Adriani home page

Definizione di denaro

Novembre, 2021

Premessa

Per quanto possiamo essere non materialisti, anticonformisti o poco interessati alle leggi dell'economia, il denaro è giocoforza uno degli aspetti più importanti della nostra vita. Persino chi sceglie di vivere come barbone deve rapportarsi col denaro, quando chiede la carità o quando non riesce a procurarsi il cibo. Esistono stili di vita alternativi, che sfruttano le sinergie di piccole comunità, lo scambio di favori online, o mille altre strategie per vivere senza il posto fisso, ma prima o poi dobbiamo fare i conti con il denaro: se vogliamo accedere ad un bene o servizio che non è disponibile all'interno della nostra nicchia, come ad esempio acquistare una casa o pagare una bolletta, dobbiamo quasi sempre ricorrere al denaro.

Molte persone (come il sottoscritto) tendono a negare l'importanza del denaro per dedicarsi a questioni più raffinate come la scienza, l'arte o la spiritualità. L'unica conseguenza di questo approccio è spesso la mancanza del tempo che vorremmo dedicare alle nostre attività preferite: se sottovalutiamo l'importanza del denaro, rischiamo di sottovalutare anche l'equivalenza tra denaro, tempo ed energia. La mancata comprensione di questa relazione conduce spesso alla loro mancanza. Ciò potrebbe spiegare perché le persone che si dedicano agli ideali più nobili si ritrovino spesso a vivere in povertà, ad avere poco tempo libero o poche energie: prima comprendiamo cos'è il denaro, prima possiamo riorganizzare le priorità della nostra esistenza.

Contenuti

Mezzi di scambio

Prima di dare una definizione formale di denaro, introduciamo il concetto di mezzo di scambio o mezzo di pagamento. Ma prima ancora di dire cos'è un mezzo di scambio, dobbiamo essere sicuri di attribuire lo stesso significato alla “trasmissione di valore”.

Esempio: un contadino vorrebbe che Tizio si occupasse del suo orto. Tizio, in cambio di questo servizio, chiede di poter tener per sé un decimo del raccolto. Ciò significa che il contadino attribuisce valore al lavoro di Tizio e Tizio attribuisce valore ai prodotti dell'orto. In questo caso non c'è bisogno di alcun mezzo di scambio, perché i due attori riescono a scambiarsi valore - nel tempo e nello spazio – attraverso un semplice accordo (in questo caso: il baratto).

Nell'esempio qui sopra il significato di valore dovrebbe essere immediato. Meno immediato è l'aspetto di trasmissione dello stesso attraverso lo spazio e il tempo. Nell'esempio appena visto abbiamo due tipi di trasmissione di valore:

  • Trasmissione nello spazio: il valore attribuito al raccolto viene spostato nello spazio, perché Tizio è autorizzato a raccogliere dall'orto un decimo dei prodotti e portarli a casa sua
  • Trasmissione nel tempo: il valore attribuito al lavoro di Tizio viene spostato nel tempo, perché Tizio accumula valore occupandosi dell'orto per diversi mesi, per poi riscattare tale valore nel futuro (al momento del raccolto)

In questo caso, anche se non siamo davanti ad uno scambio diretto (come avviene nel semplice baratto) abbiamo comunque una specie di doppia coincidenza di bisogni e desideri, ovvero: il bisogno del contadino (far produrre il proprio orto) coincide con la volontà di Tizio di lavorare, e il bisogno di cibo di Tizio (ottenere cibo) coincide con la volontà del contadino di cedere una parte del raccolto. A rigore si tratta di una coincidenza differita nel tempo e nello spazio, ma essa riesce ugualmente ad essere soddisfatta senza l'introduzione di un mezzo di scambio. Quindi possiamo considerarla - in senso lato - una doppia coincidenza di bisogni e desideri.

Le cose diventano più complicate quando tale coincidenza viene a mancare: se Tizio desidera del valore offerto da Caio, ma Caio non attribuisce alcun valore ai beni/servizi offerti da Tizio, allora diventa difficile trovare un accordo. Uno dei modi più naturali di risolvere il problema consiste nell'accettare – di comune accordo – un mezzo di scambio.

Un mezzo di scambio è un qualsiasi sistema che permette a due attori (nel caso più semplice due persone) di scambiare valore attraverso il tempo e lo spazio, utilizzando il mezzo come intermediario. I primi mezzi di scambio usati dagli esseri umani furono materiali naturalmente scarsi, come conchiglie rare, perline colorate, pietre preziose, oro e argento. L'utilizzo di un mezzo di scambio permette di rivolgersi a chiunque attribuisca valore ai nostri beni o servizi, cederli in cambio del mezzo di scambio, e poi recarsi da una terza persona per ottenere ciò che vogliamo, "pagandolo" con un certo numero di unità del mezzo di scambio. In questo modo è possibile scambiare valore anche là dove non vi è coincidenza di bisogni e desideri.

Riassumendo, affinché un bene possa considerato un mezzo di scambio, deve soddisfare tre caratteristiche di natura fisica:

  • Essere trasmissibile attraverso lo spazio
  • Essere trasmissibile attraverso il tempo
  • Essere scalabile in quantità adatte all'uso

Le prime due qualità sono facili da capire. Se un oggetto non può essere spostato nello spazio, risulta scomodo come mezzo di scambio (esempio: una casa). Anche un oggetto deperibile nel tempo risulta sconveniente, perché potrebbe non durare abbastanza (esempio: se mi faccio pagare con mille mele, dovrei spenderle o mangiarle prima che esse marciscano). La terza qualità è più difficile da esprimere in termini rigorosi, perché si basa su un aspetto pratico: il fattore di scala. E' uno di quei problemi che assomiglia al concetto di quantizzazione, o più semplicemente al concetto di unità di misura.

Esempio: consideriamo una società rurale che adottati le pecore come mezzo di scambio. In questo contesto le pecore soddisfano sia la trasmissibilità nello spazio che nel tempo, perché sono facilmente trasportabili e hanno un'aspettativa di vita adeguata ai ritmi rurali. Ciò permette di scambiare un appezzamento di terra in cambio di un certo numero di pecore, ma non permette di commerciare una singola mela, in quanto di valore inferiore a quello di una pecora. In questo caso diciamo che il fattore di scala associato ad una pecora non è adatto ad esprimere il valore di una mela.

Si capisce subito che è difficile, se non impossibile, trovare qualcosa che abbia un fattore di scala tale da permettere lo scambio di qualsiasi bene o servizio. Usare le mele può andare bene per commerciare un tessuto, ma non per acquistare una casa. E' per questo motivo che sin dai tempi antichi le economie hanno spesso utilizzato dei sistemi misti, dove venivano usati contemporaneamente mezzi di scambio diversi. Ad esempio, era frequente usare orzo o grano per scambi di piccole quantità ma ricorrere allo scambio di buoi, pecore, oro e argento per commerci di maggiori entità. La convivenza di diversi mezzi di scambio non significa che essi siano equivalenti, anzi: tale convivenza può essere analizzata proprio per capire quale, tra i diversi mezzi di scambio accettati contemporaneamente da una società, sia quello privilegiato o ufficiale.

Esempio: i romani prezzavano spesso i beni in buoi o in pecore, ma al momento dello scambio il valore in bestiame veniva convertito in oro, argento, rame o bronzo. Quello che veniva effettivamente scambiato, dopo le adeguate conversioni, era un certo peso di metallo prezioso (quasi sempre oro o argento). E' quindi lecito assumere che in quel contesto storico i mezzi di scambio effettivi fossero oro e argento, mentre buoi e pecore erano usati solo come unità di conto.

L'esempio qui sopra spiega perché i metalli preziosi assolvono da sempre a tutte e tre i requisiti espressi sopra. Sono facilmente trasportabili, si conservano nel tempo e possono essere utilizzati in scale diverse: grammi, once, chili o lingotti. Ciò suggerisce che essere un buon mezzo di scambio sia soprattutto conseguenza del fatto che il mezzo soddisfi dei requisiti chimico-fisici oggettivi, che non dipendono della convenzioni sociali o dalle normative vigenti.

In realtà, come vedremo tra poco, affinché un bene venga assunto come mezzo di scambio è necessaria anche una componente sociale, ovvero soggettiva.

Oggettivo o soggettivo?

Vediamo in che modo gli usi e costumi di una società, ovvero gli aspetti soggettivi, possono influenzare la proprietà “essere un mezzo di scambio”.

Esempio: l'oro ha tutte le caratteristiche per essere un buon mezzo di scambio, e difatti ha assolto tale funzione per secoli. Oggigiorno però nessuno acquista beni o servizi pagandoli in oro, quindi di fatto l'oro non viene più usato come mezzo di scambio. In questo caso diciamo che l'oro avrebbe le caratteristiche oggettive per essere un mezzo di scambio (proprietà fisiche del mezzo) ma non è utilizzato in tal modo (consuetudini soggettive della società).

Esempio: il gas elio soddisfa i requisiti per essere un buon mezzo di scambio, perché è trasportabile, non deperisce nel tempo e può essere scalare in qualsiasi quantità. Considerata però l'ovvia scomodità nel maneggiarlo, conservarlo e trasportarlo, è piuttosto improbabile (ma non impossibile) che in futuro venga scelto come mezzo di pagamento. Anche in questo caso il gas elio ha le caratteristiche oggettive del mezzo di scambio, ma non quelle soggettive.

Soldi

Questi esempi suggeriscono che affinché un bene sia un mezzo di scambio non basta che soddisfi le caratteristiche chimico-fisiche elencate sopra (invarianza nello spazio, invarianza nel tempo, buon fattore di scala) ma occorre anche che venga usato come tale. Quest'ultimo fattore dipende dagli usi e costumi della società. Infatti, nel corso dei secoli, civiltà diverse hanno utilizzato mezzi di scambio diversi, anche se i beni a loro disposizione erano più o meno simili: c'è chi ha scelto l'oro, chi le conchiglie, chi le perline. E' però doveroso osservare che le scelte operate dalle diverse civiltà non furono del tutto convenzionali, perché vennero influenzate anche da fattori geografici, indipendenti dalla cultura locale e quindi oggettivi.

Esempio: l'adozione delle perline da parte di alcuni popoli africani è attribuita al fatto che le perline di vetro erano piuttosto rare in quel contesto storico. Durante il colonialismo i popoli europei avevano già imparato a produrre le perline artificialmente, e ciò permise ai colonizzatori di commerciare (sarebbe meglio dire depredare) in modo vantaggioso. Allo stesso modo, la conchiglia Monetaria moneta era diffusa principalmente nelle acque tropicali, soprattutto Africa orientale e meridionale, ed è quindi naturale che sia stata adottata come mezzo di scambio da quelle popolazioni, ma non dagli eschimesi.

Queste considerazioni suggeriscono che, tra tutti i materiali oggettivamente candidati a diventare mezzo di scambio, una civiltà tende a selezionare uno tra quelli più comodo, che sia disponibile ma al tempo stesso piuttosto scarso. Questa regola vale per quasi tutti i mezzi di scambio utilizzati nel corso della storia (oro, argento, buoi, pecore, grano, orzo, perline ecc.) a parte rarissime eccezioni (le conchiglie). Possiamo perciò dire che, affinché sia adottato come mezzo di scambio, un materiale deve soddisfare soprattutto dei requisiti oggettivi, ovvero:

  • Portabilità: trasmissibile attraverso lo spazio
  • Durevolezza: trasmissibile attraverso il tempo
  • Divisibilità: scalabile in quantità ragionevoli
  • Scarsità: disponibile nel contesto storico e sociale (ma non troppo)

Là dove una civiltà può scegliere tra diversi beni che soddisfano tutti questi requisti, entra in gioco la componente sociale. In altre parole, oltre ad essere oggettivamente un buon mezzo di scambio, un bene ma deve anche avere la “fortuna” di essere scelto dai soggetti che compongono la società. Ne segue che la componente sociale (soggettiva e convenzionale) ha l'ultima parola nel processo di selezione, per cui non è facile prevedere in modo "scientifico" quale materiale verrà scelto come mezzo di scambio da una società. E' però possibile identificare oggettivamente la maggior parte dei materiali adatti a questo ruolo, inserendoli all'interno di una rosa di candidati. A questo punto la palla passa alla società stessa, che in qualche modo seleziona uno dei candidati come mezzo di scambio.

Per quanto detto, affinché un materiale sia scelto come mezzo di scambio, è conveniente che esso soddisfi anche alcuni requisiti soggettivi, che in genere dipendono dal periodo storico e dalle tecnologie disponibili 1:

  • Praticità: comodo da maneggiare
  • Verificabilità: difficile da contraffare
  • Fiducia: chi lo accetta come pagamento deve sapere di poterlo spendere a sua volta

Tirando le somme, la proprietà di essere un buon mezzo di scambio sembra avere per lo più natura oggettiva.
La componente soggettiva è necessaria ma un po' meno importante, perché entra in gioco solo nella fase di selezione di una rosa di candidati, scelti in virtù di caratteristiche oggettive. In altre parole, la componente soggettiva è in qualche modo "subordinata" a quella oggettiva.

Qualcuno potrebbe obiettare che il valore di un mezzo di scambio è meramente convenzionale, e quindi si può dire altrettanto di oro, argento e banconote. Da questo punto di vista qualsiasi mezzo di scambio assumerebbe valore solo in virtù delle convenzioni umane, quindi non avrebbe alcun valore oggettivo. Questo è vero, ma qui non stiamo discutendo di valore, ma solo della definizione di mezzo di scambio. Le proprietà che abbiamo discusso finora sono empiriche, ovvero forniscono dei criteri che permettono di decidere se un particolare bene è o non è utilizzato come mezzo di scambio in un preciso contesto storico e culturale, ignorando completamente la questione del suo valore.

Esempio: durante le guerre del XX° secolo era normale che i soldati utilizzassero le sigarette come mezzo di scambio. Tale mezzo era accettato come pagamento solo in alcuni precisi contesti (la trincea, la linea del fronte, l'ospedale da campo ecc.) ma era comunque un sistema di scambio. Allo stesso modo, se dei bambini concordano nell'accettare le figurine come mezzo di scambio, esse sono a tutti gli effetti un mezzo di scambio in quel contesto. Questo è vero perché sia le sigarette che le figurine soddisfano i requisti della definizione formale (spazio, tempo, scala, adozione ecc.), proprietà che sono indipendenti dal valore che il resto della società attribuisce a quel mezzo.

In conclusione, la definizione di mezzo di scambio ha sia una componente oggettiva che soggettiva. La componente oggettiva rappresenta la condizione necessaria affinché il bene possa essere scelto come mezzo di scambio, mentre la condizione soggettiva indica che quel bene è stato effettivamente scelto dalla società stessa.

Esempio: il tarassaco e il buon enrico sono piante commestibili e nutrienti, quindi sono oggettivamente candidate ad essere consumate (condizione necessaria) ma non vengono vendute nei supermercati. Al contrario, lattuga e radicchio, oltre a soddisfare la condizione necessaria, sono state scelte per finire sul bancone del supermercato, perché soddisfano anche la condizione soggettiva.

Cos'è il denaro?

Una volta chiarito il concetto di mezzo di scambio, possiamo finalmente spiegare cos'è il denaro. Una delle definizioni più ricorrenti è la seguente:

  1. Mezzo di scambio
  2. Riserva di valore
  3. Unità di conto

Come abbiamo visto, il primo requisito ha una forte componente oggettiva, in quanto deducibile dalle caratteristiche chimico-fisiche del mezzo stesso. Il concetto di riserva di valore è invece tipicamente soggettivo, perché dipende dalle convenzioni sociali del contesto in cui viene utilizzato il denaro. Infatti, anche se la durata nel tempo di un mezzo di scambio è garantita dalla proprietà chimico-fisiche del mezzo, non è affatto detto che una data società continui ad attribuire valore a tale mezzo su lungo termine.

Esempio: l'oro è un'ottima riserva di valore, perché è suscettibile a pochissima ossidazione, per cui può essere conservato per anni o secoli senza deteriorarsi. Ma se in futuro venisse introdotta una tecnologia in grado di produrre oro artificiale a basso prezzo, il suo valore commerciale potrebbe diminuire notevolmente. In questo caso l'oro perderebbe quasi sicuramente la sua funzione di riserva di valore, nonostante le sue proprietà chimico-fisiche siano rimaste inalterate.

Una riserva di valore è una qualsiasi entità a cui la società attribuisce valore attraverso il tempo. Da questo punto di vista edifici e diamanti sono riserve di valore, perché permettono di trasmettere valore attraverso il tempo. Ovviamente, affinché un bene sia scelto come riserva di valore, deve godere anche delle adeguate proprietà oggettive, in primis non essere deperibile nel tempo. Ma, a differenza dei mezzi di scambio, dal punto di vista pratico queste proprietà possono essere assunte implicitamente. Infatti nel mondo abbondano materiali non deperibili nel tempo, quali ad esempio acciaio, platino, zinco o persino i sassi. A fronte di una tale abbondanza di candidati oggettivamente non deperibili, la componente oggettiva diventa trascurabile rispetto a quella soggettiva. In altre parole, il fatto di essere considerato riserva di valore dipende quasi esclusivamente dalla consuetudini culturali di una particolare società, ovvero dalla scala di valori delle persone che la compongono. Non avrebbe senso dire che tutte le rocce sono candidate a diventare riserva di valore solo perché possono conservarsi immutate nel corso dei secoli. E' molto più pratico dire che la stele di Rosetta ha un enorme valore perché la società umana la reputa importante dal punto di vista storico.

Soldi

Il concetto di unità di conto è il più semplice da capire, e significa che il denaro viene usato per "misurare" il valore degli altri beni o servizi. Se una società utilizza diversi mezzi di scambio, senza sceglierne uno come unità di conto, si ritrovata a misurare il valore in modo ambiguo, ovvero a "prezzare" i beni materiali in modo poco pratico.

Esempio: una società che utilizzi come mezzi di scambio sia il grano che le pecore e l'oro potrebbe esprimere i prezzi in questo modo: quella capanna vale cento pecore, questa vanga mi è costata due sacchi di grano, la mia spada vale tre grammi d'oro. Se questa società assumesse il grano come unità di conto, tutti i prezzi verrebbero espressi in sacchi di grano: le operazioni di conto, così come i bilanci, sarebbero molto più semplici.

La proprietà dell'essere unità di conto è in parte oggettiva, perché il bene deve essere facilmente divisibile. Ad esempio, le pecore non sono una buona unità di conto per commerci di piccola entità, perché non tutti accetterebbero come pagamento mezza pecora. Al contrario, grano e oro sono oggettivamente più indicati a diventare unità di conto, perché è molto più facile misurare il valore di un bene in grammi d'oro (o in chicchi di grano).

L'essere unità di conto ha anche una componente soggettiva, perché dipende dalla volatilità del mezzo di scambio: se il valore del mezzo oscilla troppo spesso e con troppa ampiezza sul breve periodo, risulta scomodo usarlo per dare un prezzo alle cose. Dal punto di vista statistico si potrebbe dire che essere riserva di valore significa che il valore medio del mezzo di scambio deve essere più o meno costante su lungo periodo (o al più aumentare), mentre essere unità di conto significa che la dispersione statistica del suo valore (ad esempio: la misura della varianza) è piccola – almeno su breve periodo - rispetto al suo valore medio.

Se una società adotta diversi mezzi di scambio, può essere difficile che un singolo mezzo di scambio riesca a imporsi spontaneamente come unità di conto. Ciò va a rallentare lo sviluppo stesso della società, perché complica i bilanci rendondo più difficile pianificare le attività di un'impresa.

Esempio: nella cultura Egea del XV sec. a.C. venivano usate delle "unità fiscali composite", che descrivevano le proporzioni fisiche fisse tra beni diversi (esempio: una pecora vale 10 galline, una gallina vale 20 uova ecc.). Ovviamente questo sistema rendeva piuttosto complicate le transazioni. E' interessante osservare che in un certo senso questo accade tutt'ora su scala mondiale, perché la società attuale ha bisogno di decine di tassi di cambio per convertire tra loro le diverse monete fiat (mercato forex). Da questo punto di vista il sistema monetario basato sulle valute nazionali è una sorta di baratto di carta moneta.

Un'ultima caratteristica del denaro è quella di essere fungibile, ovvero: ogni singola unità è del tutto equivalente ad un'altra. Due banconote da un dollaro sono fungibili, anche se hanno numeri di serie diversi, perché hanno sempre e comunque lo stesso valore. Al contrario le pecore non sono fungibili, perché se qualcuno mi offre una pecora malandata, io posso rifiutarmi e chiederne un'altra, magari più sana. Si tratta di una proprietà importante, ma sembra essere più una caratteristica generica degli oggetti di valore, piuttosto che un requisito fondamentale delle forme di denaro.

Esempio: le banconote a corso legale possono deteriorarsi, al punto da non essere più accettate nemmeno da un banca. In questo caso, nonostante una forma di denaro sia ufficialmente fungibile, una sua singola unità potrebbe smettere di esserlo. Allo stesso modo un conto in banca potrebbe essere bloccato perché associato ad attività criminale, diventando "denaro sporco", temporaneamente distinguibile dalle altre unità di moneta. Oppure: vi sono lingotti d'oro che valgono più di altri, anche se contengono la stessa identica quantità di materiale, perché prodotti in tempi lontani e quindi più rari degli altri.

Questi esempi suggeriscono che la fungibilità sia una proprietà molto importante per confrontare diversi mezzi di scambio tra loro, per capire quale dei due sia più fungibile, ma a nostro parere non è necessario annoverarla tra i requisiti fondamentali del denaro. Possiamo pensare alla fungibilità come ad un caso particolare del requisito della praticità: se un mezzo di scambio non è fungibile probabilmente è anche scomodo da usare, quindi è più difficile che esso venga scelto come forma di denaro.

Utilità del denaro

I tre aspetti del denaro (mezzo di scambio, riserva di valore e unità di conto) hanno una funzione pratica all'interno della società, in quanto apporta diversi benefici.

Il fatto di essere mezzo di scambio permette la specializzazione: è difficile fare il fabbro se devi dedicare tempo a procacciarti da mangiare, cucire le vesti, produrre un incudine, costruire un martello ecc. Se puoi pagare qualcuno per risolvere questi bisogni, allora hai più tempo per dedicarti interamente al mestiere del fabbro.

La proprietà riserva di valore spinge le persone benestanti a convertire i loro beni in denaro, e conservarlo in posto sicuro. In molti casi questa ricchezza viene poi investita, e gli investimenti portano spesso nuovi sviluppi industriali, tecnologici e scientifici. In questi termini l'essere riserva di valore è funzionale allo sviluppo della conoscenza e del progresso.

Infine, la possibilità di usare il denaro come unità di conto semplifica l'amministrazione di una qualsiasi attività familiare, artigianale o industriale. E' molto più facile ottimizzare le spese di un bilancio se tutte le cifre sono espresse nella stessa unità di misura, invece che usare mezzi di pagamento diversi.

Rapporto stock to flow

Un altro modo di capire cos'è il denaro consiste nel ragionare sul concetto di scarsità. Prima di affrontare l'argomento, osserviamo che il valore di un bene è solitamente dato da due componenti principali:

  • domanda di mercato: il valore del bene dipende dalla normale legge di domanda e offerta, che a sua volta dipende dalle quantità di produzione e consumo del bene
  • domanda monetaria: alla domanda di mercato si aggiunge un altro tipo di domanda, proveniente da chi vuole acquistare il bene per conservarlo come riserva di valore (anziché utilizzarlo o consumarlo)

Si potrebbe pensare che, quando un certo mezzo di scambio inizia ad essere accumulato e conservato, ovvero diventa scarso, esso assuma automaticamente valore, e che questo aumenti le probabilità che venga adottato come denaro. Questo non è sempre vero: se il mezzo accumulato è prodotto in grandi quantità, ovvero se la produzione annuale del bene è di dimensioni comparabili con la quantità disponibile sul mercato, l'accumulazione di un bene non ne aumenta il valore del tempo ma, al contrario, tende a creare una sorta di bolla che finisce con l'impoverire proprio chi ha provato ad accumularlo.

Esempio: consideriamo il platino, le cui riserve mondiali sono dell'ordine delle 100 tonnellate, mentre la produzione annuale è dell'ordine delle 200 tonnellate [3]. Se qualche “furbetto” decidesse di comprare tutte e 100 le tonnellate disponibili sul mercato, il prezzo del platino aumenterebbe sul breve periodo. Conseguentemente la produzione di platino diventerebbe un'attività più remunerativa, per cui la produzione aumenterebbe, portandosi ad esempio a 300 tonnellate annuali. Nel giro di pochi mesi sul mercato sarebbero nuovamente immesse le 100 tonnellate disponibili inizialmente, per cui il prezzo tornerebbe ad un livello più o meno normale. Anche se il “furbetto” continuasse ad acquistare 100 tonnellate ogni anno, con una produzione di 300 tonnellate dopo qualche tempo si avrebbe un esubero di platino sul mercato, per cui il prezzo inizierebbe a scendere, fino a diventare inferiore a quello precedente alla manovra. A questo punto il “furbetto” si troverebbe in magazzino migliaia di tonnellate che valgono meno di quanto le ha acquistate, mentre alcuni produttori inizierebbero a chiudere le attività, perché la la produzione sarebbe ormai esuberante e quindi meno profittevole. Alla fine della fiera tutto tornerebbe più o meno come prima, con la differenza che il “furbetto” ha perso soldi, mentre chi ha prodotto platino durante la bolla si è arricchito. L'esito netto dell'intera operazione sarebbe il trasferimento di ricchezza dalle tasche del “furbetto” a quelle dei produttori di platino.

L'esempio mostra quanto sia difficile trasformare artificialmente un mezzo di scambio in riserva di valore. Precisiamo che l'esempio riguarda un ragionamento su lungo periodo, ovvero la possibilità di attribuire valore a qualcosa per anni, decenni o addirittura secoli (come nel caso di oro e argento). Ovviamente è possibile fare “giochini” di questo tipo su breve periodo, ovvero manipolare il mercato per speculare sulle oscillazioni del prezzo: in questo caso l'acquisto o la vendita di grosse quantità di un bene permette ai “furbetti” di guadagnare, ma questa è solo speculazione su breve periodo: nel corso della storia nessuna manovra di questo tipo è mai riuscita ad imporre un bene come nuova riserva di valore sul lungo periodo.

Money vs Energia
Il modello stock-to-flow di PlanB

L'esempio del platino suggerisce che non basta l'intervento umano affinché un bene diventi riserva di valore. In altre parole, se nel corso dei secoli beni come oro, argento e pietre preziose sono stati scelti come riserva di valore, potrebbe esserci una componente oggettiva, indipendente dalle convenzioni sociali. L'ipotesi è stata approfondita da un olandese noto sul web come Planb, che ha espresso il valore di alcuni beni attraverso il rapporto stock to flow. Il termine stock indica la quantità disponibile del bene a livello mondiale, mentre flow ne denota la produzione annuale. Nel caso del platino, come abbiamo visto, la riserva mondiale si aggira solitamente attorno alle 100 tonnellate (stock) mentre la produzione annuale è di circa 200 tonnellate (flow). In questo caso, il rapporto stock to flow del platino vale all'incirca 0,5 (un mezzo). Il lavoro di Planb mostra come molti beni di valore siano caratterizzati da un elevato rapporto stock to flow, anzi: a quanto pare ci sarebbe un'ottima correlazione lineare tra scarsità (indicata dal rapporto stock to flow) e il prezzo del bene. In altre parole, assumendo che il rapporto stock to flow sia un indicatore di scarsità di un bene, ne seguirebbe che tanto più un bene è scarso, tanto più esso avrà automaticamente valore sul mercato.

Questa conclusione potrebbe sembrare lapalissiana, ma nasconde in realtà un'ipotesi molto interessante, ovvero: la relazione tra scarsità e prezzo potrebbe non dipendere solo dalle convenzioni umani. Ad esempio, se un qualsiasi bene venisse prodotto in quantità molto inferiori rispetto alla riserva mondiale, esso potrebbe assumere automaticamente valore, anche se privo della caratteristiche tipiche di oro, argento e gioielli. Si tratta di un'ipotesi non verificabile, che aiuta però a riflettere sulla definizione di denaro. Infatti il denaro attualmente utilizzato (le valute fiat) circola in quantità molto maggiore (stock) rispetto alla quantità di nuovo denaro prodotto annualmente (flow) e questo aiuta a capire perché dei “pezzi di carta” riescono ad avere valore. Ovviamente non stiamo dicendo che qualsiasi cosa prodotta in modo da avere un elevato rapporto stock to flow acquisisca automaticamente valore: stiamo solo osservando come tale rapporto potrebbe essere uno dei parametri che aiuta a capire chi – tra i diversi mezzi di scambio in competizione tra loro – ha maggiori possibilità di essere adottato come forma di denaro all'interno di una società.

L'ipotesi della proporzionalità diretta tra scarsità e valore sembra valere in molti casi, banconote comprese. Infatti, là dove una nazione decide di stampare moneta in eccesso, il rapporto stock to flow diminuisce, e la valuta finisce con lo svalutarsi. Da questo punto di vista l'inflazione non sarebbe solo il risultato delle politiche monetarie, ma anche conseguenza di una semplice legge naturale.

Denaro moderno

I criteri che stabiliscono in che modo una società scelga una forma di denaro anziché un'altra sembrano essere una commistione di fattori oggettivi (proprietà chimico-fisiche) e soggettivi (consuetudini sociali). Questo è stato vero per millenni, ma nell'ultimo secolo due fattori hanno cambiato radicalmente le regole del gioco:

Soldi
  • L'invenzione delle valute fiat, aventi corso legale e slegate da qualsiasi bene sottostante, ha permesso alle nazioni di imporre la forma di denaro in modo indipendente sia dalla proprietà chimico-fisiche, sia dai valori sociali
  • La rivoluzione digitale permette la trasmissione pressoché istantanea dell'informazione, e quindi del valore: ciò ha introdotto sistemi di pagamento completamente nuovi

La definizione di denaro classica, ovvero quella vista sopra, vale principalmente per i sistemi monetari utilizzati dai tempi antichi fino al 1971, data in cui gli Stati Uniti decretarono la fine del sistema monetario basato sul dollaro e l'adozione dell'attuale mercato valutario con tassi di cambio variabili. Ne segue che qualsiasi teoria economica moderna può fare affidamento solamente su mezzo secolo di storia, e che gli economisti contemporanei stiano navigando a vista, senza poter contare sull'esperienza derivante dalle forme di denaro adottate nei secoli precedenti. Questo spiegherebbe perché – per la prima volta dopo millenni – l'umanità si trova a convivere con tassi di inflazione mai visti prima, e il mercato delle valute sia diventato di gran lunga più importante di quello industriale, movimentando volumi di circa 25 volte superiori al PIL dell'intero pianeta [4]. In altre parole, da circa mezzo secolo stiamo utilizzando una forma di denaro "virtuale", non emersa spontaneamente attraverso un processo di selezione naturale, ma imposta (o garantita, a seconda del punto di vista) dalle istituzioni.

Ogni discussione ideologica o politica esula dalla finalità di questo scritto, perciò eviteremo di elencare i pro e i contro dell'attuale sistema monetario. E' però importante essere consapevoli della situazione contemporanea, perché la consapevolezza permette di rispondere a domande che sorgono spontanee sin dall'infanzia. Perché la carta moneta ha valore? Chi lo ha deciso? Il denaro è solo una convenzione, o ha valore intrinseco? Conoscendo la definizione di denaro, e sapendo che le monete fiat hanno valore solamente perché garantite dallo stato, è facile trovare le risposte. Il denaro moderno è un mezzo di scambio ed unità di conto, ma diventa giorno dopo giorno sempre meno riserva di valore. Fino a mezzo secolo fa era consuetudine mettere da parte un gruzzolo in banca, o addirittura nascondere i soldi sotto al materasso. Oggi giorno il denaro depositato in banca è destinato a svalutarsi nel tempo, per cui i cittadini preferiscono investire altrove. In altre parole, il denaro moderno sta perdendo la natura di denaro stesso, perché non è più una buona riserva di valore.

Conclusioni

Come abbiamo visto, il denaro è un mezzo caratterizzato da tre proprietà:

  1. Mezzo di scambio (spazio, tempo e fattore di scala)
  2. Riserva di valore
  3. Unità di conto

La prima proprietà è principalmente oggettiva, ovvero è poco dipendente dalle convenzioni sociali, che entrano in gioco solo nella fase finale di selezione del mezzo tra una rosa di candidati oggettivamente idonei. Al contrario, le altre due proprietà sembrano dipendere maggiormente dalle consuetudini e prassi della società. Perciò, se una società può scegliere tra diversi mezzi di scambio oggettivamente adeguati, è lecito chiedersi come mai un particolare mezzo venga scelto come forma di denaro e altri no.

La storia insegna che le società antiche hanno usato sistemi di scambio come orzo, grano, sale e buoi, nonostante oro e argento fossero già noti e disponibili 2. Ciò suggerisce che i fattori che stabiliscono quale – tra i diversi beni disponibili ad una certa civiltà – venga scelto come denaro sono numerosi. Vi sono fattori culturali, storici, geografici, religiosi e artistici. Gli esseri umani sono naturalmente inclini ad aderire alle mode, usi e costumi del loro tempo, ovvero ad attribuire valore a ciò che la maggioranza ha già deciso di apprezzare. Perciò cercare di indovinare quale bene può diventare denaro a scapito degli altri è come tentare di indovinare cosa andrà di moda tra qualche anno, o che tipo di musica ascolteremo nel futuro.

Abbiamo però visto che quasi tutte le forme di denaro utilizzate storicamente – a parte le moderne valute a corso legale – avevano in comune diverse caratteristiche oggettive. Le forme di denaro tipicamente vengono scelte per le loro proprietà chimico-fisiche o perché caratterizzate da un elevato rapporto stock to flow, i quali possono essere misurati scientificamente e utilizzati per fornire modelli matematici. In questo contesto il sistema monetario contemporaneo è una sorta di incognita, un esperimento tutt'ora in corso, la cui validità non andrebbe assunta a scatola chiusa.

Solamente col senno di poi potremo dire se l'adozione del denaro di stato è stata un'innovazione utile alla società o un volo pindarico destinato al fallimento. Da questo punto di vista, la comparsa nell'ultimo decennio di nuove forme di denaro quali le criptovalute, unita alla loro rapidissima adozione, lascia pensare che l'epoca delle monete fiat potrebbe essere vicina al tramonto, e che la società potrebbe tornare a scegliere in autonomia la propria forma di denaro, com'è avvenuto per millenni.

1. Alcuni autori richiedono anche che un mezzo di scambio sia fungibile. A nostro parere questa è una caratteristica del denaro, non di un mezzo di scambio.

2. Un caso eclatante è quello dell'uso di conchiglie, che i coloni americani utilizzarono fino alla fine del 1600.