Illusioni

Luglio 2009


Il cervello mente in nome della felicità.
La vita è una bellissima illusione, più si crede nell'illusione, meglio è. Saggio è colui che, potendo scegliere, ha scelto la pillola blu. La verità è pericolosa, ecco perché siamo muniti di un cervello specializzato nella menzogna, nel produrre illusioni.
La prima illusione è la fede nella realtà. Credere che il mondo esista è cosa buona e giusta. Lo fanno tutte le persone con la testa a posto, anche quelle che sanno che è una bugia. Dice il saggio: "ho visto il velo di Maya, saggiato la vacuità delle sue forme e compreso che anche Maya è Brahman". Non sappiamo se la realtà esiste in senso assoluto, ma è saggio fingere che sia così. Con questo abbiamo sdoganato la Realtà Oggettiva, chiuso la questione ontologica e salvato il mondo.
Bruce Willis mi fa una sega.
La seconda illusione è racchiusa nel misteri dell'Ermeneutica. La prima volta che udii questa parola scoppiai a ridere. Fu lo stesso con glottologia, non so perché.
Per aggirare il problema del delirious ridens racconterò una storiella.

Gigetto vien giù per la collina sparato come un razzo. Ci ha tolto i freni lui, alla bici, dice che non servono, abbiamo i talloni fatti apposta. Viene giù zigzagando e urlando "pista" ad ogni curva, per evitare di cozzare contro le automobili. Zizgando, dice Gigetto, si smaltisce velocità e diminuiscono le probabilità d'impatto. Finora si è sbucciato un ginocchio, slogato una caviglia e ha sterminato otto generazioni di famiglie di lumache.

Gigetto è scemo? Non l'ho detto. Gigetto ha paura di cozzare contro una macchina? Per niente. Gigetto viene giù come un razzo, senza freni, urlando e schivando le automobili. Dov'è scritto che ha paura? Ho descritto azioni, senza esprimere giudizi, senza attribuire SIGNIFICATO al comportamento di Gigetto. Sarebbe stato diverso se avessi detto:

Gigetto vien giù per la collina come un pazzo. Ha tolto i freni, il deficiente, dice che non servono, abbiamo i talloni fatti apposta. Viene giù zigzagando, a rotta di collo, e urlando "pista" ad ogni curva, per paura di cozzare contro le automobili. Eccetera ....

L'illusione dell'Ermeneutica ci fa ricordare le nostre interpretazioni anziché i fatti nudi e crudi. Abbiamo il vizio, e non ho detto "brutto", di attribuire significato a frasi, eventi, immagini. Persino adesso, che parlo dell'Ermeneutica, non ho ancora espresso giudizi. Eccone uno: l'Ermeneutica, intesa come studio dei meccanismi mediante i quali attribuiamo significato alla realtà, è cosa buona e giusta. E' bene conoscere le illusioni che ci governano, aiuta a scremare i fatti dai pregiudizi.
Non ho mai detto che stare nella Matrice è sbagliato. Ho detto che la Matrice vive del nostro tempo, segna i confini dei nostri spazi e divora la nostra anima. Divorare non è male. Divorare ingiustamente, crudelmente, avidamente potrebbe essere male. Che la Matrice divori la nostra anima è un dato di fatto, non una critica. Un violinista famoso suona nella metropolitana, nessuno se ne accorge. Un uomo muore nell'atrio del condominio, i vicini lo scavalcano. La terra si riscalda, noi accendiamo il climatizzatore.
Tre esempi, tre storie, nessun giudizio.
Ho parlato di menti brillanti che cadono urlando nel vortice, sbraitando slogan ricchi di buonsenso e agitando la bandiera del compromesso. Si può cadere tra le braccia di Morfeo, urlare dalla gioia e sbraitare dalla rabbia. In quanto allo sventolare la bandiera del compromesso credo sia indice di un'elevata intelligenza sociale, io sono stupido e non ci riesco.
Ho detto che la paura alimenta l'odio e il disprezzo verso chi sceglie di essere povero. Avere paura è umano, ci protegge dai pericoli, è una forma d'istinto di conservazione. Adesso mi sbilancio e sparerò un giudizio: non mi piace quando la paura va a braccetto con l'ipocrisia; posso capire chi afferma "sono razzista perché ho paura", non approvo chi si nasconde dietro a nobili principi, telegiornali taroccati e codici pseudo morali per attaccare tutto ciò che lo spaventa.
L'illusione Ermeneutica colpisce tutti, grandi e piccini, belli e brutti, stupidi e saggi. La psicologia, che è una delle discipline meno comprese al mondo, studia il fenomeno da tempo. C'è un esperimento interessante, vecchio di almeno dieci anni, lo voglio raccontare.

Si prendono cento persone. Uno scienziato ne prenderebbe almeno mille, ma gli atomi sono generalmente più disponibili degli esseri umani. Poi i cento volontari fanno una telefonata.
- Ciao Tony, sono Beppi, come stai?
- Bene, grazie, e tu?
- Così così...
- Che succede, Beppi?
- Hai presente l'auto nuova di pacca, quella di mio zio?
- No ... quale auto?
- Quella di mio zio, non ti ho raccontato? Forse no, hai ragione... beh, comunque, mio zio ha preso un'auto nuova e ieri me l'ha prestata per fare un giro. Una spider turbo special...
- 'na bomba.
- Sì, 'na bomba contro un platano.
- ...
- Esatto. Ho preso male una curva, mi è scivolata di culo, non l'ho tenuta in strada e... bum! Mi sono spalmato sul platano, quello che ora non esiste più.

Per la cronaca anche lo zio e l'automobile non esistono, l'intera telefonata è una bufala. Gli esperimenti di psicologia si fanno spesso così, raccontando frottole. E' l'unico modo di studiare un paziente che non vuole essere esaminato, che mente per tener fede al proprio nome. Il cervello-mente. Mbè, direte voi ? Un attimo, non ho finito. Si prendono altre cento persone, si fanno altre cento telefonate, si raccontano altre cento bugie. Stavolta però la bugia è meno drammatica. Beppi racconta della spider turbo special, descrive un bellissimo giro in macchina, con l'autoradio a palla e le curve a tavoletta, ma senza incidenti. Si aspetta una settimana, per lasciare decantare le idee nel cervello, e si fanno duecento telefonate.
- Tony? Sono Beppi, ciao. Ricordi la storia dell'auto di mio zio, che ti ho raccontato la settimana scorsa? Beh, era una balla! T'ho fatto uno scherzo! Ah ah ...
Tutto finisce in ridere, con il prestesto di uno scherzo idiota. I primi cento volontari spiegano di non aver mai avuto un incidente d'auto, i secondi cento confessano di non aver mai guidato una spider turbo special, che tra l'altro non esiste. Certo che gli psicologi ne hanno di tempo da buttar via, può darsi, ma l'esperimento non finisca qui. Sei mesi dopo, quanto Beppi e Tony hanno dimenticato la telefonata, girato una ventina di discoteche, bevuto un centinaio di birre, fallito tre abbordaggi e tentato con poca convinzione di ingravidare una confezione di kleenex (ognuno per conto suo) si passa alla fase due.
- Tony? Ciao, sono Beppi, come stai? Bene, grazie? Senti ... mi presteresti la tua macchina?
Risultato: la maggioranza dei Tony del primo gruppo, quelli che hanno sentito la frottola dell'incidente, rispondono di no. Gentilmente, amichevolmente, sventagliando una nobile scusa, ma intanto no, la macchina non la mollano. Gli atri cento, che hanno ascoltato una telefonata strampalata e fasulla, ma senza incidenti, porgono fiduciosi le chiavi al caro amico Beppi.

Il cervello umano non ricorda i fatti, ricorda interpretazioni. Noi giudichiamo le persone sulla base degli scandali, dei sospetti, degli articoli di cronaca. Nessuno lascerebbe la propria figlia con Mario Rossi, accusato di pedofilia, finito su tutti i giornali, processato e poi dichiarato innocente. Non si sa mai, se l'hanno accusato, qualcosa avrà fatto. O pensato. O pensato di fare ...
Solamente gli stupidi ragionano così? Voi siete liberi da questo meccanismo, la trappola Ermeneutica non vi tocca, la psicologia è tutta una fregnaccia? Aihmè, mi spiace, ma ritengo che colui che crede di essere immune dall'illusione Ermeneneutica è certamente vittima della terza illusione, la più pericolosa e dannosa di tutti: la conoscenza del sé.

Sinceramente non mi conosco, sono quarant'anni che ci provo e non credo di essere arrivato neanche a metà del lavoro. Mi sono preso in giro per tutta la vita. Fino all'età di venticinque anni credevo di essere onesto, studioso, fedele e incapace di ballare. Portavo i capelli corti, pantaloni di velluto, il colletto della camicia sopra il maglione. Andavo in settimana bianca, in vacanza al mare, a messa la domenica. E' dovuto crollarmi il mondo addosso per svegliarmi, quando riaprii gli occhi scoprii di essere capace di rubare per mangiare, trascurare lo studio, tradire le donne e fare l'apripista quattro sere alla settimana. Avevo criticato la vita libertina per anni, solamente perché non avevo il coraggio di provarci, non credevo di esserne capace. Attraversai la fase sesso droga e rock-progressive in autostop, con gli abiti stracciati e i lunghi boccoli striati di verde, vivendo di espedienti. A trent'anni capii che la metamorfosi dei venticinque era un'altra bugia, non mi era affatto crollato il mondo addosso, l'avevo fatto crollare io, a forza di capocciate. Ero il solo responsabile della mia solitudine. Mi ritirarai a vita privata, per non ingannare più nessuno, per non far del male. A trentasei compresi che ogni mio pregio, virtù e qualità erano la faccia dorata di una sporca moneta. Voltai la moneta e fui travolto da una valanga di scheletri racchiusi nell'armadio. Fu come fare un frontale con un cimitero viaggiante, un treno merci diretto all'obitorio. Credevo di essere una persona spirituale, invece ero incapace di apprezzare il benessere materiale. Non ero ascetico, ero intollerante verso la maggioranza degli alimenti. Pensavo di essere sulla via del Nirvana, invece ero un disaddatato. Organizzavo giochi, serate, feste ed eventi per tuffarmi nella massa da capo branco, mantenendo il controllo della situazione. Un modo per recitare la parte dell' oste perennemente indaffarato dietro al bancone, troppo occupato per ascoltare i problemi altrui. Era una buona strategia di adattamento, ma conoscersi significa smascherare il teatrino. Non esiste l'altruismo, esiste solamente dell'egoismo utile al prossimo. Che poi questo sia un bene è un altro discorso.

La pillola rossa non perdona, ti mostra la verità nuda e cruda, distrugge i meccanismi che producono autostima, senza i quali rischiamo di morire di noia consapevole. Solamente chi non l'ha provata la cerca ancora. La consapevolezza ci libera dalla schiavitù, uccidendo le illusioni che ci proteggono ogni giorno. Quando finisce un amore e vediamo solo i suoi sbagli. Quando la società va a puttane e non siamo noi. Quando il governo è corrotto ma io non c'entro. Quando lo smog prolifica per colpa delle fabbriche. La pillola rossa ci fa vedere oltre lo specchio di Narciso, scava nelle voragini nascoste della nostra mente e porta a galla la verità: è sempre colpa anche nostra.
Il mio mio passato è un blister consunto chiazzato di buchi rossi e bianchi. Quante pillole ho mandato giù, in quarant'anni? Dieci, venti? Ha senso contarle? Non possiamo misurare la prese di coscienza, ma possiamo contare gli specchi infranti e le discese nella tana del bianconiglio, è difficile sbagliarsi quando si cade nel vuoto e si affonda nell'oceano delle lacrime invisibili.
Vedo chiaramente l'ultimo buco nel blister, la pillola scomparsa in gola con la morte di mio padre, la sento ancora premere nell'esofago annodato. Non la voglio mandare giù, vorrei sputarla, ma è troppo tardi, ormai ho visto la verità. La verità è che non sono uscito dalla Matrice per merito mio, per dedicarmi ad una vita ascetica tra libri di cibernetica e insalate di matematica. Piuttosto è vero il contrario, ho inventato un mondo per riempire gli spazi sconfinati fuori della realtà esterna. Mi sono ritrovato fuori dalla Matrice, senza capire come, ed ho fatto di necessità virtù. Soffro di una patologia rara. Rifiuto e rinnego i valori del benessere sociale. Quella che credevo la mia più grande vittoria era in realtà uno stallo.
Io, Morfeo, re senza terra di un mondo immaginario, voglio raccontarvi della mia malattia.
Chi lo sa, magari è contaggiosa.

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