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Valore dell'oro nel corso dei secoli

Novembre, 2022

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Premessa

L'analisi dei prezzi di un bene o servizio è ben diversa dall'analisi del suo valore. Il prezzo è infatti relativo all'unità di conto, ovvero alla moneta o valuta utilizzata per misurare il valore. Così come la nostra altezza è espressa da un numero diverso a seconda che sia misurata in metri, pollici o piedi, un bene ha un prezzo diverso a seconda della valuta di riferimento, nonostante sia sensato ipotizzare che il suo valore sia lo più o meno stesso.

Ma cos'è il valore? Esso ha chiaramente una componente soggettiva, eppure il prezzo di un bene lo quantifica in modo oggettivo, almeno in un contesto ben preciso (luogo e periodo storico fissati). Anche se durante una trattativa privata il prezzo concordato può essere molto diverso da quello ufficiale, il prezzo di mercato resta comunque il miglior indicatore del valore di cui disponiamo, almeno quando si opera nello stesso periodo storico.

Ma cosa succede quando si vuole confrontare il valore di un bene in epoche diverse? Ad esempio, non è lecito assumere che il valore "intrinseco" dell'oro sia rimasto immutato nel corso dei secoli: è più prudente ipotizzare invece che il suo potere d'acquisto sia cambiato negli anni. In questi appunti discutiamo di alcuni criteri di aggiustamento del prezzo dell'oro in funzione del tempo, e li usiamo per cercare di stimare com'è variato il valore dell'oro nella storia.

Contenuti

Scarsità dell'oro

Un modo di stimare il valore intrinseco dell'oro consiste nel ragionare in termini di scarsità del metallo pregiato. Alla data di questo articolo (2022) si stima che nell'intera storia umana siano state estratte circa 205 kt (migliaia di tonnellate) di oro, di cui 2/3 minate dopo il 1950. Altre fonti indicano che il 75% dell'oro disponibile a livello mondiale sia stato minato dopo il 1910, per cui all'inizio del XX° secolo la quantità d'oro totale era pari a circa 50 kt (secondo altri studi nel 1910 era di soli 1300 m3 di oro, pari a circa 25 kt, ovvero la metà) [3].

Ricordiamo inoltre che a fine '800 l'estrazione dell'oro dalle sole colonie inglese impiegava più di 100'000 persone, per cui gran parte dell'oro prodotto dopo la caduta dell'impero romano non proviene dall'Europa. La quantità di oro che circolava ai tempi dell'impero romano era perciò sicuramente di molto inferiore delle presunte 25-50 mila tonnellate di inizio '900.

Andando più indietro nel tempo, si stima che nell'impero romano circolassero circa 1'000 tonnellate d'oro, mentre altre suggeriscono che prima della scoperta dell'America circolassero in totale circa 12'000 tonnellate d'oro, di cui 2'500 estratte nell'arco temporale che va dalla caduta dell'impero romano alla conquista del nuovo mondo. Ne seguirebbe che la quantità totale d'oro disponibile sul pianeta nei primi secoli dopo Cristo fosse pari a circa 10'000 tonnellate, per cui ipotizzare che nel solo impero romano circolassero più o meno 1'000 tonnellate d'oro è una stima abbastanza plausibile [2] [3].

Iniziamo perciò questa analisi cercando di stimare il valore dell'oro negli ultimi secoli dell'impero romano. Questo è infatti il punto di partenza che abbiamo usato per introdurre alcuni modelli matematici, che abbiamo poi applicato ad altri periodi storici, allo scopo di validare (o falsificare) i modelli stessi.

Criterio dell'oro circolante (Stock to Population)

Assumendo valide le stima qui sopra e tenendo conto che la popolazione dell'impero romano dei primi secoli dopo Cristo si aggirava attorno ai 100 milioni di persone, un primo criterio di valutazione potrebbe consistere nel quantificare la scarsità secondo il criterio Stock to Population. Da questo punto di vista si avrebbe perciò una quota pro capite di circa 10 grammi d'oro a testa. Oggi disponiamo invece di circa 205 kt d'oro per 8 miliardi di persone, ovvero di circa 25 grammi a testa, da cui si avrebbe un rapporto di scarsità relativa pari a 2,5.

In altre parole, secondo questo criterio nell'Europa dei primi secoli dopo Cristo l'oro era circa 2-3 volte più scarso dei tempi odierni, per cui avrebbe senso ipotizzare che il suo valore intrinseco fosse circa il triplo di quello attuale.

Criterio dell'oro totale (Reserve to Population)

Un altro ragionamento potrebbe prendere in considerazione la quantità d'oro totale sul pianeta (oro già estratto, più oro ancora da minare), che è ragionevole assumere costante nel corso dei secoli. Questo approccio in pratica assume che il valore dell'oro non andrebbe calcolato sulla quantità circolante bensì su quella teoricamente disponibile, ovvero sull'offerta di oro globale sul mercato "pianeta Terra", corrispondende al criterio Reserve to Population.

Questo criterio terrebbe conto degli aspetti culturali, perché non tutte le antiche civiltà deturpavano l'ambiente per estrarre l'oro. Ad esempio, nella cultura celtica il rispetto per la natura era più importante dei fattori economici, così come nella cultura degli indiani d'america. Un esempio eclatante è quello delle Black Hills, che erano considerate sacre dai Lakota e quindi inviolabili, anche se ricche di giacimenti d'oro.

Sotto quest'ipotesi un possibile "indicatore di scarsità relativa" potrebbe consistere nel dividere la quantità d'oro disponibile sul pianeta per il numero di abitanti. Assumendo una popolazione mondiale di circa 200 milioni ai tempi di Diocleziano e i (quasi) 8 miliardi attuali, si otterrebbe un indicatore di scarsità pari a circa 40.

Secondo questo ragionamento ai tempi dell'impero romano l'oro sarebbe stato circa 40 volte più raro di oggi, semplicemente perché la domanda è aumentata di un fattore 40 (aumento della popolazione) mentre l'offerta è rimasta costante (quantità d'oro globale sul pianeta).

Criterio dello Shock Supply

Un altro criterio potrebbe tenere conto del fatto che negli ultimi decenni il costo di estrazione dell'oro, così come il suo impatto ambientale, è notevolmente cresciuto rispetto al passato. Se un paio di secoli fa bastava una bateia e un po' di fortuna per trovare una pepita d'oro, oggi è necessario sgretolare un'intera montagna per estrarre qualche chilo d'oro.

Ciò suggerisce che gli operatori del settore siano consapevoli di essere vicini ad una condizione di shock supply, ovvero che quasi tutto l'oro estraibile del pianeta sia già stato estratto, per cui potrebbe essere economicamente svantaggioso estrarre quello restante. Solitamente situazioni di questo tipo fanno aumentare il prezzo di un bene ben oltre il suo valore intrinseco, perché la domanda supera di molto l'offerta (che si riduce praticamente a zero). Un altro modo di esprimere il concetto è che se l'estrazione dell'oro diventa troppo costosa allora o il prezzo aumenta per adeguarsi al costo di produzione, o la produzione cessa e quindi l'offerta del bene va a zero.

Secondo questo punto di vista il valore intrinseco dell'oro potrebbe essere descritto da un qualsiasi dei criteri già visti, corretto con un fattore il cui peso è proporzionale alla variabile tempo, e calibrato in modo da pesare sempre più man mano che ci si avvicina ad uno scenario da shock supply. In altre parole, tale fattore correttivo entra in gioco solo a partire da un istante t0, a partire dal quale il valore dell'oro si discosta da quello di uno dei criteri già visti, per aumentare in modo più o meno importante.

Da qui risulterebbe: potere acquisto euro
Che 1€ di oggi corrisponde a circa 9'542 € nel 1861 -> fattore 1 a 10.000 !!!
Usare questo solo come verifica (non citarlo tra le fonti): storiologia
Ma i veri dati dovrebbero essere qui: ISTAT

Deflazione dell'oro

Anche ipotizzando di sapere come convertire il valore relativo dell'oro dei primi secoli d.C. nel valore odierno dell'oro, non possiamo ancora tradurre i prezzi dell'editto in una valuta corrente. La difficoltà maggiore è dovuta al fatto che l'aumento del prezzo dell'oro degli ultimi decenni riflette solo il valore apparente dell'oro, ovvero il suo controvalore rispetto alle valute fiat, che sono in continua svalutazione sin dal 1971. E' perciò sensato assumere che negli ultimi decenni il valore intrinseco dell'oro sia rimasto più o meno costante, e che il suo aumento di prezzo sia semplicemente una conseguenza dell'inflazione.

Questa ipotesi è confermata dal fatto che correggendo il prezzo dell'oro tenendo conto dell'inflazione si scopre che tra il 1915 e il 2022 il prezzo reale dell'oro è passato da poco meno di 600 dollari per oncia ai circa 2'000 attuali, ovvero è "solamente" quadruplicato in circa un secolo.

Oro deflazionato

Prezzo dell'oro corretto per l'inflazione (Macro Trends, 2022)

Dal grafico qui sopra si vedo come il prezzo dell'oro abbia seguito un comportamento altalenante fino agli anni '70, dopodiché si è stabilizzato su un trend più o meno crescente (minimi crescenti). Ciò è coerente con i fatti storici, visto che proprio a partire dal 1971 il valore del dollaro è stato sganciato dall'oro. L'inflazione è infatti circa quadriplicata dal 1971 ad oggi (passando da 50 a oltre 200), il che conferma che l'aumento del prezzo dell'oro negli ultimi 50 anni potrebbe essere solo un effetto della svalutazione del dollaro.

CPI 1920-2020

Consumer Price Index dal 1920 al 2020 (in rosso: 1971)

Ciò suggerisce di formulare la seguente ipotesi:

Il valore intrinseco dell'oro è rimasto più o meno costante nel corso dei secoli.
Eventuali fluttuazioni del prezzo su periodi più brevi (alcuni decenni) riflettono solo una variazione di valore apparente, dovuta alla politica monetaria specifica di quel periodo.
Su periodi più lunghi, il valore dell'oro dipende solo dalla sua scarsità relativa (oro pro capite).

Per valutare la bontà di questa ipotesi analizziamo l'andamento dell'inflazione negli ultimi due secoli, fermandoci al 1944 (perché gli accordi di Bretton Woods hanno cambiato le regole del gioco). Il valor medio del CPI dell'800 è pari a circa 31, con una varianza di 54 (errore del 172%), mentre tra il 1910 e il 1944 si ha un valor medio di circa 15 con una varianza di 7 (errore del 44%). Le due medie sono compatibili, ma con degli errori relativi così grandi questo risultato non è statisticamente significativo. Di contro è però anche vero che un'incertezza così elevata non falsifica la nostra ipotesi, che rimane quindi plausibile.

CPI 1800-1944

Consumer Price Index dall'800 al 1944

Proviamo quindi ad assumere che il CPI sia rimasto più o meno costante tra l'800 e il 1944, oscillando tra il valore 10 e 50. Mediando i due valori trovati sopra si trova (assumendo indipendenti le due misure):

CPI Medio: 23 ± 54

E' interessante osservare come tale misura sia addirittura compatibile con il valore zero, e ciò da solo basterebbe a confermare l'ipotesi per cui l'inflazione sarebbe nulla su lungo periodo, ovvero che l'aumento dei prezzi sarebbe solo un fenomeno temporaneo dovuto a politiche monetarie errate. Siccome preferiamo ragionare in modo più cauto, procediamo assumendo che che il CPI caratteristico del periodo 1800-1944 sia pari a 23. Questo è il valore che abbiamo usato per deflazionare il prezzo corrente dell'oro e convertirlo nel suo valore di inizio '800.

Conversione in euro

Restando nell'ambito della nostra ipotesi di lavoro, ovvero supponendo che tra l'impero romano e l'inizio del 1800 il potere d'acquisto in oro sia rimasto più o meno costante (almeno come ordine di grandezza), e che eventuali fluttuazioni dei prezzi siano solo eventi di breve durata (inferiore al secolo). Se prendiamo come valor medio nel periodo 1800-1970 un CPI di circa 23, il prezzo attuale dell'oro verrebbe deflazionato come segue:

Prezzo_2020 = Prezzo_1800 * (CPI_2020 / Prezzo_1800) = Prezzo_1800 * (259/23) ≈ Prezzo_1800 * 11,2

Da cui si ottiene Prezzo_1800 ≈ Prezzo_2020 / 11,2. Il prezzo dell'oro all'inizio dell'800 sarebbe perciò circa 1/10 di quello odierno (55'000 €/kg nel 2020), da cui si ha un prezzo equivalente di circa 5'000€ al kg. In altre parole, se correggiamo il prezzo attuale dell'oro per tenere conto dell'aumento dei prezzi avvenuto dal 1800 ad oggi, è come se 5'000€ odierni corrispondessero a circa un chilogrammo d'oro del 1800.

Mettendo assieme questa stima con la nostra ipotesi, ovvero assumendo che tra l'epoca di Diocleziano e il 1800 il valore dell'ora sia rimasto più o meno costante, si avrebbe che un chilo d'oro romano (dopo la correzione relativa alla scarsità pro capite) corrisponderebbe a circa 5'000€ attuali (per la precisione: 7€). In questo modo si sono trovati i prezzi delle colonne €/kg, €/giorno e €/mese.



Placeholder

Alcuni studi indicano che durante il medioevo la riserva di oro europea era stimata attorno agli 8 m3 di metallo prezoso, pari a sole 160 tonnellate (perché razziato dai barbari, e/o venduto all'estero), di molto inferiore della quantità accessibile ai romani [3]. Si capisce quindi che stimare la quantità d'oro disponibile in europa nel corso della storia è un'impresa tutt'altro che facile.



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