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Essere lupo

Dopo un viaggio di quasi due anni Krama era finalmente giunto al villaggio. Aveva traversato le Campagne Piovose e le Piantagioni Oscure, oltre le Colline del Sole, il Mare Gigante e il Deserto Innevato, da solo, spinto da chissà quale speranza. Ma adesso, che il villaggio si stendeva sotto di lui, una terribile avvisaglia di delusione cresceva lentamente.
Le sue zampe, logorate dal lungo cammino, scesero titubanti il pendio erboso. Dalle tane del villaggio sbucarono i primi lupi, attratti dal suo odore, gli occhi sbarrati dalla sorpresa. Prima uno, poi due, infine quasi una decina di animali lo guardavano senza dire nulla. Krama faticava a comprendere la loro meraviglia, sopraffatto com'era dallo sconforto: portavano tutti una museruola stretta attorno al muso.
Poi, d'improvviso, un'ombra nera lo travolse e il sipario calò bruscamente.

- Dove sono? - mugghiò Krama appena riprese i sensi.
- Nella mia tana - rispose una voce poco distante, nascosta nel buio - ti ho portato qui prima che ti vedessero tutti. Non temere, sei al sicuro.
Krama si rizzò su quattro zampe, ancora dolorante, richiamando alla mente gli ultimi eventi. Si accorse di star digrignando i denti già prima di comprendere che era stato aggredito, e fatto prigioniero.
Si voltò verso la voce e ruggì adirato - Chi sei? Perché mi hai aggredito? Fatti vedere!
- Permettimi di spiegare - riprese la voce velata - Poi, se non sarai soddisfatto delle mie ragioni, ti concederò la vendetta che ti spetta. Perdonami, non avevo altra scelta.
Krama barcollò debolmente verso il suo avversario, senza trattenere lo stridio dei canini. Dovette inghiottire amaro più volte per calmarsi e sedersi.
- Va bene, sono disposto ad ascoltarti - latrò nervosamente - ma adesso mostrati!
Un vecchio lupo dal pelo grigio, l'aspetto possente e una ridicola museruola legata al muso prese forma dal nulla, emergendo dall'angolo più oscuro della caverna.
- Mi chiamo Zan. Ho dovuto aggredirti prima che il branco intero si accorgesse che eri senza museruola. E' qualcosa che non devono sapere, per il bene del branco stesso.
- E chi sei tu per prendere queste decisioni? Chi ti autorizza a decidere cos'è bene?
- Io sono il capo branco - sospirò Zan, rammaricato.
Krama ricordò immediatamente gli insegnamenti del padre e si accucciò imbarazzato.
- Chiedo perdono, capo Zan. Porgo a te i miei omaggi. Saluto te e i tuoi Antenati. E chiedo umilmente, se il Grande Lupo vorrà concedermelo, di ...
- ... di essere ospitato, o meglio ammesso, nel nostro branco. Bene, vedo che conosci le Tradizioni. Lo sospettavo - il vecchio lupo ghignò soddisfatto - E sei accettato.
Puoi restare mio ospite, per adesso, fino a che non ti avrò trovato una museruola.
Krama rimase perplesso una buona decina di secondi, prima di riuscire a parlare.
- Una museruola? Per me? Ho camminato da solo sotto la pioggia, il sole e la neve, per lasciarmi alla spalle le regole dei cani. Ho cercato questo branco, il branco delle leggende, l'ultimo branco di lupi selvaggi. L'ultima tribù di animali liberi. Perché mai indossate una museruola? Chi vi costringe? Cosa sta succedendo?
- E' una lunga storia - replicò Zan - e tu sei uno dei pochi che può comprenderla. Tutti i lupi, come quelli che hai visto, vengono abituati ad indossare la museruola sin dalla nascita. Perciò non possono capire.
Dicendo queste parole Zan allungò agilmente una zampa e tolse la museruola, lasciandola cadere sul terreno - ci è concesso toglierla solo nell'intimità della nostra tana, per mangiare ed accudire i cuccioli. A proposito, avrai fame immagino? Che ne diresti di rimandare le spiegazioni a dopo cena?
- Volentieri - rispose Krama appena annusò l'odore sanguinolento della carne.

Dopo mangiato i due lupi oziarono beati qualche minuto, sospirando alle stelle che si intrufolavano tra i rami, davanti alla caverna. Solo quando fu davvero buio, e il silenzio sceso sul villaggio, Zan si alzò rivolgendosi a Krama.
- E' ora, la notte è senza luna e nessuno può vederci. Ci fiuteranno, è vero, ma l'importante è che non ci vedano. Ti va di fare due passi, prima di parlare?
Krama accettò volentieri, seguendo il vecchio lupo mentre usciva dalla tana. Era felice di respirare l'aria fresca della notte, così non osò chiedere perché Zan non avesse indossato nuovamente la museruola.
I due animali trottarono silenziosi per qualche minuto, arrivando sino in cima alla collina, proprio sopra la tana di Zan. Il cielo era nuvoloso, ma un vento giocoso annunciava schiarite prima dell'alba. Krama sedette vicino al capo branco, con le orecchie tese.
Sotto di loro potevano scorgere, tra gli alberi, la forma del piccolo villaggio.
- Bene - sospirò Zan - direi di iniziare dal principio - Tutto ebbe inizio con l'avvento del Grande Lupo, migliaia di anni fa. Come saprai, Egli si incarnò tra noi, e con noi intendo la famiglia dei lupi, sebbene i cani seguano la stessa religione. Egli ci illuminò sul Bene Supremo, verso il quale tutti noi aneliamo, e ci indicò la via. La via della perfezione. Fino a qua non ho detto nulla di nuovo, giusto?
Krama annuì silenziosamente.
- Purtroppo, col passare dei secoli, la tradizione orale si inquinò. I lupi confusero il fine con il mezzo, gli insegnamenti del Grande Lupo vennero travisati. Generazione dopo generazione, la nostra stirpe si convinse di essere ad un passo dal Bene Supremo, dimenticando la propria origine animale. I primi a dimenticare furono i cani, è vero, ma noi lupi non fummo da meno. Ed anche qui, nell'ultimo branco rimasto, nascosti nel profondo della foresta, abbiamo dovuto adattarci da molti secoli.
- Ma tu? Tu come sai queste cose?
- Io sono un discendente della Stirpe Eletta, i profeti del Grande Lupo, coloro che furono da Lui scelti per diffondere la Sua parola. Ma abbiamo dovuto nasconderci, e fingere come tutti gli altri. Indossare una maschera per il bene del branco.
Solo in quell'istante Krama ricordò che Zan non stava indossando la museruola, ed iniziò a comprendere. Non tanto il mistero di quelle parole, ma il motivo di quell'uscita notturna. Nemmeno il vecchio lupo poteva farsi vedere all'aperto senza museruola.
- Inizi a capire? Forse no. Sai, per me è un gran sollievo avere qualcuno con cui parlarne, dopo tanti anni. Nel mio branco, purtroppo, a parte il vecchio pazzo Saigo, nessuno è pronto a conoscere la Verità.
- Verità? Saigo? Non capisco. Perché io sarei pronto? E per cosa?
- Hai ragione, scusami, sto correndo troppo. Prima dell'alba ti sarà tutto chiaro, abbi fiducia. Hai vissuto da lupo libero, quindi sei pronto, senza ombra di dubbio. Adesso drizza bene le orecchie e ascoltami. Il nostro anelare verso il Bene Supremo è stata la causa del nostro fallimento. Abbiamo scelto di mentire a noi stessi, di rinnegare la nostra Natura, per sentirci più vicini al traguardo. E invece, in questo modo, ci siamo allontanati dalla meta.
- Non capisco ...
- Pazienza. Abbi pazienza. Inizierò con elencarti gli aspetti del tuo branco che ti hanno deluso, amareggiato, scoraggiato e spinto alla fuga. Sei pronto?
- Si, ma tu come sai che ...
- Zitto e ascolta. Sto per recitarti la Litania, la lista delle Sacre Menzogne:

Prima: abbaia sempre verso chi viene colto in flagrante, perché egli è immorale, incapace, e colpevole del tuo malessere. Potrai così sentirti migliore.

Seconda: leggi le poesie degli idealisti, fatti incantare dai racconti di nobili eroi, pronti ad immolarsi in nome di Lealtà, Giustizia e Verità. Potrai così identificarti con il Bene Supremo e trarne forza.

Terza: quando descrivi te stesso, non parlare mai di come sei, ma di come vorresti essere. Potrai così ipnotizzarti ed iniziare a crederti migliore di te stesso.

Quarta: professa sempre la "bugia a fin di bene". Potrai così sentirti sincero, anche se in realtà dirai sempre e solo ciò che ti conviene.

Quinta: unisciti ad un gruppo, associazione o congregazione che si prodighi per migliorare il mondo. Potrai così cercare in eterno la verità, senza trovarla mai.

Sesta: quando frequenti per convenienza un cane che non ti aggrada, fingi di farlo per compassione e sacrificio. Potrai così sentirti buono piuttosto che opportunista.

Settima: se fuggi il corteggiamento, schiavo delle tue insicurezze, fingi di ambire ad un accoppiamento perfetto. Potrai così sentirti poeta invece che codardo.

Ottava: quando ti isoli dal branco, per paura di non essere accettato, fingi di rifiutare il senso del possesso. Potrai così sentirti immacolato, invece che timoroso.

Nona: quando hai compreso tutto questo, fingi di dimenticarlo. Potrai così proteggere il branco dal fardello di una verità che potrebbe distruggerlo.

Il silenzio piombò come un macigno sulla collina. Solo il vento, ululando leggero tra le fronde, mormorava i lamenti degli antenati sepolti sotto di loro.
La mente di Krama, disorientata, stava naufragando nei mari della consapevolezza. Il suo cuore ribolliva dalla rabbia, come una pentola pronta a scoppiare, ma la forza del dolore riusciva solo ad alzare il coperchio. Sbuffi di vapore parevano uscire dalle orecchie, ma ogni volta la pressione scemava, il fuoco ardeva come prima, il ciclo riprendeva da capo.
- Ma io non potrei mai fingere a quel modo! Cosa significa tutto ciò? Io rifiuto ...
- E' normale - il tono di Zan era pacato, ma duro più della roccia - all'inizio non riesci ad accettare la verità. Fa male. Ma la verità è questa, devi ammetterlo.
- No, è terribile. Mi stai dicendo che tutti i lupi mentono a se stessi, fingono di essere migliori, negano i propri istinti e trattengono gli impulsi bestiali di Madre Natura.
- Si, mio caro Krama, è proprio così. La cosa importante, comunque, è comprendere che questa è la via giusta, capisci? La nostra razza non è pronta a reggere il peso della verità. Non puoi andare in giro a dire che bisogna ascoltare il proprio istinto: i lupi si sbranerebbero l'un l'altro, il caos regnerebbe sovrano, e la Via sarebbe smarrita.
- E' per questo che indossate una museruola? Per soffocare gli istinti?
- No, non è per soffocarli, sarebbe impossibile. E' per tutelare la società. Nel corso dei millenni abbiamo imparato a negare l'evidenza, a rifiutare la nostra natura, a fingere di non vedere la museruola. Per quello ho dovuto aggredirti, quando sei arrivato. I lupi hanno bisogno di sentirsi liberi, indipendenti, privi di freni inibitori. Se tutti negano di indossare una museruola, sin dalla nascita, ti convinci davvero di non indossarla. E' triste, se vuoi, ma funziona. Sacrifichiamo l'individuo per il bene del branco.
Il vento, sempre più forte, aveva sgombrato il cielo, le stelle baluginavano selvagge. Un brivido di freddo agitò il corpo del vecchio capo branco.
- Credo che per stanotte sia abbastanza - disse Zan - l'importante è averti spiegato il motivo della museruola. Adesso possiamo tornare.
I due lupi iniziarono a scendere la collina, con un ritmo gravoso e lento. Sembrava quasi che il peso di quella rivelazione fosse penetrato nelle loro carni, attanagliando i muscoli.
- Zan?
- Sì?
- Questo significa che domani, per presentarmi al branco, indosserò una museruola?
- Certo, mio caro. Certo. Ma soprattutto, dovrai fingere di non vedere quella degli altri.

Era passata già una Luna dall'arrivo di Krama nel villaggio.
In quei giorni aveva imparato a fingere, suo malgrado, almeno durante il giorno. Ma ogni notte i due lupi, protetti dalle tenebre, correvano assieme nei boschi, cacciando e sbranando avidamente ogni preda che capitava tra le loro grinfie.
Krama stava digerendo la lezione. Zan gli aveva narrato del vecchio Saigo, un ricercatore che aveva infranto la Quinta Menzogna ed era stato esiliato per anni. I ricercatori, da quanto Krama aveva capito, si occupavano di studiare le regole di Madre Natura, un po' come gli Umani facevano con le ricerche scientifiche. Ma il vecchio Saigo aveva proposto un linguaggio nuovo, semplice ed immediato, che avrebbe permesso a tutti di comprendere le leggi di Madre Natura. E per questo, ovviamente, era stato esiliato: la sua scoperta avrebbe significato la fine delle ricerche, la sconfitta di tutte le malattie, e privato quindi i ricercatori stessi del motivo della loro esistenza.
- C'è una cosa che non mi è chiara, capo Zan - chiese Krama durante una notte di caccia.
- Dimmi, mio caro.
- Come ha fatto Saigo a tornare nel branco? Ad essere accettato di nuovo?
- Ecco una domanda interessante, la stavo aspettando. Ti sei accorto, vero?
- Accorto di cosa?
- Beh, di Saigo, i denti, la sua museruola ...
Un guazzabuglio di pensieri affollò la mente di Krama. Inutilmente.
- No, cosa avrei dovuto notare?
- Mmm ... effettivamente era un po' presto. Comunque ecco la sua storia. Dopo aver infranto la Quinta Menzogna Saigo venne processato. Gli venne offerta una possibilità di redenzione, ma lui rifiutò.
- Rifiutò? E perché?
- Perché aveva visto la Verità e non poteva più tornare indietro. Occorre moltissima forza di spirito per reggere la visione delle nostre debolezze, la maggior parte dei lupi non sono pronti a sostenere tale conoscenza. Saigo, durante il processo, attaccò pubblicamente le leggi del branco, affermando che non era più disposto a vivere nella menzogna. Ricordo bene le sue parole: "Se dobbiamo ingannarci nell'eterna ricerca della verità, innamorati dello studio al punto tale da prolungarlo all'infinito, allora prendiamone atto. Smettiamola di abbaiarci addosso, di mentire a noi stessi, e accettiamo i nostri istinti primordiali. Oppure, se davvero li reputiamo sbagliati, liberiamocene".
- E cosa accadde?
- Venne dichiarato pazzo, naturalmente. Ed esiliato dal villaggio, come già sapevi. Ma quello che non ti ho mai detto è che, dopo aver vagato solitario per anni, Saigo stabilì che erano gli istinti la causa del nostro male, e li distrusse.
- Distrusse gli istinti? Com'è possibile?
- Nichilismo. Prese un macigno tra le fauci e si gettò da un dirupo. Quando lo ritrovammo aveva qualche osso rotto, niente di grave. Ma in bocca non era rimasto più nulla. Non si era salvato nemmeno un dente, capisci? Ha volutamente distrutto le sue zanne.
Krama si passò la lingua sui denti, assaporandone il vigore, come per controllare che fossero ancora lì, al loro posto. Una sensazione di sicurezza lo pervase.
- Niente denti, niente istinti - continuò Zan - Vedi, se togli i denti ad un lupo, la sua natura lo abbandona. Smetti di ringhiare, mordere, aggredire e cacciare. Così, quando Saigo guarì dalle ferite venne riammesso nel branco. Era ormai mansueto come un agnellino, innocuo, incapace di minacciare la società.
- Ma allora lui c'è l'ha fatta! Ha vinto! Si è liberato della menzogna, ha raggiunto ...
- No Krama, mi dispiace. Sei completamente fuori strada. Saigo ha fatto un errore ben più grave dei nostri compagni. Ha rinnegato gli istinti animali, dono di Madre Natura. Ed ella, adirata, ha chiesto al Grande Lupo di punirlo. E così è stato. Adesso Saigo è solo un fantasma, uno spettro emarginato che vive senza infamia e senza lode, senza tristezza e senza gioia. Dal mio punto di vista, non è nemmeno vivo.
- Ma come ...
- I denti, Krama! E' con i denti che mastichiamo i piaceri della carne. E' digrignando i denti che facciamo valere le nostre ragioni. E' mostrando le zanne che seduciamo la lupa che amiamo. E' ringhiando che difendiamo il nostro territorio. Senza denti è persino difficile ululare alla luna.
Adesso Krama comprese quel senso di sicurezza. Bastava agitare la lingua tra le fauci per capire il discorso di Zan. Sentire il filo aguzzo dei suoi canini, pronti a mordere.
- E' per questo che Saigo vive in fondo al villaggio, vero Zan? Non sono gli altri ad emarginarlo, é lui. E' lui che ha perso la forza. E' lui che si nasconde.
- Esatto. Senza denti perdiamo il coraggio di affrontare gli altri. E, ti assicuro, è molto peggio che vivere nella menzogna. Capisci adesso l'utilità della museruola? Ci permette di essere vivi, di ascoltare i nostri istinti, ma senza diventare un pericolo per il prossimo. Altrimenti, al primo impulso animale, salteremmo alla gola dell'avversario.
- Ha senso - mormorò Krama poco convinto - Eppure c'è qualcosa che non mi torna.
Zan si fermò all'improvviso, annusando l'aria e tendendo le orecchie - Una lepre!
L'odore della preda aleggiava nell'aria, invitante - Si, la sento - rispose Krama - Però, prima di cacciare, vorrei capire meglio ...
- Non è ora, mio caro. C'è il momento di parlare e c'è il momento di mangiare. E adesso, se vuoi onorare il Grande Lupo come si deve, metti via le tue domande e lasciati andare alla Bestia. Sei pronto?
Krama pensò agli altri lupi del branco. Quanti di loro uscivano ogni notte, di nascosto, senza museruola? Forse tutti, si disse. Anzi, sicuramente tutti. Bisogna pur mangiare.
- Sono pronto - rispose.

Il giorno dopo Krama rimuginò a lungo. Qualcosa, da qualche parte, non quadrava.
Se la museruola proteggeva il branco, perché fingere di non vederla? Per sentirsi liberi, si disse, per illudersi di non avere inibizioni, per credersi migliori. Questo poteva accettarlo. Ma la Litania, allora? Solo il capo branco, e adesso lui, la conoscevano.
Veniva tramandata oralmente, da secoli, trasmessa a pochi illuminati, ai prescelti, a coloro che vigilavano sulla società. Ai custodi della stirpe. Erano regole che i lupi applicavano senza saperlo, inconsciamente. A che pro tramandarla, allora?
Certo, le Sacre Menzogne erano vitali per il benessere dell'individuo. Permettevano di vivere sereni, senza complessi di colpa, senza vergogna dei propri difetti. Eppure ...
Doveva sapere. E per farlo c'era solo un modo: parlare con Saigo.
Uscì dalla tana deciso ad attraversare l'intero villaggio, diretto al fiume, dove si trovava la caverna del vecchio pazzo. Il lupo senza denti.
Ma dovette fermarsi prima. Dal centro del villaggio proveniva un baccano infernale: latrati, guaiti e ululati selvaggi. Dopo una breve corsa scoprì cosa stava accadendo. L'intero branco era riunito attorno all'albero centrale, vicino alla Pietra del Giudizio, sulla quale troneggiava il corpo possente di Zan, impegnato a zittire gli altri lupi.
- Silenzio! - urlò Zan violentemente - il prossimo che abbaia lo sbrano!
Solo in quel momento, mentre tornava la calma, Krama vide il giovane lupo dal manto striato legato all'albero. Si trattava di un processo!
- Bene - riprese il capo branco - si facciano avanti i testimoni. E che prestino giuramento.
Esitanti, quattro lupi emersero lentamente dalla folla e si accucciarono sotto la Pietra.
Poi, ad un cenno di Zan, iniziarono a recitare tutti assieme.
- Io, onorato di appartenere al branco, nel nome del Grande Lupo, chiedo agli Déi tutti di essere voce della verità. Chiedo a Madre Natura di ispirarmi solo la verità. E possa Anwynn, custode dell'ultimo viaggio, negarmi aiuto se dirò altro che la verità.
- Dunque - riprese Zan - quali sono i fatti? Parlate!
Seguì un breve silenzio, rotto solo dal rantolo pietoso dell'animale legato all'albero.
- Lo abbiamo visto - prese coraggio uno dei testimoni - ieri notte. Stava sbranando una preda, nel bosco. Ed era senza ... senza la ...
Il capo branco si fece gravoso. Ignorò lo sguardo disorientato di Krama, che seguiva la scena attonito, e domandò - Era senza la museruola?
I quattro testimoni fissarono il terreno, imbarazzati, mormorando sotto voce - Sì, capo Zan, lo abbiamo visto senza museruola. Possa il Grande Lupo punirci se diciamo il falso.
Il baratro si aprì sotto le zampe di Krama. Senza museruola!
Lo hanno detto. Loro sanno.
Come un tronco alla deriva la sua mente si perse nei meandri della follia, urtando disordinata contro le rive, argini di salvezza, contenitori della paura.
Sopraffatto dallo stupore non riuscì più a seguire il processo. Era lì, accucciato rispettosamente come gli altri, ma il suo cervello non sentiva alcun suono. La finzione nella finzione. Fingono di non sapere di mentire, eppure, dentro di loro, sanno.
Krama avrebbe voluto ruggire, ululare, staccare a morsi la carne dal corpo di Zan.
E stava per farlo. Due anni da solo, dopotutto, avevano spezzato qualsiasi freno inibitorio. Lui era un animale sincero, un cacciatore, avrebbe seguito il Sacro Istinto fino in fondo.
In nome del Grande Lupo avrebbe combattuto, contro l'intero branco se necessario, e sarebbe morto da lupo libero. Poi vide Saigo.
Come gli altri, il lupo senza denti ascoltava il processo.
Ma, diversamente dagli altri, Saigo non portava la museruola.
Il mondo crollò attorno a Krama per la seconda volta. Nulla aveva più senso.
Nemmeno la vendetta. Nemmeno la giustizia.
Rimase lì imbambolato, come il resto del branco, ad assistere alla fine del processo.
E come gli altri alzò la zampa, quando arrivò il momento di votare: colpevole.

Ci vollero tre mesi, ma alla fine Saigo gli rivolse la parola.
- Ti trovi bene nella tua nuova tana, giovane lupo?
Krama esitò. Dopo il processo aveva lasciato la caverna di Zan, trasferendosi nella parte opposta del villaggio, poco distante dall'abitazione del vecchio pazzo. I due si erano studiati a lungo e diviso il territorio. Senza scambiarsi mai una parola.
- Non mi lamento - brontolò Krama - è un po' freddo, qui, ma il fiume è più vicino.
- Comodo vero? Gli altri lupi mi ritengono pigro, per questo. Ma è un loro problema.
Lanciò un'occhiata a Krama ed aggiunse - Già che ci siamo: posso farti una domanda?
- Certamente.
- Perché non rivolgi più la parola al capo branco? Perché hai lasciato la sua caverna?
Krama serrò le mascelle irrequiete, prima di rispondere - mi ha deluso.
- Solo per quel processo? Pensavo ti avesse spiegato. Ti stava istruendo, o sbaglio?
- Sì, mi ha spiegato tutto. E parlato delle Sacre Menzogne.
- Tutto tutto? Sicuro? Ti ha detto anche il motivo della nostra ipocrisia?
- Sì, compresa la Litania. Ed anche la tua storia. E' per questo che sono venuto qui.
Il vecchio lupo alitò con indifferenza. I suoi occhi, faville rosse nel crepuscolo, sembravano strisciare nell'anima di Krama come serpenti. Silenziosi e mortali.
- Forse è il caso di parlarne nella mia tana. Non è sicuro qui. Il vento porta lontano ogni sussurro, e nel villaggio anche gli alberi hanno orecchie.
Vincendo la paura Krama seguì l'anziano. Lo condusse in una caverna immensa, la più grande che avesse mai visto. Un ramo sotterraneo del fiume sfiorava le pareti, da qualche parte, e un costante gocciolio indicava la presenza di una pozza d'acqua.
- Accomodati, Krama, e dimmi: cosa ti ha detto Zan della mia scelta?
Diretto, il vecchio pazzo, pensò Krama. Mi piace. Tanto crudele quanto sincero.
- Mi ha raccontato del processo, quando violasti la Quinta Menzogna. E del tuo rifiuto degli istinti, durante l'esilio. Del macigno tra le fauci, il salto dal dirupo e il perdono del branco.
- Notevole. Il vecchio Zan è stato sincero, lo devo ammettere. Anzi, preciso e dettagliato, nei fatti come nelle interpretazioni.
- Non credo - azzardò Krama - da come si esprime Zan, la tua scelta sarebbe sbagliata. Io, invece, reputo che sia nobile e giusta. Oltre che coraggiosa.
- Stolto! - ringhiò Saigo adirato - Ascolta gli anziani quando parlano! A che servono altrimenti i nostri errori? Vuoi forse ripetere il mio supplizio? Non hai ancora capito? Immolarsi per gli ideali potrà forse migliorare la società, ma farà di te un martire.
- Ma è giusto! Non hanno importanza le conseguenze. Io voglio agire come sento!
- Tu senti? Ne sei certo? Non ti ha mai sfiorato il dubbio che la mente ti faccia credere di sentire? Che la mente sia in grado di analizzare, razionalizzare e distorcere i tuoi istinti animali più radicati? Gli impulsi più veri. Stai soffocando la bestia!
Poi, dopo una pausa, aggiunse - La tua istruzione non è completa, vedo ...
- Ma come? - borbottò Krama - Conosco la Litania, le Sacre Menzogne ...
- E' vero. Ma non ne hai compreso il fine. A che serve la Litania? Dimmi.
- A tutelare il branco. A farci vivere nell'ipocrisia, sacrificando il singolo per un bene maggiore. A proteggere la società dai nostri istinti.
- Sbagliato! Per quello c'è la museruola! Il branco non conosce la Litania! Lo sapevi, vero?
- Si però ...
- Ragiona Krama: se il branco ignora le Sacre Menzogne, se vive nell'ipocrisia inconsciamente, senza consapevolezza, a che pro studiare la Litania? A loro non serve!
Ecco la questione. Era questo che non quadrava, nella testa di Krama. Da quando Zan gli aveva spiegato il motivo della museruola, la notte prima del processo, quella domanda era rimasta impigliata lì, da qualche parte, arenata nei bassifondi della sua mente.
- Hai ragione - confessò Krama - E' questo il mio dubbio! A chi serve la Litania?
- A te. A me. Al capo branco. A quelli come noi. Alle vittime della Verità. La Litania è stata tramandata per salvarci, comprendi? Per evitare la pazzia, il nichilismo, la misantropia, il delirio dei lupi solitari. Purtroppo per me, l'ho capito troppo tardi. Ti prego, giovane Krama, non ripetere il mio errore. Accetta la bestia che è in te.
- Ma come?
- La Litania! Devi ripeterla, nel momento del bisogno. Come una nenia, una canzone per addormentare la mente e risvegliare gli istinti. Ti aiuterà, vedrai.
- Ho i miei dubbi. La conosco a memoria, eppure fin'ora non è servita ...
- Mmm... - ringhiò Saigo - Io ho perso i denti, ma tu l'umiltà, giovane lupo. Ricordi il giorno del processo? Che cosa ti ha ferito? Perché sei rimasto deluso?
- L'ipocrisia del capo branco. Abbiamo cacciato insieme per molte notti, senza museruola, e poi eccolo lì, a sparar sentenze. A punire un giovane innocente.
- Cosa recita la Prima Menzogna?
Dopo un attimo di esitazione la voce di Krama declamò - abbaia sempre verso chi viene colto in flagrante, perché egli è immorale, incapace, e colpevole del tuo malessere. Potrai così sentirti migliore.
- E dunque? Cosa ne concludi?
Krama iniziava a capire. Il vecchio Saigo aveva ragione. La Litania sembrava scritta per lui.
- Che un capo branco deve fingersi uguale agli altri. Che noi tutti dobbiamo farlo.
- Soprattutto tu, Krama - aggiunse il vecchio lupo - Soprattutto tu! Devi imparare ad amare l'ipocrisia degli altri, non detestarla. La consapevolezza è un dono, non un fardello. Un dono pesante, difficile forse, ma pur sempre un dono. Impara a ridere della nostra finzione. Sali sul palco della vita, e divertiti. Ricorda che hai un vantaggio sugli altri attori: tu sai che stiamo recitando. Loro a volte no. Apprendi questo e l'istinto sarà il tuo miglior amico. Una guida verso la gioia.
Era vero, pensò Krama. Solo così poteva vivere felice tra gli altri lupi. Ma c'era un ma...
- Però - obiettò dando voce ai suoi dubbi - in questo modo rinunciamo al nostro cammino spirituale. Al Bene Supremo. Siamo incoraggiati a commettere il male.
- Male? Bene? Credi ancora in questi concetti? Devi lasciarli alle spalle, Krama.
Ti farò un esempio. Immagina di essere a caccia con un altro lupo, e di vederlo mentre intrappola un coniglio. Se lui venisse distratto, quale sarebbe il tuo primo istinto?
- Forse rubargli la preda?
- Esatto! E perché non lo fai?
- Ma ... perché è sbagliato. Non è leale. Non è giusto.
- Vedi? Stai soffocando la bestia, sei la dimostrazione che la museruola è necessaria! Senza condizionamento saresti un animale pericoloso, dannoso per tutti noi. La forza che ti trattiene non è il bene. Non è dentro te, ma nella tua mente. Stai negando te stesso. Così facendo, mio caro, potrai solo allontanarti dal tuo cammino spirituale. Diventare ogni giorno più ipocrita, costruire una statua in tuo onore, dipingere un ritratto di finta luce. Ma i colori saranno nero tenebra, grigio menzogna e acqua sporca.
- Ma se anche rubassi la preda: come potrei affrontare l'altro lupo? Guardarlo in faccia? Sopportare la sua indignazione?
- L'indignazione è il riflesso della nostra vergogna. Se abbaia, significa che lui avrebbe fatto altrettanto. Se ti accusa, è invidioso della tua libertà. Se ti oltraggia, ha paura. Il male che gli hai fatto alberga dentro lui. Tu sei causa, non sorgente. Vedi Krama, se l'altro lupo fosse consapevole della recita, si metterebbe a ridere. Ridere, capisci? E' solo un gioco, uno spettacolo. Ti farebbe i complimenti per come interpreti la parte. Per come ti lasci andare all'istinto, pur sapendo di sbagliare. Perché ci vuole davvero coraggio a sbagliare, quando si è consapevoli dell'errore. E tu, forse, abbasseresti la guardia. E lui, forse, proverebbe a riprendersi la preda. Che spettacolo, eh? La vita è una cosa meravigliosa, quando impari le regole del gioco.
Onde di confusione tormentavano la mente di Krama. Chissà se Zan sapeva tutto questo? Aveva taciuto o anche lui non aveva capito? Perché non glielo aveva detto?
- Dovresti essere tu, il nostro capo branco - disse alla fine - e non Zan.
- Io? Io sono un teorico. Ho perso i denti. Quello che sto dicendo l'ho imparato a caro prezzo. Adesso so, ma non riesco più a sentire. E poi ho già rifiutato quel ruolo.
- Come rifiutato? Quando?
- Io e Zan eravamo i prescelti, quando il vecchio capo branco decise di abdicare. Per questo fummo iniziati ai misteri delle Sacre Menzogne. Ma io non accettai di essere il capo.
- Perché?
- Per i motivi che ti ho appena spiegato. Non avevo compreso il significato della Litania. Non volli ascoltare il mio basso istinto di potere, la voce della bestia. Mi facevo schifo, capisci? Consapevole del mio ego, della mia gratificazione di capo, rifiutai.
All'epoca ero convinto che governare significasse servire.
- Ma è così!
- E' vero, ma servire non significa farlo in maniera disinteressata! Quello fu il mio errore. Non esiste l'altruismo, Krama. Esiste solo dell'egoismo utile al prossimo. Per questo è giusto, quando le cose stanno così, ascoltare l'istinto e pensare a noi stessi. Il Grande Lupo è onnisciente, ha previsto tutto. Noi dobbiamo solo fare la nostra parte, non metterci a discutere la sceneggiatura. Lassù sanno quello che fanno. E ti giuro, sulla mia pelliccia malandata, che fare la nostra parte non è comunque facile.
Stavolta Krama aveva capito. Le parole di Saigo scendevano lente nell'anima, ma vigorose. Una nuova energia sembrava invaderlo. A lungo il silenzio regnò sovrano nella caverna, prima che il lupo senza denti tornasse a parlare.
- Si tratta dei Tre Precetti, le tre forze di Madre Natura. E' l'insegnamento che, per qualche oscura ragione, Zan ha deciso di non trasmetterti.
- Quali sarebbero?
- Nascita, Vita e Morte. Ma anche Creazione, Amore e Distruzione. La triplicità del nostro essere, le origini dei nostri conflitti apparenti. Da cui i tre precetti:

Precetto della Nascita: sei stato creato come gli altri, quindi siamo tutti uguali. Coloro che ti accusano di compiere il male, è perché sono portatori di male. Come te.

Precetto della Vita: rispetta l'ipocrisia altrui. Perché i difetti che ti fanno irritare e non compatire, ti appartengono. Ama te stesso per amare il prossimo, e viceversa.

Precetto della Morte: non avere aspettative, poiché tutto è finzione. Il candido manto invernale, elogiato con belle parole, diverrà fanghiglia al primo sole.

Ecco il segreto di Saigo! Ecco perché conosceva così bene le angosce di Krama! Non era intuito, né saggezza, ma tradizione antica, filtrata nei millenni, passata di bocca in bocca. La giustificazione alle Sacre Menzogne.
In quei precetti, brevi e concisi, stava tutta la filosofia che Saigo aveva or ora recitato. Essi erano uni e trini, poiché contenevano il medesimo insegnamento: conosci te stesso.
- Ti sono riconoscente - mormorò Krama accucciandosi - ho solo un'ultima domanda. Qual è il significato del "candido manto"? La nostra coscienza? La consapevolezza?
Saigo ghignò soddisfatto - lo capirai presto, giovane lupo. Molto presto.

In un paio di settimane Krama era un lupo nuovo. Dopo il dialogo con Saigo il mondo appariva diverso ai suoi occhi. Aveva ritrovato la voglia di vivere, la forza di lottare, di cambiare il mondo. Con qualsiasi mezzo necessario. Compreso l'inganno.
Per dimostrarlo, forse a se stesso, si era ripromesso di portare giustizia nel piccolo villaggio. Madre Natura era stata severa con Saigo, ma il vecchio lupo doveva essere il nuovo capo branco. Su questo Krama non aveva più dubbi.
Era più adatto di Zan, più saggio, e di qualche anno più giovane. Erano le sue fauci, private della dentatura, a farlo apparire tanto anziano. E in realtà anche il vecchio Zan, per quanto ancora possente, avrebbe dovuto far presto i conti con la vecchiaia.
- Mi hai convinto - disse un giorno Saigo - ma rimane un problema. Come posso affrontare il capo branco senza i miei denti? Che possibilità ho di batterlo?
- Ho pensato anche a questo - Krama sentiva, chiarissimo, l'istinto dare aria alle sue parole. Era bello. E giusto. La bestia parlava per lui.
- Lo sfiderai di notte, la prossima luna, secondo i nostri costumi. Io conosco le sue zone di caccia e ti indicherò un posto dove aspettarlo. Poi mi nasconderò nei pressi, sopravvento. Quando Zan arriverà tu dovrai solo cantare i Versi della Sfida, affinché tutti sentano. Non appena lui avrà accettato, come tradizione vuole, io gli balzerò alla gola. Un solo morso, alla giugulare, di sorpresa. Sono più giovane e quindi più veloce. Non avrà nemmeno il tempo di reagire, vedrai.
- Può funzionare. Ma gli altri? Come potranno credere che l'ho sconfitto io?
- I tuoi artigli, maestro. Hai ancora gli artigli. Basterà che tu lo colpisca al collo, quando sarà stramazzato al suolo. Per te sarà come scavare una fossa, nulla più. Gli altri impiegheranno un bel po' ad arrivare. Dovranno interrompere la caccia e tornare alla tana per indossare la museruola, prima di apparire in pubblico. Avrai tutto il tempo che vuoi. Potrai anche staccargli la testa, se lo desideri.
Saigo guardò il giovane lupo con occhi esterrefatti - Incredibile. Un piano degno di un grande lupo, oserei dire. Mi hai sorpreso.
Poi, guardando verso la luna, aggiunse - Come potrei tirarmi indietro?

La tradizione voleva che ad ogni luna piena il capo branco potesse essere sfidato, senza aver il diritto di rifiutare. O combatteva o cedeva il posto.
Krama guardò la luna splendere nel cielo, madre di tutte le cose. Ardeva dall'impulso di ululare, di cantare quel folle amore, ma avrebbe svelato il suo nascondiglio. Acquattato nel cespuglio teneva d'occhio la figura di Saigo, ombra vellutata nella notte.
Tutto era pronto, chiazze d'argento bagnavano la foresta, limpide e sfuggenti.
All'improvviso il trotto di un pesante lupo echeggiò poco distante. Zan non avrebbe fiutato la presenza di Krama, ma era comunque arrivato senza fare alcun rumore.
- Saigo - ringhiò il capo branco - Cosa fai qui? Questo è il mio territorio.
- E' luna piena, capo Zan, ed io reclamo il mio diritto. Sono qui per sfidarti.
Il corpo possente di Zan fu scosso da una grottesca risata. Ghignava e sbraitava divertito, per nulla spaventato - Tu? E come pensi di battermi, vecchio sdentato?
- Per prima cosa, seguendo le tradizioni - e di risposta iniziò ad ululare.
In principio sottovoce, sibilando appena, come il fruscio delle foglie autunnali. Poi alzò il capo, eretto alla luna, e intonò a pieni polmoni un canto terribile. Profondo come il rancore, meraviglioso come il coraggio, spaventoso come la morte.
Alla fine, rantolando rabbioso, fece cenno a Zan di rispondere.
Il silenzio scese violentemente sopra di loro. Krama attendeva nervoso, pronto al balzo, dietro il cespuglio.
- Rifiuto - rispose Zan - Io scelgo di abdicare. Non combatterò.
A quelle parole Krama rimase paralizzato. I suoi muscoli gelarono d'improvviso, le mascelle digrignarono dalla sorpresa, tradendolo.
- Sei tu Krama? - chiese Zan con voce per nulla spaventata - puoi uscire adesso.
- Esci, giovane lupo - aggiunse Saigo, avvicinandosi al capo branco - non temere.
Confuso com'era Krama non sapeva che fare. Di chi poteva fidarsi, adesso? D'istinto fece qualche passo indietro, prima di mostrarsi ed uscire allo scoperto.
- E' pronto? - domandò Zan rivolto a Saigo.
- Credo proprio di sì - fu la risposta - adesso conosce anche i tre precetti.
- Ne siamo sicuri?
- Verifica tu stesso.
- Ma voi siete d'accordo - urlò Krama - è un complotto. Mi avete ingannato!
I due vecchi lupi, ormai affiancati, sorrisero col fare di chi la sa lunga.
- Certamente, mio caro - Zan parlava lento e solenne - era necessario. Adesso tocca a te provare che hai appreso la lezione. Dimmi, abbiamo fatto male ad ingannarti? Abbiamo forse sbagliato?
Titubante, Krama si lasciò andare alla bestia, che rispose per lui - No.
- Bene - sogghignò Zan - E' davvero pronto. Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro.
- Anche tu, vecchio mio - latrò Saigo in risposta - ma credo che il giovane non abbia ancora capito quel che sta succedendo davvero, stanotte.
- Cosa? - s'incupì Krama - Cosa volete dire?
- Siamo qui per esaminarti. Il capo branco ha appena abdicato, conosci le regole. Adesso dovrà scegliere un nuovo capo, come tradizione vuole.
- Esatto - proseguì Zan - Per cui ti pongo una domanda: in virtù di quale principio, o tradizione, ti abbiamo ingannato, stanotte?
Il pelo sulla schiena di Krama si rizzò. I suoi occhi, specchi della mente, brancolarono nel buio in cerca della risposta. Di una risposta. Non era facile zittire l'intelletto ed ascoltare la bestia. Mille pensieri traditori vorticavano rapidi, saette maledette della coscienza, che tutto vuol comprendere, tutto vuol controllare.
Poi, all'improvviso, la vide.
Luminosa nel cielo. Argento radioso, mare tempestato di cristalli e topazi. Non la parola, non la madre, e nemmeno l'idea. La luna. Semplicemente la luna. Null'altro.
E dal vuoto, elegante, chiara, leggera, emerse la risposta.
La sua voce recitò pacata - in virtù del terzo precetto: non avere aspettative.
Zan aprì le fauci, soddisfatto - che in questo caso, cosa ti dice?
Il candido manto invernale - proclamò Krama - elogiato con belle parole, diverrà fanghiglia al primo sole. Ovvero: non farti incantare dalle belle parole dei mastri, perché saranno i primi ad ingannarti, pur di infondere speranza.
- Ben detto - concluse Zan - Davvero ben detto, mio giovane capo branco.