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Capitolo 6 - Amedeo Andriancic

La sofferenza è la benzina delle nostre metamorfosi


All'attenzione dell'Ispettore Claudia Meleri
Questura di Como (CO)

Egregi investigatori,

immagino che ormai abbiate compreso chi tiene il coltello dalla parte del manico, perciò non perderò altro tempo: solamente gli sciocchi tergiversano davanti all'ovvietà. Con la Grande Truffa abbiamo previsto ogni mossa della Polizia e dell'opinione pubblica, siamo a noi a tenere i fili, voi siete solo le gagliarde marionette che recitano sul palcoscenico, dei poppanti che giocano a mosca cieca in un labirinto costruito su misura.
Ma non siamo qui per giocare: noi facciamo sul serio. Purtroppo, nel mondo del lavoro, molti giocano e basta. C'è chi mira ad arricchirsi, chi si prende una vacanza, chi si lascia alle spalle una vita troppo noiosa spegnendosi nell'oblio. Sono parole ambigue, ne sono cosciente, ma presto capirete di cosa vò cianciando. Vi servirebbe un po' di fantasia, una fantasia malata e contorta come la mia, per avere almeno una chance di indovinare quel che abbiamo in mente. Volete un consiglio? Rinunciateci, la vostra forma mentis è troppo arida, non avete alcuna possibilità di comprendere a che gioco stiamo giocando. Ma non disperate: mi perderò in qualche digressione, adoro divagare, ma alla fine vi svelerò la parte cruciale della Grande Truffa.
I frutti più gustosi sono per chi sa aspettare.
Discorrevo della fantasia. Ebbene, Elifas Levi aveva ragione, l'immaginazione è la chiave di ogni segreto. Non ha importanza come stiano le cose, ciò che conta è il nome che diamo loro, e poiché i nomi sorgono dalla nostra mente, essi sono un prodotto della fantasia. Consideriamo la parola "morte", ad esempio. Spaventevole, raccapricciante, il solo concetto fa piangere un bambino sotto le coperte una notte intera, la prima volta che prende consapevolezza del fatto che anche lui dovrà morire. Personalmente ritengo che non sarebbe male sopravvivere nella bara, al buio, eternamente paralizzati, con almeno il ricordo di una vita ben spesa. Ma forse io sono un tantino troppo cerebrale e non faccio testo.
Eppure, quando avrò spedito questa lettera, io morirò avvelenato, e senza rimpianti. Proprio qui, al buio degli scuri socchiusi, troverete il mio corpo steso sul pavimento, in un giorno di pioggia. Come faccio a sapere che pioverà? Io so tutto, questo è il problema. E' un compito ingrato, il mio, è la maledizione della conoscenza, il lato acerbo della mela.
Morirò per portare nella tomba gli ultimi segreti della Grande Truffa.
Satana è stato il primo martire della storia, l'inventore della legge del contrappasso, creatore e distruttore di se stesso. Ci ha donato la consapevolezza, il peggiore dei mali, per insegnarci a scorgere le nudità oscene celate sotto il vello animale. Altro che punizione divina! Non c'è mai stata alcuna maledizione, non siamo mai scesi dall'Eden, il castigo era implicito nel dono. Egli ci ha dato il Frutto della Conoscenza, la capacità di discernere Bene e Male, tutto il resto è venuto da sé. Prima l'uomo ha iniziato a distinguere le forze celesti, poi s'è inventato il concetto di dualità, distinguendo i demoni dagli angeli. Anticamente essi erano la medesima entità, cherubini al servizio dell'Onnipotente. Siamo stati noi a creare l'Inferno e il Paradiso, non c'è mai stata alcuna battaglia nei cieli, il Messia non ha mai scaraventato gli angeli ribelli nel baratro dell'Ade. Milton era un romantico visionario.
In realtà Belzebù si è dato la zappa sui piedi da solo: "Tieni, Adamo, mangia qui e saprai". Crunch. Gnam. Un attimo di riflessione, un grido di dolore, poi un'esclamazione storica: "Porco demonio, tu mi hai ingannato".
Se l'Io è Satana allora noi siamo Dio. Questa è l'unica differenza, una lettera di, null'altro che una consonante come prefisso. Nella moltitudine delle anime, come gocce d'acqua felici di appartenere all'oceano, possiamo ascendere verso il paradiso. Al contrario, nell'esplosione vanitosa del successo, quando ci crogioliamo tra le fiamme dell'apoteosi, tronfi della grandezza dell'Ego, evochiamo il Maligno e diveniamo tutt'uno con lui.
Ma ormai io sono già dannato, per me è tardi, ho venduto l'anima tempo addietro e nulla mi spaventa più. Quindi lasciatemi godere il trionfo della Grande Truffa. Mentre voi leggete queste righe Io, con la i maiuscola, ho già vinto: il mio corpo giace inerte sopra un tappeto intarsiato di porpora, il Sang Real degli illuminati.
Forse sto divagando un po' troppo, meglio iniziare a darvi qualche spiegazione.
Sono stato io ad assumere Stefano Cocciante, tre anni fa. L'ho incaricato di allevare un pullo d'aquila, gli ho consegnato l'Allegato Quattro e gli ho fatto firmare un contrattino.
La verità è una spirale che s'attorciglia su se stessa, sale verso l'alto, protesa verso un ideale irraggiungibile, asintoto di perfezione che la mente umana non potrà mai comprendere. Ad ogni giro sembra di tornare al punto di partenza, ma è solamente l'impressione di coloro che sono rimasti indietro. In realtà, giro dopo giro, c'inerpichiamo su per la spirale e saliamo al piano superiore. Allora esprimiamo gli stessi concetti con le medesime parole, ci guardiamo negli occhi illudendoci di comprendere, di condividere. Invece siamo tutti incagliati sui rami dell'enorme spirale, ognuno sospeso ad un livello diverso. Quando confrontiamo la nostra verità con quella altrui, sono le ombre della consapevolezza, a confrontarsi, proiettate nello stesso punto. Perché le ombre, sottili e impalpabili, combaciano più facilmente delle idee.
Solamente in questi giorni Elias potrà capire che l'aquila era un escamotage, un diversivo per gettare sabbia negli occhi, e allora crederà di aver finalmente compreso. Povero idiota, non farà che salire di un livello, illudendosi di toccare la verità con mano.
In realtà quel colloquio d'assunzione, tre anni fa, serviva a collaudare alcune tecniche di ipnosi avanzata. Purtroppo, cari i miei investigatori provetti, non posso svelarvi altri dettagli sull'esperimento, ma posso dirvi che ha funzionato a meraviglia.
Ma lasciamo perdere i segreti che non posso svelare. E' mia intenzione porgervi la Grande Truffa su un vassoio d'argento, servitevi pure ma fate attenzione. Le rifiniture sul bordo del vassoio, quei graziosi ricami di metallo sottile, non sono fronzoli d'abbellimento ma lamette da barba assetate di sangue. Io eviterei di allungare le mani con troppa fretta, fossi in voi.
Iniziamo dall'Allegato Uno, il più facile da assegnare. Zagreus ha svolto la parte perfettamente, serviva uno sbandato, qualcuno disposto a farsi arrestare, un disperato che avrebbe trovato vantaggioso avere vitto e alloggio pagati dallo stato, per qualche giorno.
Nessun mistero su Zagreus, il suo scopo era unicamente quello di suonare l'ouverture della Grande Truffa, attirando le indagini della Polizia verso l'Allegato Uno, sistemato con finta disattenzione nel cestino della carta straccia.
Riguardo l'Allegato Due le incognite erano poche. Appena la Polizia avrebbe perquisito l'appartamento di Franzon, trovando la busta con l'indirizzo di Levis, mi aspettavo un'incursione armata presso l'abitazione del nostro fidato guerriero. Ripongo molta fiducia in Paolo, è un braccio destro armato pesantemente, consapevole dell'importanza di ogni appendice. Gli ho spiegato personalmente che la mente è niente a confronto del braccio, un peso inutile e quindi sacrificabile. Per questo morrò, per dimostrare la sincerità delle mie affermazioni. E' una questione di coerenza, se volete.
Paolo ha seguito le istruzioni alla perfezione, permettendovi di recuperare una copia dell'Allegato Due dal suo disco rigido, esattamente come previsto.
Perché tanto rumore per nulla? Per attirare l'attenzione del colosso tecnocratico: serve qualcosa di grosso per farsi notare dall'InterNom. Non posso trattenere un ghigno di soddisfazione, immaginando che presto queste righe saranno lette da un loro agente.
E' così, vero? Lei, ispettore, mostrerà questa lettera al Tenente Cerulli, perché le indagini vanno condivise, le sinergie delle forze dell'ordine sfruttate al massimo, eccetera eccetera. Che belli che siete, voi "buoni". Così puri, così prevedibili.
Ecco il potere della magia. Non servono rituali, incensi o pentacoli tracciati sul pavimento, basta un po' d'immaginazione, come dicevo prima. Saper prevedere le mosse altrui, leggere la mente attraverso i sussulti dello spirito, riconoscere le persone a pelle, vedere l'anima esprimersi nel movimento del corpo.
Aleister Crowley l'ha riassunta così: Conoscere, Volere, Osare, Tacere.
Noi conosciamo bene l'InterNom; la conosciamo così bene che vogliamo umiliarla prima di sconfiggerla; e siccome oseremo farlo, converrete sul bisogno di tacere alcuni dettagli del piano. Al momento posso solamente dirvi che l'Allegato Due ha assolto perfettamente allo scopo: portare l'attenzione dell'InterNom sulla Grande Truffa, spingendola ad affiancare la Polizia nelle indagini, verso il destino ineluttabile che abbiamo confezionato per voi.
Bene, ho svelato la verità sui primi due allegati, la Verità con la vi maiuscola, se non vorrete credermi, peggio per voi. Ma riguardo al terzo allegato non posso dire una parola.
Nel frattempo, per aiutarvi a riordinare le idee, aprirò una piccola parentesi e vi parlerò un po' di me. Dopotutto questa non è solamente una confessione scritta: è anche il mio testamento. A proposito, l'occhiello di apertura andrà benissimo come epitaffio per il mio sepolcro, lo considero cosa fatta, se non vi dispiace.
Credo d'essere uno dei pochi italiani che ha perso sempre, e comunque. Mio nonno era ungherese, mia nonna era figlia di un gendarme austriaco, perciò rappresento la perfetta unione della cultura austro-ungarica. La storia si diverte a oltraggiarmi, persino le targhe alla memoria si prendono gioco di me. Conosco a memoria ogni lapide, in bella mostra sui palazzi del centro, marmo parlante che recita: "Quattro novembre MCMXVIII, oggi l'Italia... contro settantatré divisioni austro-ungariche... trionfò...".
Gli amici di mio nonno hanno perso. I genitori di mia nonna sono morti.
Sono cittadino italiano, è vero, ma solamente da tre generazioni, prima ero un prigioniero di guerra condannato a piantare alberi sul Subasio. Penso ai palestinesi che lanciano pietre, al Tibet invaso dalla Cina, e il sangue mi ribolle nelle vene. E noi? Noi austriaci, noi ungheresi, vittime della Grande Guerra, non facciamo più notizia? Con quale diritto i Savoia hanno deciso che il triveneto doveva essere italiano? Forse è ostrogoto, forse è serbo-croato, forse è semplicemente terra di nessuno. La geografia è stata violentata, e credo sia pure rimasta incinta.
Io sono suo figlio. Con tutte le contraddizioni del caso.
La mia è la rabbia della vendetta karmica, pesante come un fardello trasmesso di generazione in generazione, infiammabile come il combustibile di una faida che sopravvive ai secoli. Tu fai del male a me, io piango e soffro in silenzio, annaffiando roveti di rancore con piogge di lacrime, mentre aspetto il tempo del giudizio. Il giorno che leverò possente la spada e la calerò su voi tutti, spargendo il giusto sangue che avi assetati di vendetta meritano di bere.
Serbo rancore, è vero, altrimenti non sarei qui, chino sullo scrittoio con la penna tra le dita e l'occhio sulle pillole mortali, che pazienti aspettano il loro turno. Farò del male, lo so, qualcuno mi odierà per questo e vorrà vendicarsi a sua volta, nei giorni a venire. Ma non m'interessa, solo il presente esiste, e nel presente tocca a me muovere: scacco alla regina!
E' giunto il momento del riscatto, la Grande Truffa è finalmente realtà, una realtà drammatica tinta di fiele, grigio e viola e amaranto, sangue nell'aria e dolore sulla pelle. Profumo di morte, odore di cenere, sapore di eternità promessa e poi negata.
Dovrebbe essere facile intuire che i funerali sono la mia passione. Due anni fa è toccato ad Artemio, primo di una lunga lista, hanno calato la sua bara dentro un mare di nebbia, salmodiando preghiere per un paradiso che dovrà attendere a lungo, prima di venire in essere.
Povero clero assopito, perso nel dogma della fede, agli antipodi della verità arcana, tripudio ermetico che solinga ascende verso l'Essenza primordiale.
Ancora non capite? La Grande Truffa è un complotto mortale, la triste mietitrice ci segue passo dopo passo, è nostra complice, compare in ogni allegato. Zagreus ha lavorato anni per assicurare la morte di Artemio; Paolo si è occupato di uccidere le vittime, la maggior parte almeno; Elias, povero burattino smarrito, è responsabile della morte di Sua Signoria, un'aquila colpevole solamente di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Apparentemente una cosuccia di poco conto, in realtà un tassello fondamentale quanto tutti gli altri, come spero che avrete già capito.
Dei miei complici, quelli ancora in incognito, non posso dirvi nulla, i loro nomi dovranno restare segreti, ma non temete: ho ancora un paio di frecce, nell'arco confessionale.
Iniziamo dal sommo, colui che ha ordito l'intero complotto, mio adorato maestro di vita e di sapienza: Artemio De Santis. Egli ha redatto tutti gli allegati e me li ha proposti uno alla volta, come gedankenexperiment. Ne abbiamo discusso a lungo, riflettendo su ogni dettaglio, limando qui e tagliando lì, prima di raggiungere l'agognata perfezione.
Poi abbiamo capito che entrambi dovevamo morire. Lui per primo, affinché non restasse traccia dell'intero complotto, io per ultimo, una volta accertato che tutto fosse andato a buon fine. Artemio ha portato con sé, nella tomba, parti del piano che nemmeno io conosco. Io invece dovrò uccidermi per ultimo, dopo che centinaia di innocenti avranno ballato sul nostro palcoscenico la danza macabra. Un balletto carente di scheletri, ma ricco di vittime.
Morendo porterò meco le chiavi per accedere all'immenso tesoro della conoscenza, il premio ambito da ogni alchimista che si rispetti. Presto capirete anche questo.
Ma dicevo di avere ancora un paio di frecce, da scoccare. Vi è piaciuto l'Allegato Cinque? La melodia è di Artemio, il testo invece è roba mia. Ebbene sì, mi diletto nello scrivere canzoni, uno dei miei innumerevoli hobby, assieme ai francobolli, gli scacchi, la strategia militare e la magia applicata. Avete colto il nesso? No? Peccato, ma non posso pretendere troppo dal vostro cervello già affaticato. Piuttosto continuerò a condurvi per mano, come si fa coi bambini che imparano a camminare. Non abbiatevene a male.
C'era soltanto una persona nell'appartamento al quinto piano, incaricata di sorvegliarvi giorno e notte per studiare i vostri metodi d'indagine. Si chiama Tristano, ma tirate giù le manine, via le zampe dal vassoio o ve le taglio con un affondo a sorpresa: il suo cognome è tabù.
Mi spiace, ve l'ho già detto, posso svelare la maggior parte dei misteri, ma non il piano intero.
Ci sono cose che dovete sapere, per recitare la parte che vi abbiamo assegnato, altre che dovete ignorare. Non siete attori professionisti, prendetene atto, non posso darvi informazioni che potreste non riuscire a fingere di non sapere. Troppo complesso? Credete vi stia prendendo in giro? Tutt'altro, io ripongo gran fiducia in voi, siete marionette intelligenti, dotate di libero arbitrio. Lungi da me l'idea di guidare i vostri passi più in là del necessario.
V'immagino ormai grandicelli, sapete già camminare da soli, ma che bravi bambini! Eccovi lo zuccherino e un triciclo col fiocco rosso. La bicicletta no, è troppo presto, abbiate un po' di fiducia nel vostro paparino Amedeo. Papà Amedeo vi vuole bene, non è cattivo, è solamente severo, per questo non vi dirà troppo al momento. Papà si aspetta che voi agiate liberamente, che operiate le vostre scelte. Altrimenti, come fate a imparare?
Tristano, dicevo. Un bel personaggio senz'altro. Un pervertito sessuale, un maniaco della lussuria. Una volta l'ho visto spalmare della nutella sopra una barretta di cioccolato, in piena estate, e mandar giù l'intera mattonella di cacao in un colpo solo. Voi non capirete, ma Tristano è un illuminato, uno che ha compreso appieno la vita, l'universo e tutto quanto. Se io sono un genio, allora Tristano è un genio del piacere.
Ma torniamo al dunque: perché spiare voi spioni? Se tutto è andato a gonfie vele, cosa di cui non dubito affatto, a quest'ora dovreste ormai aver capito. Lo guardate il telegiornale, vero?
Brinderò col calice colmo di veleno la mattina del venti giugno, dopo aver consegnato questa lettera al corriere. Il mio corpo sarà ancora caldo quando il documentario InterNom, tradotto in dodici lingue, sarà divulgato da tutti i mass media. Il rigor mortis dovrebbe accompagnare la vostra espressione sbalordita, mentre guardate gli agenti dell'InterNom massacrare un'aquila innocente durante il telegiornale delle tredici.
Abbiamo già vinto, ve l'ho detto, perciò morirò col cuore in pace. Il gigante ha perso la corazza che lo rendeva invulnerabile: il velo dell'anonimato. Dopo la mia morte tutti sapranno dell'InterNom. Chissà come proveranno a tamponare la falla, prima di affondare? Come si può giustificare un simile incidente? M'immagino le risposte assurde del portavoce, sento quasi il rumore delle unghie che s'arrampicano sui vetri, vedo tutto così chiaro che potrei descriverlo, sono anch'io un veggente, dopo tutto.
Non ci credete?
Eccovi la scena: uomo in doppiopetto, cravatta nera, camicia bianca, palizzata di microfoni attorno a lui che tentano di imboccarlo come una madre troppo affettuosa. I flash dei fotografi gli abbronzano la faccia, le telecamere pogano in silenzio, la calca lo pressa contro la parete farcita di sponsor lungimiranti. Voce pacata, sguardo fermo.
- I nostri uomini non potevano sapere che ci fosse un'aquila, là dentro: per quello hanno aperto il fuoco.
- Ma era un vostro mezzo! Come potevano non sapere?
(Ah che gusto! L'InterNom, la nemesi per eccellenza della magia! Come farà? Cosa dirà? Credevamo che fosse uno sciamano? Siamo stati addestrati a uccidere tutti gli eventuali stregoni? Mi fanno quasi pena, poveretti)
- Era un'esercitazione, ma gli uomini della scorta non lo sapevano.
- Allora chi ha autorizzato il trasporto di una specie protetta, e a quale scopo?
- No comment, signori, mi spiace, non posso rispondere a questa domanda.
(Sono troppo orgogliosi, non troveranno mai il coraggio di ammettere la verità: qualcuno l'ha messa là dentro, qualcuno che ci ha sconfitto e adesso se la ride.)
Ed è solamente la punta dell'iceberg, cari signori. Avete visto anche il resto, immagino.
I riferimenti al Nuovo Ordine Mondiale, le apparecchiature fantascientifiche usate per sorvegliare Cocciante, l'intervista all'agente pentito, col volto coperto da una macchia di carbone stampata sulla pellicola. Un volto sconosciuto per voi, un viso carissimo per me. Come capirete tra pochi giorni, se farete i bravi burattini.
Ma non anticipiamo i tempi, vi mancano ancora pochi allegati. Ops, forse questo non dovevo dirlo, mi è sfuggito. Però credo nell'improvvisazione, nell'ascoltare il flusso, nell'I Ching e nel cavalcare l'onda della vita. Dunque lo confesso: siamo, o eravamo, una decina di persone.
La sporca decina che ha osato sfidare il colosso imbattibile dell'InterNom.
Perché non c'è storia contro gli invincibili. Lassù, dietro le finestre opache del palazzo del potere, loro premono un pulsante ed io smetto di esistere. L'InterNom ha il controllo totale su ciascuno di noi, può ogni cosa, va oltre le sterili regolucce dei giochi politici, travalica i tribunali, scavalca gli eserciti e caga in testa, se necessario, al più illuminato dei santoni.
Per questo era necessaria la magia. Non quella spicciola, non siamo ridicoli stregoni che lanciano sfere di cristallo su una pista da bowling, così come loro, quelli dell'InterNom, non sono birilli irrigiditi dalla paura. Piuttosto sono marionette, marionette vibranti di potere, ma comunque legate ai fili del fato. Perché nessuno può fuggire al proprio destino.
La maledizione del veggente si può riassumere così: "Prevedo il futuro, conosco ogni evento prima che accada, ma nonostante questo non posso farci nulla. Vedo i fili del destino eppure non riesco ad afferrarli".
Io so per certo di essere asceso ai livelli più elevati, nella spirale della conoscenza, perciò un po' mi spiace dovermi togliere la vita. E' un dispiacere altruista, mi dolgo per voi, per la perdita di cui l'umanità dovrà soffrire. Un genio del mio calibro è cosa rara, al giorno d'oggi, non mi stupirei se il mondo cessasse d'esistere, dopo la mia scomparsa.
Vanità? Superbia? Grazie dei complimenti, davvero lusingato, ma io so di sapere, punto e basta. Tutto parte dalla conoscenza, ecco perché magia e informatica sono manifestazioni della medesima entità. L'uomo primitivo chiamava magia qualsiasi forza che riusciva a piegare al suo volere. Con la giusta formula, la corretta sequenza di parole, poteva realizzare ogni desiderio. Una questione di sintassi, di prassi grammaticale: Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas.
Colui che semina impugna l'aratro, il lavoro occupa le ruote.
Tutte le altre traduzioni sono merda putrefatta al sole. Dove il Sole è il diciannovesimo arcano, mentre il Mago è il numero uno, condannato a morire con Giudizio, il numero vento.
Sto parlando di Magia Superiore, se non avete ancora afferrato.
Vi ho già svelato abbastanza della Grande Truffa, mancano solamente alcuni dettagli, quindi concedetemi le ultime divagazioni. Vorrei spiegarvi meglio cosa intendo per magia, informatica e scienza occulta d'ordine superiore.
Come dicevo poc'anzi è una questione di grammatica, di paradigma linguistico, di sintassi e correttezza lessicale. Un incantesimo si basa sulla formula magica, la sequenza corretta, da pronunciare con la giusta enfasi. Nell'informatica accade lo stesso: occorre conoscere il linguaggio di programmazione, le chiamate alle procedure, la natura dei parametri. Se sbaglio si pianta il programma. Se sbaglia il mago, il piombo si tramuta in un ranocchio gracchiante anziché oro lucente. Basta un Azarak al posto di un Azarek, un while invece di un ciclo for, un contatore che non s'incrementa a dovere, una radice di mandragola che non si mescola al resto della pozione. Oppure un calderone difettoso, una CPU sovraccarica; c'è troppa polvere nell'alambicco, forse scarseggia la RAM.
Se vedete ancora delle differenze mi arrendo e getto la spugna. Anzi, getto voi altri, stolti e ignoranti. Posso collegare un calcolatore a un PLC, attaccarci qualche encoder e connettere tutto a una dozzina di motori passo-passo. Allora vedreste coi vostri occhi il potere della magia: scrivo la giusta formula sul monitor, la traccio con la penna ottica per accontentare gli amanti della tradizione, infine pigio un pulsante. Volendo potrei schioccar le dita. Contemporaneamente una persona viene sollevata da un muletto idraulico e vola giù dal terrazzo.
Un bel tuffo nelle ortiche, tanto per schiarirsi le idee e favorire la circolazione del sangue. Sangue che corre un po' fuori, un po' dentro, quel che conta è che finalmente circola come dovrebbe. E' tutta salute, credetemi, anche quando dobbiamo morire. Siate altruisti e pensate ai vermi.
Non fate i difficili, amate il prossimo vostro fino a farvi odiare, ve lo dice un satanista pentito, un sadico che si allenava con la frusta tutti i giorni. I martiri sono il capro espiatorio flagellato dall'ignoranza. Gesù Cristo è morto sulla croce per noi, adesso lo adoriamo, ma in principio chi divulgava il cristianesimo veniva lapidato. Ci sono voluti tre secoli, non robetta di qualche anno, prima dell'editto di Costantino. Come a dire: per trecento anni il Messia è stato un reietto, un traditore, un cospiratore e un attentatore. Un nemico del bene, insomma.
Li vedete i fili oppure fate finta? Se per tre secoli l'Agnello di Dio è stato un malvagio agli occhi dell'umanità, martiri a parte, ciò significa che il bene non paga nel presente. Vi dirò di più: non vi è differenza, nel presente, tra bene e male.
Ai posteri l'ardua sentenza.
Vi è chiara l'antifona oppure devo salmodiare fino alle calende greche? Il meccanismo ha origini antiche, siamo tutti vittime dell'inganno e delle buone intenzioni, la catarsi prediletta dall'uomo moderno. Fra tre secoli i nostri discendenti potrebbero beatificare un pazzo come Hitler e assumerlo a nuovo messia. Rabbrividisco al sol pensiero.
Aprite le mente, cancellate i dogmi scolpiti nell'anima assopita, prendete atto della realtà storica e piangete sangue, come faccio io. Siamo schiavi della prospettiva, valutiamo gli uomini del passato in base al presente, gettando nel cesso l'opinione dei loro contemporanei. Churchill, Roosevelt e Stalin faranno la fine di Ponzio Pilato, è solo questione di tempo. La storia crocifigge i cattivi per vietare la diffusione del male ma, inesorabile, fallisce.
Ascoltate papà Amedeo, che se ne intende. Il germe del male trova sempre la sua strada, ma oggi la strada è asfaltata, sigillata dai guardrail e illuminata dalla luce gialla delle lampade al quarzo. Magari nel giro di qualche anno io diverrò il messia del mondo del lavoro, un eroe morto per voi. Sarò simbolo e prototipo di vita eterna. Gli articoli di giornale che oggi mi condannano saranno misconosciuti come vangeli apocrifi, e la propaganda avrà la meglio sulla realtà storica. Se mai edificherete cattedrali in mio nome, per cortesia, le vorrei in mattoni d'ardesia con interni in ebano.
Conoscete la leggenda del Necronomicon? Ve la riassumo stile Bignami: "la storia viene scritta dai vincitori". Il Necronomicon è un testo più o meno leggendario, secondo il quale i demoni malvagi sbaragliarono le divinità luminose all'alba dei tempi. Appena conquistato il potere, i demoni iniziarono una maestosa opera di propaganda, mai interrotta. Essi ci governano tuttora, si sono fatti chiamare angeli e hanno appiccicato l'etichetta diavolo sulle ali dei nemici sconfitti, imprigionandoli in un campo di concentramento infernale. Tra l'altro ciò spiegherebbe molte cose, non trovate? Il male che dilaga, la corruzione che avanza, gli assassini che Dio finge di non vedere e gli innocenti che muoiono senza colpa.
Secondo gli induisti viviamo nel Kali Yuga, ma tutto dovrebbe finire a breve, con l'avvento dell'Era dell'Acquario. Allora il Portatore della Luce ascenderà al trono celeste, assieme ai Serafini, i Cherubini, le Potestà, i Principati, le Virtù, le Dominazioni, i Troni, gli Arcangeli e gli Angeli caduti. Perché non c'è cattiveria nell'animo umano, essa esiste solo nella mente. Tutta colpa della mela. Quando fai quel che senti, fai sempre la cosa giusta.
Non c'è peccato, se provi piacere.
Scusatemi, ho perso il filo. Dov'ero rimasto? Ah, sì, ora rammento: gli allegati Quattro e Cinque. Ma ormai avete capito, vero? L'Allegato Quattro spiegava a Elias come allevare un'aquila reale, dove nascondere le telecamere e quando bloccare il furgone dell'InterNom. Il motivo era solamente quello di filmare l'evento, serviva una buona introduzione per lo scoop giornalistico, qualcosa ad effetto. La morte della Regina delle Alpi, tra sangue e proiettili. Breve e incisivo.
Ammetto di aver patito un po' mentre Elias era in azione. Un uomo tanto imprevedibile, un araldo del caos, una scheggia impazzita, persa nel buffo mare delle probabilità. Avete letto il referto medico? Io sì: erano anni che non ridevo tanto.
"Due micro commozioni cerebrali a distanza di pochi giorni, esattamente nel medesimo punto della scatola cranica, si sono sommate tra loro inducendo lo stato di coma".
Solamente a Elias poteva capitare di sbattere contro lo specchietto e poi cadere dalla scala cambiando una lampadina, andando a picchiare due volte sullo stesso bernoccolo. Se tutto è andato come previsto è perché io sono un ottimo stratega, e so fare affidamento anche sulle leggi del caso. Basta far girare i numeri su un buon computer: siccome tutto può essere simulato, tutto può essere previsto.
L'Allegato Cinque invece conteneva le istruzioni per Tristano, con indicazioni precise sull'appartamento da osservare e le modalità di consegna delle registrazioni. Alla persona incaricata del montaggio sono bastate poche ore per aggiungere il nuovo materiale, tutto il resto era pronto da mesi.
Ah, tra l'altro, posso svelarvi un altro piccolo dettaglio del piano.
Mi occupo di informatica, questo vi sarà chiaro ormai, sono un genio del settore. Qualche anno fa ho chiuso baracca e burattini per investire i proventi del mio lavoro nel settore bancario, ma questo non significa che abbia buttato a mare l'esperienza accumulata in passato, anzi: mi sono preso cura delle vecchie amicizie. Periti elettronici, tecnici informatici, esperti di automatismi industriali, consulenti multimediali.
Tra queste conoscenze ci sono alcune ditte incaricate della manutenzione delle apparecchiature elettroniche presso le centrali di Polizia del nord Italia. Ma frenate il passo, allontanate la mano dalla cornetta del telefono, e lasciatemi finire. E' inutile rintracciare il tecnico che è venuto a maneggiare le telecamere, ai primi di giugno, in quel di Como. So bene che affiancate una guardia armata durante i lavori, ma quell'uomo è innocente, lo giuro sulla sua tomba. Eh già, mi spiace, ma il signor Mario Rossi, o chi per lui, è morto da un pezzo. Al suo posto, nella stanza dell'interrogatorio, è entrato un uomo di mia fiducia, con un bel tesserino falso appeso sulla tuta blu da operaio.
Sono orgoglioso di confessare le mie colpe, in ginocchio sul confessionale grondante sangue: ho fatto uccidere un tecnico innocente, lasciato una moglie senza marito e qualche moccioso senza futuro. Unica colpa: la straordinaria somiglianza col mio incaricato.
Morto più morto meno non conta, tanto andrò all'inferno comunque.
Il resto è stato come bere un bicchier d'acqua: prendi un cacciavite, smonta una telecamera, mastica una gomma, getta la carta nel cestino, appoggia il cacciavite. Il mio uomo ha impiegato meno di tre secondi per piazzare la capsula soporifera sotto il tavolo. Ci sono sempre delle gomme da masticare appiccicate sotto il banco, vero? Bene, a volte non sono lì per caso. Se proprio volete punire qualcuno, fate licenziare la donna delle pulizie.
Zagreus faceva solo finta di dormire, prima dell'interrogatorio. Un modo come l'altro per estrarre la capsula dal grumo di caucciù e infilarsela nelle mutande. Peccato che Cerulli abbia perso tempo a perquisire il furgone, invece di far spogliare il prigioniero.
Grande Zagreus, bravo! Mi viene in mente un episodio della Walt Disney. Me lo concedete?
Sarò breve. Zio Paperone precetta Paperino e nipotini per la solita caccia al tesoro. La felice famigliola di paperi parlanti parte per la missione e atterra ai piedi di una montagna. Sali e sali e Paperino si lamenta. E' stanco, è debole, non ce la fa. Alla fine sviene. Allora zio Paperone se lo carica in spalla e continua a salire, senza risparmiare commenti dispregiativi sulle nuove generazioni. S'è fatto il Klondike a piedi una dozzina di volte, lui, senza tante storie! Poi rincara la dose: i giovani d'oggi sono stupidi, degli inetti, incapaci e fessacchiotti. Nella vignetta successiva, comodamente adagiato sul groppone del vecchio taccagno, Paperino strizza l'occhio ai nipotini che ridacchiano.
Chi è il fesso? Chi si finge tale o chi viene preso per i fondelli?
Insomma, vi abbiamo fregato e continueremo a fregarvi. Io sono il cattivo della storia, come potreste aspettarvi qualcosa di diverso? Sono arrogante, vanitoso e presuntuoso, se non lo fossi non sarei qui a pavoneggiarmi dei miei successi, ma starei dietro le sbarre a chiedermi dove ho sbagliato.
Siamo così giunti all'Allegato Sei, quello che mi compete e che state leggendo or ora. Proprio così, cari miei: questa lettera è l'Allegato Sei.
Vi rinfresco la memoria: Artemio ha solamente architettato il piano, non aveva la minima idea di chi sarebbero state le persone coinvolte, a parte noi due, e dopo aver redatto tutti gli Allegati si è tolto la vita. Il mio compito era quello di selezionare i soggetti più adatti, spiegare a grandi linee gli obbiettivi e assegnare le parti alle comparse. Diciamo che mi sono occupato del casting, siamo tutti attori in questo gioco, non per niente l'abbiamo chiamato la Grande Truffa. Abbiamo truffato tutti, compresi noi stessi.
Zagreus non sapeva dove finivano i soldi, si occupava di piazzare la roba sul mercato e consegnare il malloppo a Levis, convinto che servisse per la rivoluzione.
Il compito di Paolo era far scattare la trappola, senza sapere perché e percome. Gli ho soltanto accennato all'InterNom, anche lui ignora qual è il vero obiettivo.
Cerulli ha fatto il nostro gioco, da bravo burattino inconsapevole: conosco a fondo il modus operandi degli agenti InterNom, ero certo che dopo l'interrogatorio avrebbe ordinato il trasferimento di Zagreus nel Carcere Speciale più vicino. E' come una partita a scacchi, vedete? Anche i più insignificanti pedoni avversari lavorano per te, se conquisti per primo il centro e te lo giochi bene.
Povero Elias! Il più disgraziato del gruppo, non ha capito niente, ma ha fatto ugualmente la sua parte. Ha consegnato i filmati a Tristano e indotto la Polizia a sorvegliarlo, prima di finire in coma per trauma cranico.
Il lussurioso Tristano: un donnaiolo senza storia, un animale fatto di puro istinto, cosa volete che gli interessi della Grande Truffa a un tipo come lui? Vi ha filmato e spiato e probabilmente si è pure divertito, nel farlo. Cercatelo, se volete. Arrestatelo, se credete. Tanto non cambierà nulla.
Infine ci sono io. Ho svolto la funzione di smistamento degli allegati, conosco ogni persona coinvolta, ho visto tutti in faccia e diretto l'orchestra durante il primo atto. E' dunque giunto il momento di appendere la bacchetta al chiodo, ritirarmi nella clausura del mio appartamento, firmare questa lettera e mandar giù le pasticche della morte indolore.
Mi son truffato da solo, capite? Vorrei direi "più di così si muore", ma intuisco che il mio umorismo lugubre non sia apprezzato da voi cercatori di tartufi.
Prima di accomiatarmi, però, vorrei chiedervi un favore. Gettatemi ai vermi, lasciatemi divorare dagli avvoltoi, fate quel che volete insomma, ma non date i miei adorati figlioli in mano a qualche rozzo guastatore ignorante. Se volete far analizzare il mio parco macchine, sto parlando dei computer ovviamente, date l'incarico ad una persona competente. E' tecnologia d'avanguardia, gli scienziati della NASA darebbero un braccio per avere la potenza di calcolo di cui dispongo.
Prevedo inoltre che la mia modesta ricchezza sarà confiscata. Pazienza, non posso oppormi all'ordine costituito, non certo da morto. Sappiate però che i miei soci in affari sono innocenti, la Taunus Bank è un'attività perfettamente legale, in regola col fisco.
Immagino che vorrete interrogare il vice presidente della mia ditta, il signor Michele Salvadori. Siate pazienti con lui, non sa nulla della Grande Truffa, è un uomo onesto, rispettoso della legge e appassionato di sport. Ma so che non mi crederete, e fate bene, vuol dire che avete capito l'antifona. Comunque, in nome della sincerità ispirata dall'immanente dipartita, vi giuro sulla mia tomba che Salvadori è fuori da ogni gioco.
Non ridete: io sono davvero sincero, i cattivi sono sempre sinceri, anche quando mentono. Siamo sinceri con noi stessi, noi non ci prendiamo in giro fingendoci migliori di quello che siamo, ma accettiamo i nostri limiti, i nostri difetti e l'ombra che alberga in noi.
Menzognero è colui che si vede migliore quando si specchia nell'anima.
Addio.

Trieste, lì 20 giugno 1995

Amedeo "Oleron" Andriancic


- Pronto?
- Ciao, sono Andrea. Ho parecchie novità.
- Davvero?
- Ho scoperto chi ha assunto Cocciante, tre anni fa. Hanno nascosto bene le tracce, usando dei prestanome, per quello non risultava nulla.
- Capisco.
- Si tratta di un certo Amedeo Andriancic, un programmatore professionista, un pazzo che ha investito tutti i risparmi per aprire la Taunus Bank, una banca on-line su Internet. Un po' in anticipo coi tempi, non trovi?
- Trovo.
- Comunque l'ho rintracciato e ho due notizie bomba: vuoi prima la buona o la cattiva?
- Fai tu.
- Allora, la buona notizia è che non ci sono dubbi: è lui il nostro uomo, il burattinaio.
- Ma dai!
- Claudia?
- Sì?
- Tutto bene?
- Certo.
- Ah, così, mi pareva... hai un tono strano.
- Non è niente, vai avanti.
- Va bene, ma hai capito? L'abbiamo trovato, è stato Andriancic a distribuire i vari allegati, ho trovato prove che lo inchiodano, nel suo appartamento a Trieste. Ed erano tutte lì, in bella vista, come se ci stessero aspettando.
- Interessante.
- La brutta notizia è che abbiamo trovato anche lui, steso sul pavimento. Credo che abbia ingoiato dei barbiturici poco prima del nostro arrivo.
- Ma guarda un po'!
- ...
- ...
- Claudia... sei sicura di star bene?
- No.
- Cos'hai? E' successo qualcosa?
- Ho ricevuto una lettera.
- Da parte di chi?
- Un pazzo criminale. Senti, dobbiamo parlare a quattr'occhi. Domani mattina vengo a Milano e chiariamo alcune cosette.
- Ma sei arrabbiata con me?
- Assolutamente no.
- Ah, ecco.
- Sono furiosa.