realtà assoluta e oggettiva. Noi abbiamo ragione, abbiamo letto i libri giusti, gli altri, invece, sono ignoranti. Poco conta se un esperimento mostra che le piante soffrono quanto gli animali, che la carne di maiale è più sana di quella mucca, che la vitamina C artificiale è meno dannosa di quella naturale. Una volta che abbiamo scelto una Fede Alimentare sarà molto difficile che qualcuno o qualcosa possa farci cambiare idea. Ci viene naturale compiere quest'atto di Fede perché ogni giorno compiamo un atto di Fede più importante, quasi totalizzante, nei confronti della Realtà stessa.

Morpheus al Tempio Sono gli atti di Fede, assieme alla scelta del Contesto, a definire la nostra Realtà. Abbiamo talmente Fede nel Contesto da trasformare - per mediazione alchemica - il soggettivo in oggettivo. Così edifichiamo un Tempio di certezze, le cui radici affondano nella Fede e le pietre d'angolo sono le fondamenta del Contesto. Nel Tempio mangiamo solo ciò in cui crediamo e crediamo solo in ciò che mangiamo. Non è un caso, quindi, che per uscire dalla Matrice occorre abbandonare il Tempio e imparare a digiunare. Almeno tre giorni consecutivi ad acqua, zucchero e limone, una volta all'anno. La cosa più bella, dopo il digiuno, è provare a mangiare un frutto, uno qualsiasi. Un orgasmo di sapori e odori vi esplode in bocca, il corpo trasalisce dal piacere, le membra gridano dalla gioia. L'ho provato molte volte, e ogni volta ho capito che mio nonno aveva davvero ragione.

Noi non conosciamo la Fame.