Il Tai Ji Quan del Wudang
Il Tai Ji Quan è un'arte marziale ereditata dalla cultura millenaria cinese, originaria della zona del
Wudang.
La disciplina aiuta a coltivare il benessere psico-fisico, raggiungere una maggiore consapevolezza del corpo ed annullare
lo stress. Favorisce inoltre il sistema
cardiovascolatorio.
Contrariamente all'immagine "artistica" del Tai Ji Quan,
diffusa specialmente in Italia, la disciplina è al tempo stesso un'arte marziale di
combattimento altamente raffinata.
Lo studio della disciplina è affrontabile ad ogni età.
Concetti fondamentali
Il Tai Ji Quan (Tai Chi Chuan nel vecchio sistema Wade) nasce come applicazione marziale della filosofia
taoista.
I principi astratti del taoismo vengono tradotti in posture, tecniche di movimento e tecniche di combattimento.
Il Tai Ji Quan rappresenta perciò l'applicazione nel campo marziale dei principi filosofici taoisti, affrontati dal
punto di vista delle discipline marziali
interne.
E' anche possibile pensare al Tai Ji Quan come all'applicazione ottimizzata dei principi della fisica al corpo umano.
L'energia cinetica insita in ciascun movimento assomiglia sincreticamente al concetto taoista di Qì:
in quasi tutte le tecniche vengono sfruttati principi della meccanica, come ad esempio la conservazione della quantità di moto,
del momento angolare, le forze di attrito statico e così via.
Con l'esercizio, l'acquisizione della morbidezza nei gesti e i giusti equilibri tra Yin e Yang l'allievo impara ad
ottimizzare il movimento del corpo, sfruttando l'energia unitaria che lo caratterizza e muovendosi come un'unica cosa.
In questo modo la forza portata da una sola mano diventa la forza inerziale di tutto il corpo.
Ogni movimento costa meno energia e ottiene maggiori risultati: sia esso il guidare un'autovettura o affrontare un combattimento.
E' per questo motivo che il Tai Ji Quan offre benifici soprattutto nella vita di tutti i giorni, aiutandoci a svolgere nel modo
migliore le normali attività quotidiane. Si potrebbe dire che la disciplina è fondata sulla qualità del movimento e non
sull'applicazione delle
tecniche marziali,
anche se esistono stili di Tai Ji Quan "applicato" che comprendono tecniche specifiche di combattimento.
La pratica del Tai Ji Quan si svolge ripetendo una serie di movimenti denominata
forma.
L'esecuzione della forma è lenta, si potrebbe dire "al rallentatore". Un tale esercizio educa il corpo lentamente
ma profondamente, ed è anche per questo che si parla di
arte interiore.
L'efficacia del Tai Ji Quan non stà nelle doti atletiche o nei muscoli, ma nella capacità di metabolizzare e
interiorizzare ciascun movimento.
Per questo motivo il Tai Ji Quan combatte l'ansia, lo stress e corregge le posture errate.
Ma al tempo stesso, se perseguito con dedizione, può diventare un'arte marziale altamente efficace. In sintesi
si potrebbe dire che comprendere il Tai Ji Quan significa imparare a "muoversi bene" e non tanto "quale mossa fare".
La filosofia Taoista
Secondo il taoismo la nascita dell'universo (cosmogonia) è dovuta alla frammentazione dell'Unità (il Tao).
E' sufficiente ammettere l'esistenza di un principio che permetta di separare l'Unità in due parti (il Tai Chi), per
ritrovarsi già con tre elementi: l'unità originale e le due parti. Iterando tale principio si ottiene la molteplicità
dell'universo, secondo il detto "da uno due, da due tre, da tre molti".
E' importante chiarire che stiamo parlando di una frammentazione operata più dall'uomo che dalla natura.
In natura tutto è unito, non esistono frammentazioni, poiché l'unica realtà assoluta è il Tao, che rappresenta
l'Unità originaria, il tutto, l'universo e tutto ciò che esso contiene (compresi i concetti astratti).
In natura non esiste differenza netta tra uomo e ambiente, o tra soggetto ed oggetto: è l'uomo ad inventare e introdurre
le categorie per descrivere il mondo in maniera più funzionale.
E' possibile riassumere molti dei principi della filosofia taoista facendo riferimento al simbolo del Tai Chi
(qui a destra) che noi italiani chiamiamo erroneamente Tao. Il significato del simbolo viene spesso frainteso: alcune persone
associano il bianco alla luce, il bene, il principio maschile ecc., e per contro associano il nero al buio, il male,
il principio femminile ecc.
Questo è sbagliato per vari motivi:
La comprensione dei veri principi del taoismo, rappresentati in modo sintetico ed efficace dal simbolo del Tai Chi, aiuta molto la pratica del Tai Ji Quan. Ogni movimento del corpo non deve mai essere né completamente Yang, né completamente Yin, ma contenere sempre un germe della forza opposta. Ciò permette al combattente di mutare posizione più velocemente di colui che assume "posizioni estreme", ed al tempo stesso ci espone meno al pericolo di essere bloccati dall'avversario in qualche leva o presa svantaggiosa.
Arti marziali esterne e interne
Le arti marziali orientali possono essere suddivise in due grandi categorie: arti marziali interne ed arti
marziali esterne.
In virtù dei principi del
taoismo
è bene precisare che si tratta di una suddivisione
fittizia, operata per comodità linguistica, poiché tutte le arti marziali sono in realtà un'unica cosa, che
può essere chiamata Gong Fu (Kung Fu nel vecchio sistema Wade) o più precisamente Wushu (in cinese) o Bujutsu (in giapponese).
Le arti marziali esterne sono ad esempio il Karate giapponese e lo Shaolinquan cinese.
Esse si basano sulla potenza muscolare, l'allenamento agonistico, lo sviluppo delle qualità atletiche, l'apprendimento di
tecniche
specifiche quali pugni, calci, spinte e leve. Colui che pratica un'arte
marziale esterna solitamente è in grado di difendersi efficaciemente già dopo 1-2 anni di addestramento, e può diventare
un ottimo combattente nel giro di pochi anni. L'efficacia della disciplina dipende sia dalla corretta esecuzione delle tecniche,
sia dal tono muscolare.
Un maestro che padroneggia la disciplina riuscirà quasi sempre a battere i suoi allievi, perché applica le tecniche in modo
più efficace, e continuerà a vincerli anche quando inizia ad invecchiare perdendo il vantaggio muscolare o atletico.
Quando però l'età avanzata rende difficoltosa l'applicazione della tecnica, allora il maestro potrebbe trovarsi in
difficoltà davanti ad un allievo meno preparato, ma più dotato dal punto di vista muscolare.
Le arti marziali interne sono ad esempio il Tai Ji Quan e il Ba Gua Zhang.
Esse si basano sull'armonia, la morbidezza e il perfezionamento di qualsiasi movimento del corpo.
Possono anche esistere delle
tecniche da applicare in combattimento,
ma solitamente queste sono poste in secondo piano rispetto allo sviluppo dell'energia vitale interna (il Qì o Chi).
La pratica degli stili interni punta a muovere il corpo come se fosse tutt'uno, senza occuparsi né di sviluppare il
tono muscolare, né la preparazione atletica, nè l'apprendimento di tecniche di combattimento.
Lo scopo è quello di compiere qualsiasi movimento, anche se non marziale, nel modo più efficace possibile, ovvero con
il minimo dispendio di energia e il massimo risultato. In tal modo, se dovesse capitare di dare un calcio
o un pugno, la sua forza dipenderà dall'energia interna e non dal tono muscolare.
Le arti interne lasciano spesso l'iniziativa all'avversario, per cui è molto pericoloso affrontare un combattimento
senza averle praticate a fondo. Di contro, un maestro di arti marziali interne sarà
sempre in grado di sconfiggere i suoi allievi, anche in veneranda età.
L'andamento dell'efficacia nel combattimento degli stili interni ed esterni, in funzione dell'età, è illustrato in modo
indicativo dal grafico qui a destra.
Alcune precisazioni:
Personamente spiego spesso la differenza tra i due stili con la seguente allegoria.
Consideriamo due politici che vogliono perfezionare la loro capacità di parlare al pubblico.
Il politico "esterno" potrebbe imparare nuove parole, come ad esempio
"demagogia", "dietrologia" o "deontologia". Una volta apprese le parole base egli potrebbe usarle per costruire frasi ad effetto
come ad esempio "riduzione della pressione fiscale", "i miei avversari fanno solo demagogia"
oppure "stiamo cercando convergenze ideologiche senza compromessi deontologici"
(le tecniche).
Il politico "interno" invece potrebbe frequentare un corso di dizione, per migliorare l'accento e la cadenza,
e poi tenere i discorsi a braccio, senza ricorrere ad alcuna tecnica dialettica specifica.
L'esempio dovrebbe spiegare perché gli stili esterni danno risultati immediati, mentre gli stili interni richiedono
pazienza, fede e molta costanza. Quando impariamo una parola nuova la nostra capacità di comunicare migliora all'istante,
mentre se ci affidiamo alla nostra dizione non possiamo permetterci di sbagliare nemmeno la pronuncia di una
consonante, altrimenti l'interno discorso perde efficacia.
Allo stesso modo, durante un combattimento tra un marzialista esterno e un marzialista interno, il secondo non può
permettersi errori, ovvero deve sempre restare morbido, sciolto e muoversi in modo unitario: un solo errore può significare
la sconfitta. I praticanti delle arti marziali interne possono affrontare il combattimento solamente
dopo molti anni di allenamento quodidiano, e solitamente dovrebbero accostare anche qualche tecnica alla capacità di muoversi
in modo unitario. D'altro canto lo studioso degli stili interni benificierà sin da subito degli
aspetti salutari della disciplina (come spiegato qui sotto)
e potrà applicare quanto imparato nella vita di tutti i giorni.
Salute e vitalità
Secondo il
taoismo
la vitalità di un essere umano è espressa dalla sua energia interiore, che viene detta Qì (Chi nel vecchio sistema Wade).
Vi sono vari modi di considerare quest'affermazione: chi predilige un approccio spirituale penserà al Qì come ad
un'entità più o meno mistica, qualcosa a metà tra l'esoterico e il magico, magari attingendo conoscenze dalla medicina
tradizionale cinese e dalle discipline ad essa collegate (reiki, agopuntura ecc.).
Altri potrebbero avere un approccio più scientifico, rilegare la medicina tradizionale al livello delle pseudo-scienze o
superstizioni, e pensare al Qì come ad un indicatore dello "stato di salute" dell'essere umano. Da questo punto di
vista il Qì indicherebbe la vitalità del corpo come il Dow Jones indica le attività in borsa, e potrebbe essere un
indicatore sintetico del livello di carboidrati, presenza di anticorpi, pressione del sangue, energia cinetica dei
muscoli, ore di sonno e assenza di malattie e infezioni.
Personalmente suggerisco di pensare al Qì come sincretismo di tutte le definizioni possibili, senza
perdere tempo a discutere se esiste o cos'è, ma concentrandosi sulla bontà del Qì come modello per descrivere
sia la
salute
dell'essere umano, sia l'efficacia di un colpo durante un combattimento.
Il Tai Ji Quan insegna che il Qì va coltivato, non disperso. Ciò si ottiene seguendo alcuni principi generali:
La pratica costante del Tai Ji Quan non affatica, fortifica la salute, protegge dalle malattie e allunga la vita poiché
tiene conto di tutti questi principi.
Il Tai Ji Quan si pratica preferibilmente la mattina, esige gesti circolari e morbidi, evita i movimenti spigolosi,
rigidi o comunque "a vuoto". La disciplina insegna a mettere forza solo quando serve, evitando gli sprechi: la maggior
parte dei movimenti sono morbidi e rilassati, i muscoli si contraggono per brevissimi istanti, solamente un attimo
prima di sferrare il colpo all'avversario. Se l'avversario applica una forza, il Tai Ji Quan insegna a reagire
con la morbidezza, principio che potrebbe essere applicato in tutti gli aspetti della vita quotidiana.
Gli esercizi si basano sulla continua alternanza di Yin (scioltezza) e Yang (forza), sviluppando la consapevolezza del
proprio corpo e la capacità di rilassarlo e contrarlo in modo adeguato, correggendo la tendenza a contrarre i muscoli
in maniera involontaria, specialmente a causa dello stress o dell'ansia.
Occorre precisare gli effetti benifici del Tai Ji Quan nascono dalla pratica della disciplina,
e non dalla sua conoscenza.
Personalmente pratico il Tai Ji Quan da circa 10 anni, durante questo periodo ho alternato momenti di esercizio frequente
con momenti di scarso esercizio (per motivi professionali e/o familiari). Durante i periodi di esercizio frequente, diciamo
quasi un'ora tutti i giorni, non mi è mai capitato di ammalarmi, ero sempre carico di energia e avevo risolto tutti i
tipici problemi dovuti allo stress delle vita moderna. Durante i periodi di scarso esercizio (solamente 1-2 ore alla settimana),
sia come principiante che come maestro, mi sono ritrovato più debole e di salute più cagionevole.
Per ottenere dei benifici quotidiani e duraturi è quindi preferibile scegliere uno stile di vita che permetta di praticare il
Tai Ji Quan almeno mezz'ora al giorno. In breve: più lo si pratica, meno ci si affatica nel praticarlo.
Forma 108
La pratica del Tai Ji Quan si esegue per mezzo di un esercizio detto forma.
La forma è una serie di movimenti eseguiti molto lentamente, cercando di applicare tutti i principi del
taoismo
che abbiamo già discusso: morbidezza dei gesti, alternanza tra Yin e Yang, cura dei dettagli.
Esistono diversi stili di Tai Ji Quan, ed ogni stile propone un'esecuzione della forma leggermente diversa:
alcune forme sono più lunghe, altre più brevi.
Citando le parole del maestro
Xu Xin,
esiste uno stile di arte marziale per ogni praticante della disciplina. Ogni persona, nel praticare una
qualsiasi arte, crea il proprio stile personale. Secondo il maestro Xu Xin gli stili di Tai Ji Quan
più diffusi al mondo sono semplicementi gli stili personali dei maestri che hanno avuto più seguaci.
In virtù dei principi del taoismo è quindi controproducente dividere il Tai Ji Quan in tanti stili diversi,
poiché ciò va contro la ricerca dell'Unità che sta alla base della filosofia taoista. Occorre invece cercare
le somiglianze tra i vari stili e cercare di recuperare lo "stile originale", che rappresenta la radice
dell'albero o la sorgente del fiume, prima della differenziazione nei vari stili.
Per questo motivo il maestro Xu Xin, come il suo maestro, non ha mai voluto dare un nome allo stile da lui insegnato,
che viene chiamato generalmente "Tai Ji Quan del Wudang" o "Stile 108", nome che viene riconosciuto da un po' tutti gli
stili più diffusi.
L'esecuzione della forma rappresenta lo strumento per raggiungere l'unità, e non lo scopo dell'esercizio.
Ciò a volte rende difficoltoso l'apprendimento della disciplina a noi occidentali, che vogliamo sempre dare un nome alle nostre
conoscenze e diamo più valore alla certificazione dell'esperienza che all'esperienza stessa. Non è poi così importante ricordare
con esattezza la sequenza dei movimenti, nè il nome degli stessi: è molto più importante eseguire bene i movimenti, in modo
unitario, rispettando i
principi
fondamentali del Tai Ji Quan. Certo, è utile imparare la sequenza della forma finché si è principianti o dilettanti,
per eseguire l'intero esercizio senza dubbi e senza esitazioni. Ma una volta che la nostra concentrazione si sposta sulla
qualità dei movimenti e si allontana della memorizzazione della forma, la sequenza dettata dalla forma
diventa meno importante, e l'esercizio potrebbe quasi diventare un esercizio libero, dove il praticante inventa
sia la sequenza dei movimenti, sia i movimenti stessi (ovviamente ciò avviene solo dopo molti anni).
Per questo motivo non è facile apprendere il Tai Ji Quan per mezzo di libri, fotografie o filmati.
Tale approccio didattico finisce spesso con l'enfatizzare i nomi dei movimenti della forma, descritti con storie e nomi suggestivi,
spingendo il praticante a credere che la forma sia lo scopo ultimo del Tai Ji Quan, anziché uno strumento per raggiungere
il movimento unitario.
Oppure si impara l'intera sequenza dei movimenti, in modo apparentemente corretto,
ma essa viene eseguita a scatti, in modo spigoloso e totalmente privo di unità.
A tal proposito è utile ricordare che in Cina la forma del Tai Ji Quan viene insegnata tutta, sin dal primo giorno,
nell'interezza dei suoi 108 movimenti. Anche se gli allievi impiegano anni per orientarsi nella selva di movimenti,
il vantaggio è che l'apprendimento cresce in modo unitario, senza frammentazioni schematiche o "moduli didattici".
Al contrario, in occidente la forma viene insegnata un movimento alla volta, separando e dividendo l'unità originale e
quindi contraddicendo i principi fondamentali della disciplina.
Si tratta di un saggio compromesso, poiché sarebbe errato imporre la modalità d'apprendimento
della cultura orientale a noi occidentali, ma è utile avere almeno un'idea di come andrebbe imparato il Tai Ji Quan,
perché avvicinarsi al taoismo significa comprenderne anche l'approccio didattico.
Un altro modo di spiegare l'utilità della forma può essere quello di ricorrere all'allegoria vista sopra, che paragonava
lo studio del Tai Ji Quan al miglioramento delle arti oratorie mediante un corso di dizione.
In quest'esempio i 108 movimenti della forma corrispondono alle 26 lettere dell'alfabeto, imparare un movimento
corrisponde a migliorare la pronuncia di una vocale o consonante. Una volta imparata la corretta pronuncia
dell'alfabeto, il praticante applicherà quanto appreso in modo libero, componendo parole e frasi in base alle
sue esigenze, e potrà dimentare la sequenza delle lettere nell'alfabeto. Allo stesso modo, una volta sviluppata la
capacità di muoversi in modo corretto, il praticante del Tai Ji Quan potrà man mano dimenticare la forma, per imparare
ad applicare il movimento unitario in ogni pratica quotidiana, sia essa un lavoro manuale o un combattimento sul ring.
Principi del Tai Ji Quan
I principi fondamentali del Tai Ji Quan vanno tenuti a mente sia durante l'esercizio della
forma, sia al momento di applicare le eventuali
tecniche, che nel caso delle arti marziali
interne sono dette anche applicazioni.
I principi sono:
L'enunciazione di questi principi dovrebbe chiarire perché è estremamente difficile raggiungere un'elevata efficacia nel
combattimento per mezzo del Tai Ji Quan. La disciplina lascia l'iniziativa all'avversario, permettendogli di attaccarre e
invitando l'avversario ad entrare in contatto, allo scopo di aspettare il momento buono per trovarlo in posizione svantaggiosa
e sferrare il colpo. Un maestro di Tai Ji Quan attaccherà una volta sola durante l'incontro, e lo farà solamente quando sarà
sicuro di sconfiggere l'avversario in un solo movimento. Per tutto il resto del combattimento resterà in difesa, rischiando
continuamente di sbagliare una manovra evasiva e quindi subire l'attacco dell'avversario.
Si potrebbe dire, indicativamente, che prima di affrontare un vero combattimento occorre praticare il Tai Ji Quan per almeno
5-10 anni, allenandosi tutti i giorni. Fortunamente questo non è un difetto, perché, come abbiamo già visto, la pratica del
Tai Ji Quan offre vantaggi immediati per la
salute,
risultando utile sin da subito anche per chi non mira a raggiungere la padronanza necessaria per combattere.
Importante: anche chi pratica il Tai Ji Quan solamente come ginnastica salutare dovrebbe sempre e comunque
allenarsi rispettando i principi del combattimento marziale. I benefici salutari del Tai Ji Quan sono infatti conseguenza
dell'applicazione di tali principi, per cui non serve a molto praticare la disciplina in modo "blando" e "moderato"
(come purtroppo avviene spesso in occidente).
Tecniche marziali
A volte è difficile capire come la pratica del Tai Ji Quan possa avere un'applicazione marziale. Ciò avviene perché
spesso confondiamo le parole arte marziale con tecnica marziale, reputandole a torto sinomimi.
Vediamo qual è la differenza.
Una tecnica solitamente si può imparare in pochi minuti, e può essere applicata con
successo dopo poche ore di allenamento. Ciò non significa che chiunque può applicare la tecnica con lo stessa efficacia.
Un esperto che avrà raggiunto la padronanza della tecnica riuscirà ad applicarla in qualsiasi frangente,
senza sbagliare mai, in modo rapido e sicuro. Un dilettante ci riuscirà solamente quando l'avversario è meno preparato,
e comunque non in tutte le situazioni.
Un esempio nella vita di tutti i giorni è quello del bambino che impara a usare coltello e forchetta. Finché proverà a
tagliare tenendo la forchetta nella destra (se non è mancino) farà fatica e non raggiungerà lo scopo. Basterà spiegargli di
passare la forchetta nella sinistra e il coltello nella destra (ecco quindi la tecnica) e il bambino riuscirà
quasi subito, entro pochi giorni o settimane, a benificiare di quanto imparato.
Le arti marziali di maggior successo sono quelle che offrono tecniche la cui applicazione è pressoché immediata,
tipicamente queste sono le arti marziali
esterne (ma non sempre).
Il praticamente impara dopo poche lezioni a colpire i punti deboli, a mettere l'avversario in leva svantaggiosa,
a liberarsi da una presa, a cadere senza farsi male ecc.
La studio di un'arte marziale può essere svolto con o senza tecniche. Imparare un'arte marziale senza studiare le tecniche è
un po' come imparare ad andare in bicicletta. Non basta capire che occorre "tenere dritto il manubrio e pedalare".
Occorre provare, provare e riprovare ancora. Ma una volta imparato possiamo
cambiare bicicletta, passare dalla bicicletta al motorino o addirittura alla moto. A quel punto, una volta
raggiunta la capacità di muoverci in un modo nuovo, potremo dedicarci allo studio delle tecniche
e quindi imparare i "trucchi del mestiere".
Il Tai Ji Quan può essere imparato con o senza tecniche, che
in questo caso sono dette applicazioni. Se le applicazioni vengono apprese mentre si impara la
forma il praticante migliorerà subito la capacità
di combattimento, ma impiegherà più tempo per imparare a muoversi in modo unitario, per cui l'applicazione delle tecniche
rimarrà più "esterna" e raramente nascerà dall'energia interna.
Al contrario, se il Tai Ji Quan viene praticato in modo "puro", ovvero senza spiegare le applicazioni, il praticante
lavorerà maggiormente sul movimento unitario e otterrà più benefici salutari, ma all'inizio non sarà in grado di combattere.
Se in un secondo tempo egli volesse anche imparare a combattere, il praticante del Tai Ji Quan "puro" dovrà imparare le tecniche
(cosa che solitamente richiede poche settimane o mesi), ma sarà quasi subito in grado di applicarle usando l'energia
interna, in maniera efficace e indipendente dalla preparazione atletica.
Entrambi gli approcci sono validi e corretti, è compito della singola persona trovare la strada più congeniale, sulla base
delle proprie esigenze, in modo da scegliere il modo più soddisfacente di apprendere il Tai Ji Quan.