La Grande Ribellione

Gennaio 2012

se scoprirò che c'è una sola realtà
non credo che mi basterà
[D. Silvestri - Illuso]

Candelabro

In un attico al 36° piano, il Grande Fratello siede ad un tavolo di madreperla sintetica, assieme al Burattinaio, l'Omino Grigio e l'Architetto. L'Omino Grigio apre il fascicolo e inizia leggere, a voce alta.
- Morfeo ha iniziato attribuendo valore alla realtà virtuale, spiegando che essa non è virtuale, ma solo diversamente reale, una matrioska dentro altre matrioske. Poi ha attaccato le realtà convenzionali, in particolare denaro, arte, moda, sport e politica, accusandole d'essere realtà fittizie, almeno quanto il mondo onirico. Non sappiamo perché abbia risparmiato la religione, e se debbo essere sincero, la cosa mi preoccupa, temo stia covando qualcosa. Infine Morfeo ha identificato l'effetto CIF: Contesto che definisce la verità, Interpretazione che la conferma e Fede che rende oggettiva la realtà soggettiva. Cos'ha da dire in sua discolpa, signor Morfeo?
Aggiusto la piega del trench, perennemente sgualcito, prima di rispondere.
- La vostra domanda mi lusinga, signori. L'uso della parola "colpa" dimostra, ancora una volta, la correttezza della mia analisi. Voi state interpretando, come tutti. Ho difeso la realtà virtuale, è vero, ma ho precisato che essa occupa un posto minoritario nella gerarchia delle matrioske. Ho spogliato le realtà convenzionali dal valore oggettivo, ma l'ho fatto con l'intento di liberarle dalla menzogna; la bellezza delle convenzioni sta proprio nell'essere importanti senza essere oggettive. Ho affermato che la verità dipende dal Contesto, ma non ho detto che ciò sia un male. Ho spiegato che gli essere umani devono Interpretare, per rendere reale ciò che percepiscono, ma non ho detto che ciò sia sbagliato. Ho descritto la Fede come la forza che rende oggettive le nostre fantasie, ma non ho detto di esserne immune.
- Lei è un credente, signor Morfeo?
- Assolutamente sì. Ho talmente Fede che un dio solo non mi basta. Credo in molteplici divinità, e le venero tutte col massimo rispetto. Amo definirmi Francescano Neopagano, perché predico la povertà e l'amore di dio in tutte le cose, viventi e non viventi.
- Non le pare di essere blasfemo, o addirittura eretico?
- Per carità, no! Questo è un sogno, siamo a casa mia. Anzi... vi chiederei di andarvene, se abbiamo finito. Aspetto gli Eterni, per una briscola a cinque.
- Ma non siete in sette?
- Sì, ma abbiamo bannato Destino, e giochiamo senza il Morto.

Siamo tutti costruttori di realtà, e ciò è un bene. Sfruttiamo la stabilità del Contesto per confermare le interpretazioni, creando dentro di noi modelli, simboli, legami. Interpretiamo il mondo attraverso i nostri filtri, collocando ogni percezione nella sua scatoletta. Produciamo una realtà che, seppur soggettiva, è funzionale, e a parte qualche dissonanza cognitiva regge bene il confronto col mondo esterno. Ma non ci basta: noi esseri umani vogliamo certezze. Sapere che la realtà è un modello mentale lascia l'amaro in bocca, confonde il sogno con la veglia. Così compiamo il passo più ardito e scegliamo di credere, con un atto di Fede, nella realtà che abbiamo costruito.
Ciò significa essere sani e normali (dentro la Matrice).
Io sono leggermente diverso. Come voi vivo nel mio Contesto e costruisco verità su esso. Come voi interpreto il mondo attraverso dei filtri, e vedo solo ciò che voglio vedere, come tutti. Ma non riesco a crederci. Non ho bisogno della Fede, questa è la malattia, il morbo che mi segue dalla culla. Ai miei occhi ogni realtà è un mero modello, un costrutto mentale, nulla di più. Non sono mai riuscito a credere che la Terra sia tonda, che il sole sia giallo, che nel cuore ci siano carne e sangue. E' saggio vivere come se la realtà fosse oggettiva, ma dentro di me so che questa è un'illusione, che la Matrice permea ogni cosa e che la vostra realtà è fatta della stessa materia dei sogni. Ho vissuto così fino all'età di venticinque anni, credendo di essere pazzo. Poi sono uscito dalla Matrice e ho avuto le conferme. C'è stato un click, quell'anno, causato da una serie di eventi cruciali e apparentemente casuali. Un click di ingranaggi che s'incastrano, serrature che si sbloccano, occhi che si aprono.

La dottrina di Aetius il Giovane, la guida di Granpasso, la fine dell'amore, il primo affitto, il crollo della Meccanica Quantistica, la filosofia di Ares. Tutto in un vortice di pochi mesi, ma profondo come la tana del bianconiglio.

Dubitare della realtà Visto che Contesto e Interpretazione funzionano anche per me, sembrerebbe che il problema sia la mancanza di Fede. Eppure, quand'ero senza soldi, senza mezzi e senza un posto dove dormire, ho sempre avuto Fede nella vita. Allora forse è il contrario, forse ho troppa Fede, ho talmente fiducia nell'universo da non aver bisogno di credere che Lui esista. Se Lui dice che non esistere è meglio, io mi fido.
Credo che le persone sane, quelle nella Matrice, compiano un atto di Fede verso la realtà per sopperire alla mancanza di Fede, per sconfiggere l'incertezza. Chi compie l'atto di nutrirsi, se non l'affamato? Chi compie l'atto di bere, se non l'assetato? Chi compie l'atto di credere, se non il miscredente?
Bingo! Pensavo di non credere nella realtà per mancanza di Fede, e invece pare che ne abbia fin troppa. Forse dovrei imparare ad avere bisogno di certezze. Dovrei esercitarmi a desiderare una realtà oggettiva. Ma come si guarisce dalla troppa Fede? Iniziando a dubitare? Un attimo: state dicendo che per credere dovrei imparare a dubitare?

Ho sperato a lungo di essere pazzo. Era un'ottima spiegazione, un modo di nascondere la malattia dietro un paravento. Un po' come chiamare "indefinibile" ciò che ci sfugge, illudendosi, così, di averlo definito. Invece, dopo la morte di mio padre, sono dovuto venire a patto coi fatti.
Fatto primo: mia madre presenta gli stessi sintomi, in forma più lieve qui, più grave lì, ma da quando è vedova sono emersi quasi tutti, limpidamente. Prima affogavano sul fondo dello stagno matrimoniale, dove le colpe si sporcano a vicenda, le cause si mescolano, i rancori s'invischiano. Ora navigano spavaldi le rughe del suo volto.
Fatto secondo: mia figlia presenta gli stessi sintomi. Per ora sono capricci, dispetti, piccole marachelle, ma il comportamento è quello. Bisogno di incertezza e spirito del bastian contrario.
La malattia sembra d'origine genetica. Un vero peccato, era molto meglio essere pazzo, vittima del sistema, eletto ed eroe; spiegatemi voi la differenza, se la trovate.
Per fortuna ogni rovescio ha la sua medaglia. Il bisogno di incertezza, il gene che spinge a considerare fittizia la realtà, è un gene buono. E' il gene della logica Fuzzy, che ripudia il bianco e il nero, preferendo le mille tonalità di grigio. Secondo la filosofia Fuzzy, nessuno ha mai completamente ragione o completamente torto.
Deve esserci un altro gene. Uno cattivo.

Logica Fuzzy Il gene Fuzzy è buono e giusto. Dipendesse da lui la malattia sarebbe benigna, utile, costruttiva. Il gene Fuzzy permette d'entrare ed uscire dalla Matrice, smontare il velo di Maya, passare attraverso lo specchio.
Purtroppo c'è l'altro gene, quello cattivo. E' il gene del bastian contrario, quello che spinge a tifare la squadra che perde, a non chiamare chi si aspetta la tua telefonata, vestirti male quando tutti sono eleganti o mollare il lavoro quando ti offrono la promozione. E' il gene che fa preferire le realtà minoritarie a quelle maggioritarie, trova affascinanti le bamboline piccole della matrioska e ripudia quelle grandi.

Ecco quindi la mia diagnosi: il gene buono, quello Fuzzy, mi aiuta a capire che ogni realtà è finta, illusoria. Grazie a lui posso viaggiare le diverse realtà, crederci se fa comodo, ignorarle quando conviene. Fosse per lui sarei ricco e famoso, forse persino bello.
Invece il gene cattivo si esprime così:

Ma è terribile. Se tutte le realtà sono ugualmente illusorie, perché la maggior parte della gente crede nel denaro? Perché reputano vere arte, sport, moda, politica e religione, ma non considerano reale il mondo del Piccolo Principe? L'isola che non c'è? Il regno di Fantàsia? la Terra di Mezzo? Il gioco di ruolo? Non è giusto! Per fare giustizia devo disprezzare le realtà maggioritarie, quelle condivise dai molti, e difendere le povere, piccole, indifese realtà minoritarie

Se il gene Fuzzy permette d'entrare ed uscire dalla Matrice, il gene Ribelle fa scegliere di restarne fuori, almeno finché lo fanno in pochi. Se tutti uscissero, la Matrice si rovescerebbe come un calzino e vivere fuori diventerebbe la scelta maggioritaria. Allora il gene Ribelle mi farebbe tornare dentro. Credo che la mia malattia nasca dall'incontro-scontro di questi due tratti. La capacità di smontare le illusioni, e il fascino morboso di scegliere sempre quelle sbagliate.
All'età di quindici anni avevo già preso coscienza della natura Fuzzy. Non potevo ancora darle questo nome, perché non conoscevo la filosofia omonima, ma rileggendo i miei diari ho trovato pagine zeppe di considerazioni pindariche su come nessuno abbia mai ragione, né torto. Anche il gene Ribelle si era già manifestato, spingendomi a preferire le cantanti meno famose, lo stile darkettone e la vita da barbone.
Mi salvò un libro che ricevetti per mano di Aetius il Vecchio, nel Natale del 1984: Il Codice Cosmico di Heinz Pagels. Leggendolo trovai la conferma che spazio e tempo erano davvero relativi. Allora non ero pazzo, se mi sfuggivano tra le dita! Davanti ai miei occhi si aprì un mondo dove la materia non esisteva, la realtà era indeterminata e la vita era il risultato di un'osservazione. Nulla esisteva a priori, a parte l'energia invisibile del vuoto senza nome.

Il Codice Cosmico Secondo Robert Pirsig la malattia non è mai il problema, ma la soluzione. Il problema è un altro, che non riesce a distruggerci perché la malattia lo priva d'energia, condannandolo ad uno stato di vita latente. Fu così anche per me. Grazie al gene Fuzzy mi ritrovai nella visione della fisica moderna, dove nulla era determinato, i concetti di vero e falso perdevano significato e la logica aristotelica crollava come una palafitta, per dirla alla Popper. Purtroppo nessuno dei miei amici conosceva quella realtà. La colpa era del congresso di Copenaghen del 1929, quando gli illuminati avevano deciso che l'umanità non era pronta. Quell'anno la fisica moderna scelse di restare appannaggio di pochi: non si può dire in giro che il mondo smette di esistere se chiudiamo gli occhi. Al popolino venne lasciato credere che la materia esiste anche se nessuno la guarda, che posizione e velocità siano misure oggettive, che la velocità della luce è insuperabile, e che ciò che è falso non può essere vero. Da quasi un secolo riviste e giornali diffondono versioni errate del principio di Heisemberg (ne parleremo presto).


Dopo la lettura de "Il Codice Cosmico" mi scontrai con la realtà maggioritaria. Nessuno conosceva la Meccanica Quantistica o, se la conosceva, credeva che si trattava di una teoria fumosa, un discorso sui massimi sistemi, senza applicazioni nella vita reale. Eppure il diodo tunnel esiste da mezzo secolo. E' un aggeggio che funziona proprio perché la materia non gode di esistenza oggettiva. Se non fosse così, le memorie Flash dei vostri cellulari, macchine fotografiche, pennette USB e dischi a stato solido smetterebbero di funzionare seduta stante.

La Meccanica Quantistica è una realtà più vera di quelle convenzionalmente accettate, dimostrata da innumerevoli esperimenti. Eppure è considerata una fantasia, una sega mentale. Ingegneri, avvocati, architetti e pedagoghi studiano realtà molto più fumose, ma sono rispettati e venerati. Come potevo resistere? Era più di una vocazione, era una vera chiamata alle armi, la resistenza di ogni contro-cultura. Era l'appello disperato di un realtà minoritaria, insabbiata proprio perché era capace di provare la non esistenza dell'Assoluto.

Il gene Fuzzy si ritrovò nella fisica moderna.
Il gene Ribelle ne sposò la causa.

E' merito della Malattia se mi sono laureato in Fisica. Senza il gene Fuzzy sarei stato un disadattato, un bastian contrario, avrei finito col fare il criminale o il barbone. Senza il gene Ribelle avrei percepito le molteplici realtà, la gerarchia delle matrioske, ma non ne avrei scelta nessuna, morendo di fame come l'asino di Buridano. La Malattia mi guidò verso la fisica, seguendo le orme di Planck, Heisemberg, De Broglie e Feymann. Prima di studiare fisica chiudevo gli occhi e il mondo cessava di esistere, ma non sapevo perché. Poi seppi perché cessava di esistere, e anche come e quanto cessava di esistere.
Divenni Morfeo, Signore del Sogno e manipolatore della realtà onirica.

A Gigetto, come sempre, non sfugge nulla.
- Se tutto era innato, Morfeo... perché è successo quando avevi venticinque anni?
- Te l'ho detto: tra il '95 e il '96 sono stato istruito da Aetius il Giovane, Granpasso ed Ares. Ho lasciato Molly e sono andato a vivere da solo. Per la prima volta in vita mia...
- Fisica, Morfeo, parlavo della Fisica. Cos'è successo?
- Ah, già... la Meccanica Quantistica... ecco... io la conoscevo da anni, è vero... ma nel '95 accadde un fatto nuovo, inatteso. Un evento che fece traballare ogni mia convinzione, percuotendo le fondamenta della fede.
- Vuoi parlarne?
- Certo, ma ci vorrà un po' di tempo...
- Quanto?
- Un altro capitolo, credo.
- Il prossimo?
- Sì.