Realtà Oggettiva

Gennaio 2017

La realtà è una melodia tracciata sul pentagramma.
Senza un musicista, non esiste.

Realtà muta

Se mi avete seguito fin qui dovreste aver compreso che essere vittime del Sistema è una scelta, come il vivere fuori dalla Matrice lo è per i bastian contrari. Accettiamo le regole per sentirci amati, le rifiutiamo per sentirci speciali. Ma soprattutto dovreste aver capito che ogni giustificazione del nostro stare dentro o fuori la Matrice è una frottola, un prodotto della mente, la razionalizzazione di una serie di scelte emotive. Stiamo nella Matrice perché vogliamo l'approvazione del branco, non perché abbiamo un mutuo da pagare. Oppure: viviamo fuori dagli schemi per crederci unici, non per fare la rivoluzione.

Se accantoniamo la discussione sul perché scegliamo di stare dentro o fuori la Matrice possiamo concentrarsi su argomenti più concreti. Anzi, possiamo fare di più: possiamo chiudere la questione ontologica
- Ancora? Cosa c'entra la filosofia, adesso?
- Non c'entra più, appunto. Per questo chiudiamo l'argomento.
- Parlandone?
- Una porta va pur spostata, per essere chiusa.

Abbiamo definito la Matrice come l'insieme dei comportamenti maggioritari, ovvero l'insieme dei modus vivendi main-stream. Se una cosa la fanno tutti (o quasi) essa sta nella Matrice; se la fanno in pochi, sta fuori. Non contano pensieri, parole o omissioni, ma solo le azioni compiute. Se la maggioranza delle persone mangia carne, allora essere carnivoro è nella Matrice. Se tu vorresti mangiare carne, o se pensi che sia giusto farlo, ma di fatto non la mangi, allora sei fuori dalla Matrice. Il giorno che saremo tutti vegetariani allora toccherà ai carnivori stare fuori dalla Matrice. Semplice no?

Questa non è farina del mio sacco, perché l'idea di definire la realtà attraverso gli schemi dei valori sociali, ovvero dei comportamenti maggioritari, viene da Pirsig. Il buon Robert chiama valori sociali le configurazioni comportamentali della società. Se gli italiani festeggiano il Natale addobbando l'albero, allora le cellule costituenti la società (noi) si configurano in modo sincrono e omogeneo nel mese di dicembre, determinando di fatto il valore sociale denominato Natale.

coltello e cucchiaio

Fin qui niente di nuovo, lo dicono anche i sociologi. Ma Pirsig si spinge oltre, sostenendo che le configurazioni di valore (ovvero di maggioranza) sono la realtà stessa. Ricordate l'esempio del coltello e del cucchiaio? Se fondiamo gli atomi di un oggetto e li rimodelliamo su una nuova forma, essa definisce l'oggetto meglio dell'essenza precedente. Un coltello è tale perché gli atomi che lo compongono hanno quella configurazione, anche se il giorno prima quegli stessi atomi erano disposti a mo' di cucchiaio.

Vi avevo promesso filosofia pratica e mantengo le promesse. Se accettiamo che la realtà è definita dalla configurazioni e non dalla materia, ne segue che la società è composta dai comportamenti anziché dalle persone.

La Matrice coincide con la Realtà

La Matrice coincide con la Realtà Oggettiva, in quanto è composta dai comportamenti maggioritari, intesi come quei comportamenti condivisi dalla maggioranza delle persone.
Tale indicatore di Realtà è di tipo fuzzy: tanto più un comportamento è condiviso, tanto più appartiene alla Matrice, ovvero tanto più è reale.

Più diamo valore a una cosa, mettendola in pratica, più essa diventa reale. Non si tratta di metafisica ma di un'ipotesi scientifica, perché i valori sociali possono essere misurati statisticamente, come vedremo tra poco.

Ad essere sinceri abbiamo scoperto l'acqua calda. Matrice deriva da matr, termine di origine indoeuropea. Da matr deriva anche Maya, che per gli induisti è il velo che ricopre la Realtà Esterna (o - se preferite - la Realtà Assoluta). Maya è l'agglomerato di concetti illusori che popola la mente di noi umani, riempendola di fantasmi. In altre parole: il termine matr indica la realtà così come la immaginiamo. E siccome noi agiamo in virtù di quello che crediamo sia il mondo esterno, ne segue che i comportamenti sono indicatori della realtà.

Anche gli scienziati sono giunti alla medesima conclusione. Paul Bloom ha misurato la forza della suggestione degli esseri umani. I suoi risultati potrebbero essere riassunti così

Gli esseri umani sono essenzialisti: non esperimentano la realtà per quello che è, ma per quello che credono essa sia

In soldoni: se tutti credono che un quadro sia autentico, allora quel quadro ha oggettivamente valore sul mercato. Al contrario, appena si scopre che si trattava di un falso, diciamo che ha veramente perso valore. Ergo: noi consideriamo reale ciò che la società ritiene convenzionalmente tale, e agiamo di di conseguenza.

Il concetto di Matrice è una definizione operativa della Realtà

La definizione è operativa perché permette di misurare sia la realtà, sia il nostro grado di appartenenza alla Matrice. E' una definizione scientifica della Realtà, perché le conclusioni non sono né dogmatiche né metafisiche, ma misurabili e falsificabili.

Purtroppo non è facile attraversare lo specchio e lasciarsi alle spalle le vecchie nozioni di realtà. Da bravi mammiferi abbiamo bisogno di toccare, annusare, assaggiare. Proviamo allora ad abbandonare i fronzoli della teoria e tuffarci nella pittoresca miscellanea della pratica.

Morfeo ufficiale

Nel 1991 ero di servizio in Piazza Novelli come sottotenente dell'Aeronautica Militare. Tra le mura della caserma gli avieri si facevano di lato quando attraversavo il corridoio, salutavano se attraversavo il piazzale chiamandomi signor tenente. Le prime settimane mi illusi di essere veramente un ufficiale, in modo assoluto e indissolubile. Per destarmi dal sogno fu sufficiente prendere la metropolitana: là fuori, nel mondo esterno, i miei coetanei sgomitavano, mi davano del tu e (orrore orrore) non si spostavano di lato per farmi passare. Alla tenera età di vent'anni fui costretto ad accettare che il mio grado di sottotenente era reale solo in caserma, dove gli altri si comportavano in modo da riconoscere il mio status di ufficiale. Fuori ero un coglione qualsiasi.

Nel medioevo la Terra era davvero piatta: se agivi contro questo paradigma rischiavi di essere scomunicato o bruciato sul rogo. Certo, potevi passare indenne la colonne di Ercole e fare ritorno, ma nessuno ti avrebbe creduto. Il tuo comportamento sarebbe rimasto minoritario e quindi poco reale. Anassimandro aveva capito che la Terra era tonda, ma siccome nessuno si comportò mai di conseguenza, la Terra dell'antica Grecia rimase oggettivamente piatta. Per quanto sia grottesco ciò accade tuttora: se vivi con cinquecento euro al mese, senza lavatrice né frigorifero, per la maggioranza delle persone ciò non è possibile, quindi nessuno ti crede. Siccome il tuo stile di vita non è credibile (o semplicemente troppo scomodo da accettare) ti ritrovi solo come un cane.
La definizione pratica di realtà, quella di cui dobbiamo tener conto quando ci relazioniamo con la società, è funzione del comportamento delle altre persone, non della presunta realtà noumenica.

Ricordate Barbapapà? Resta di stucco, è un barbatrucco? Il cartone animato nacque negli anni settanta, quando la plastica era la soluzione ad problema ecologico. Il bravo Barbapapà, al passo coi suoi tempi, sosteneva che adottando la plastica su larga scala avremmo salvato il mondo dall'inquinamento industriale. Tutti ci credevano, tutti lo facevano, e la plastica divenne un materiale oggettivamente ecologico. Ecco il punto di forza della Matrice: i comportamenti cambiano nel tempo e nello spazio, come la realtà oggettiva.

C'è il famoso esperimento della scaletta e le scimmie [1]. Si mettono delle scimmie in una gabbia col pavimento elettrificato. Al centro della gabbia c'è una scaletta su cui viene piazzato un casco di banane. Se una scimmia mette una zampa sulla scaletta un interruttore automatico attiva il pavimento elettrificato. Le scimmie che ricevono la scossa - intuendo la relazione tra il tabù della scaletta e la punizione collettiva - prendono a cazzotti la scimmia che stava salendo sulla scala. Così, in breve tempo, tutti i primati rinunciano a prendere le banane.
A questo punto si sostituisce una delle scimmie. Appena la nuova arrivata sale sui gradini le altre la riempiono di botte, e in poco tempo anche il novellino impara a non salire sulla scala. Nota bene: lo impara a suon di botte, senza mai prendere la scossa in prima persona. Poi si ripete il procedimento, sostituendo tutte le scimmie una alla volta, giorno dopo giorno. Dopo qualche tempo nella gabbia si troveranno scimmie che non salgono mai sulla scaletta, pur non avendo mai vissuto l'esperienza della scossa elettrica. Infine si spegne la corrente elettrica, disabilitando il meccanismo della scossa. Nonostante il meccanismo di punizione sia stato smantellato, e nessuna di loro conosca i motivi di quell'assurdo tabù, le scimmie evitano di salire sulla scala.
Morale della storia: la realtà quotidiana è determinata dai comportamenti delle persone attorno a noi, non dall'esistenza dei meccanismi di punizione. E' quello che Freud chiamava super-io.

Tratta degli schavi

Verso la fine dell'ottocento aiutare uno schiavo era un comportamento immorale. Lo racconta bene Mark Twain ne Le avventure di Huckleberry Finn. Il protagonista sceglie di aiutare un nero e andare all'inferno, piuttosto che difendere lo schiavismo. Anche questo è logico, se adottiamo la definizione di Matrice: due secoli fa il comportamento "sfruttare la schiavitù" aveva un elevato valore sociale, perché praticato dalla maggioranza delle persone, perciò apparteneva alla Matrice. Conseguentemente la schiavitù era accettata, giusta, lecita e dannatamente reale.

Secondo gli antichi romani il Genius Loci era una sorta di spiritello che albergava in una ben precisa località geografica: una casa, una fontana, uno stagno. Il compito del Genio consisteva principalmente nel ricordare: persone morte in quel luogo, omicidi consumati nei pressi, tragedie e dolori vissuti proprio lì. Ma anche amori struggenti, promesse di amanti e sogni di poeti, purché avvenute sul posto.

Toma

Se mettiamo da parte la superstizione e analizziamo la credenza dal punto di vista psicologico, si tratta di un fenomeno accertato. I luoghi scatenano ricordi, riesumano comportamenti del passato. Se chiedete a un anziano com'era una strada sessantanni prima i suoi occhi vedranno i fantasmi di edifici demoliti, alberi abbattuti e amori consumati dai vermi. Si tratta di emozioni misurabili e oggettive. Le persone traumatizzate presentano tracciati neuronali anormali quando ritornano nel luogo dove hanno vissuto una tragedia, ovvero misurabili. Anche se tutti gli atomi del luogo sono stati rimossi e sostituiti da nuove particelle, la realtà percepita è determinata dai comportamenti verificatosi nel passato, non dalla materia sottostante.

Mappa stellare

Dal punto di vista della Realtà Assoluta le costellazioni sono mere illusioni. Le stelle che le compongono non sono nemmeno complanari: alcune si trovano a pochi anni luce da noi, altre all'estremità della galassia. Eppure, poiché quelle forme ci sono familiari, nella Matrice le costellazioni esistono in modo oggettivo. Volete una descrizione scientifica? Eccovi serviti.

Osservando la Via Lattea dal pianeta Terra e filtrando le onde elettromagnetiche nello spettro del visibile (la luce), gli abitanti del pianeta Terra percepiscono le stelle come se fossero disposte sulla volta celeste, e catalogano tali forme sotto il nome di "costellazioni".

Ergo: le costellazioni esistono perché la loro percezione da parte di noi esseri umani è misurabile, condivisa e quindi oggettiva. Almeno sul pianeta Terra.

Nella speranza che gli esempi appena citati vi abbiano convinto, proviamo a tirare le conclusioni. Credo che l'aspetto più difficile da digerire sia la mutevolezza della realtà. La struttura della Matrice dipende dai comportamenti umani, ovvero dallo spazio e dal tempo. Per quanto ciò possa sembrare strano, questa assunzione sta alla base della Teoria della Relatività e della Meccanica Quantistica. Quando un elettrone si comporta da particella, è una particella. Quando si comporta da onda, è un'onda. Analogamente, quando mangiamo carne, siamo carnivori, e se preghiamo Gesù Cristo, siamo cristiani [2]. Ne segue che il Dio dei cristiani esiste in modo significativo in Europa da duemila anni, mentre Allah esiste altrettanto oggettivamente in Medio Oriente, da quindici secoli.

La questione della mutevolezza merita di essere approfondita e sarà oggetto delle prossime puntate. Per ora accontentiamoci di ribadire che il concetto di Matrice è funzionale, in quanto risponde alla domanda perché lavoro otto ore al giorno? Una volta compreso che la Matrice coincide con la realtà oggettiva la risposta è banale: adottiamo i comportamenti di un gruppo sociale per farne parte, ovvero per esistere all'interno del branco. Ci adeguiamo alle consuetudini dei nostri contemporanei per sentirci reali.

Purtroppo molti confondono la Realtà Oggettiva (la realtà condivisa) con la Realtà Assoluta (la realtà indipendente dall'osservatore). La Realtà Assoluta, ammesso che essa esista, è la scatoletta più esterna nella Matrioska delle Realtà, quella che non possiamo né vedere né toccare.
Al contrario la Realtà Oggettiva è formata dalla maggioranza delle realtà soggettive [3]: più una visione della realtà è condivisa, più essa è oggettiva. Se ci pensate bene affermare che Matrice e Realtà Oggettiva sono la stessa cosa è quasi una tautologia. Dopotutto lo diceva anche il buon Bauman, scomparso proprio durante la stesura di questa puntata: consumo dunque sono.
Sono le azioni a qualificarci, e i comportamenti a renderci reali.
Specialmente finché vanno di moda.



[1] Stephenson, G. R. (1967). Cultural acquisition of a specific learned response among rhesus monkeys. In: Starek, D., Schneider, R., and Kuhn, H. J. (eds.), Progress in Primatology, Stuttgart: Fischer, pp. 279-288.

[2] Corollario: nella metafisica della Matrice il termine credente non praticante è un ossimoro

[3] In termini matematici: la Realtà Oggettiva è la media pesata di tutte le singole Realtà Soggettive