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Costo della vita ai tempi di Diocleziano

Novembre, 2022

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Premessa

Valutare il costo della vita ai tempi dell'impero Romano è un'impresa difficile, ma non impossibile. Uno dei riferimenti più importanti è l'editto di Diocleziano del 301 d.C., che fissava i prezzi massimi di un paniere di beni e professioni. E' infatti noto che in quel periodo storico l'impero romano era soggetto ad una forte inflazione, e l'editto di Diocleziano rappresenta proprio uno dei primi esempi di politica monetaria. Anche se l'editto fallì nel proprio intento, esso resta un ottimo punto di partenza per valutare il potere d'acquisto dei cittadini romani all'inzio del IV° secolo d.C.

Contenuti

Editto di Diocleziano

L'editto di Diocleziano del 301 d.C. (Edictum De Pretiis Rerum Venalium) è uno dei più antichi tentativi di riagganciare il valore della moneta ai prezzi delle merci (nel vano tentativo di controllare l'inflazione). Nonostante l'editto prevedesse la pena capitale per chi non lo rispettava la manovra fallì, e la regolamentazione rimase sostanzialmente teorica: l'economia romana si stabilizzò solo con le riforme monetarie di Costantino il Grande. L'editto permette comunque di stimare i prezzi di beni e professioni all'epoca di Diocleziano. Di seguito rimportiamo alcuni dei prezzi fissati dall'editto [2] [9].

NrBeneQ.tà (1)Q.tà [kg]DenariCosto [denari/kg]Costo [oro/kg]Prezzo [€/kg]
1 Sale 30 libbre 10 76 7.6 0.03 0.069
2 Grano 30 libbre 10 81 8.1 0.032 0.073
3 Ceci 3 libbre 1 10 10 0.04 0.09
4 Lenticchhie 3 libbre 1 10 10 0.04 0.09
5 Pollo 1 pollo 2 30 15 0.06 0.136
6 Uova 1 uovo 0.05 1 20 0.08 0.181
7 Vino comune 2 sestari 1 16 16 0.064 0.145
8 Vino Falerno 2 sestari 1 60 60 0.24 0.543
9 Sardine 3 libbre 1 48 48 0.192 0.434
10 Pesce di scoglio 3 libbre 1 72 72 0.288 0.651

(1): una libbra romana era pari a circa 327 grammi

Per quanto riguarda gli stipendi, l'editto fissava il compenso sia dei lavoratori salariati, sia della mano d'opera occasionale e dei professionisti. Siccome la maggior parte della popolazione rientrava nella prima categoria, ci interessano soprattutto gli stipendi dei lavoratori salariati.

Nota: quasi tutti i lavori salariati includevano il vitto. Ignoriamo quest'aspetto di proposito, perché nel confronto con il costo della vista odiera il vitto può essere equiparato ai buoni pasto, che essendo spesso esenti da tassazione non sono sempre fiscalmente significativi.

NrLavoroDenari/giornoOro/giorno€/giorno€/mese
1 Pittore 150 0.6 1 34
2 Tinteggiatore 75 0.3 1 17
3 Scultore 75 0.3 1 17
4 Muratore 50 0.2 0 11
5 Falegname 50 0.2 0 11
6 Carpentiere 50 0.2 0 11
7 Mosaicista 50 0.2 0 11
8 Fabbro 50 0.2 0 11
9 Marmista 60 0.24 1 14
10 Portatore d'acqua 25 0.1 0 6
11 Fognaiolo 25 0.1 0 6

A titolo di curiosità riportiamo a parte i compensi degli insegnanti, che venivano pagati al mese per allievo. Un insegnante di oratoria o eloquenza guadagnava 250 denari (al mese, per un allievo), uno di Greco o Latino 200, uno di aritmetica 75, uno di ginnastica 50 (come un pedagogo o maestro elementare). Un avvocato poteva chiedere fino a 1000 denari per un patrocinio, e 250 per un'istanza giudiziaria.

Essendo difficile stimare il compenso dei professionisti o di chi era pagato a cottimo, focalizziamoci solo sui lavoratori salariati. Dall'Editto di Diocleziano Polichetti ha evidenziato le seguenti classi di lavoro salariato [9]:

  • I° classe: 25 denari al giorno ≈ 9'125 denari l'anno
  • II° classe: 50 denari al giorno ≈ 18'250 denari l'anno
  • III° classe: 75 denari al giorno ≈ 27'375 denari l'anno
  • IV° classe: 150 denari al giorno ≈ 54'750 denari l'anno

Purtroppo non è facile stimare il controvalore di queste cifre. Il primo motivo è che il denario non era più in circolazione ai tempi dell'editto: i prezzi erano espressi in denari semplicemente perché esso era l'unità di conto storica dell'impero, il cui peso e valore era cambiato diverse volte nei secoli. Il denario passò infatti da un valore iniziale di 10 assi (da cui il termine deniaro) ad un valore di 16 assi (3,4 grammi d'argento) fino a contenere a meno di 0,2 grammi d'argento.

Il secondo motivo è che l'editto di Diocleziano fu un fallimento: i prezzi sul mercato nero superavano quelli dell'editto, e molti commercianti aggirarono la normativa tornando al baratto. L'inflazione era fuori controllo, tanto che nello stesso anno Diocleziano promulgò un secondo editto (Editto di Afrodisia) per raddoppiare il valore nominale di alcune monete. Ne segue che tutte le monete in gioco ai tempi dell'editto erano oggetto di continua svalutazione, situazione normale in quel periodo della Roma imperiale. I prezzi dell'editto di Diocleziano vanno perciò confrontati solo con quelli degli anni intorno al 301 d.C.

Monete 1

Monete dell'Impero Romano

Conversione in oro

Assumendo che il denario menzionato dall'editto fosse quello dell'ultima riforma di Aureliano (post 274), si avrebbe un peso di 2.6 grammi per una titolazione del 2,5%, pari a 0,065 grammi d'argento. Ma il denario non era più in circolazione ai tempi dell'editto, quindi ci interessa il suo valore nomimale.

Ad esempio, l'aureo di Diocleziano conteneva circa 5 grammi d'oro (1/60 di libbra) e valeva 1200 denari. Analogamente, il valore nominale del denario era fissato ad un centesimo dell'argenteo (1/96 di libbra, cioè 3,4 grammi d'argento). Si hanno così due stime del valore nomimale del denario:

  • Valore in argento: 1/100 di 3,4 grammi = 0,034 grammi d'argento
  • Valore in oro: 1/1200 di 5 grammi = 0,004 grammi d'oro

Il rapporto tra i due valori è circa 9, mentre la ratio oro-argento dell'impero romano era fissata a 12. Assumendo un fattore di conversione effettivo oro-argento pari circa a 10, le due valutazioni sono più o meno coerenti. Ciò suggerisce che sia sensato attribuire al denario del 301 d.C. un controvalore di circa 0,004 grammi d'oro.

A questo punto, avendo stimato il controvalore in oro del denario, si potrebbero tradurre i prezzi dell'editto in oro (colonne Oro/kg e Oro/giorno nelle tabelle qui sopra) e poi convertire il tutto in una valuta moderna.

Purtroppo non è lecito assumere che il valore "intrinseco" dell'oro sia rimasto immutato nel corso dei secoli: è più prudente ipotizzare invece che il suo potere d'acquisto sia cambiato nella storia. Nei prossimi capitoli discuteremo un possibile criterio di aggiustamento del valore dell'oro nei secoli.

WIP

Importante: questa metodologia non contraddice il fatto di prendere in esame i prezzi dell'editto di Diocleziano, perché prezzi e costo della vita dedotti dell'editto sono riferiti allo stesso periodo storico (301 d.C), per cui non è necessario apportare alcuna correzione deflazionistica. Sarebbe invece errato confrontare i prezzi dell'editto con il valore del denario nei secoli precedenti, perché ciò richiederebbe di valutare l'andamento dell'inflazione durante l'impero romano.

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