Bandiera inglese Bandiera italiana

Ostacoli psicologici alla cultura della consapevolezza

PAGINA IN COSTRUZIONE

I maghi non sono moralisti, però sanno dov'è il trucco
[S. Benni]

Introduzione

Questo lavoro è stato possibile soprattutto grazie ai siti You are not so smart e TED talks, che si occupa di pubblicare e raccogliere i risultati di molte delle ricerche psicologiche svolte sull'argomento.

Alcuni dei motivi per cui è molto difficile conoscere se stessi.

  1. Le ideologie nascono da bisogni emotivi

    Dagli studi di Zick Rubin e Letitia Anne Peplau è emerso che le persone soggette all'illusione nota come Just-World Fallacy (ovvero coloro che credono che il mondo sia fondamentalmente giusto e chi vive in povertà o in sofferenza se lo sia meritato in qualche modo) sono più spesso religiose, autoritarie, conservative, ammirano i leader politici e le istituzioni, sono più inclini a giudicare negativamente i gruppi senza privilegi e in generale non sentono il bisogno di cambiare la società.

    Science Direct
    Santa Clara University

  2. Descrivere i motivi delle nostre scelte può essere un ostacolo alla consapevolezza

    Il poster test svolto da Tim Wilson ha mostrato che, quando dobbiamo scegliere sulla base dei nostri gusti, scegliamo ciò che ci piace (fin qui tutto bene). Se invece dobbiamo anche spiegare il motivo della nostra scelta, allora il cervello abbandona la scelta originale (dettata dai nostri gusti) ed opta per una scelta più comunicabile e convincente, ma di solito molto diversa da ciò che veramente ci piace.

    I pericoli dell'introspezione

  3. Siamo in grado di alterare le percezioni per confermare le nostre convinzioni

    Da un esperimento svolto presso il Baylor College di Houston è emerso che molte persone sono in grado di alterare la percezione del gradimento fisiologico di una bevanda, in modo da confermare la loro opinione su quella bevanda. In altre parole, se siamo convinti che una marca sia migliore di un'altra, il nostro cervello altera le esperienze percettive per confermare la nostra convinzione. In tal modo diventa pressoché impossibile far cambiare opinione sulla qualità di una marca, o di un prodotto, facendo provare al soggetto un prodotto migliore. La conclusione è che la prima volta che scegliamo tra due prodotti, lo facciamo su base emotiva, e da quel momento in poi difendiamo (incosciamente) la nostra scelta per convincerci di aver scelto il prodotto o la marca migliore, per non intaccare la nostra autostima.
    Ciò avviene per molte persone, ma non per tutte: coloro che non attivano questo meccanismo di protezione, vivono spesso in modo negativo l'imbarazzo della
    scelta.

    Brand Loyalty
    Neuron

  4. Cerchiamo solo le conferme delle nostre opinioni

    In psicologia è ben noto un fenomeno detto confirmation bias, che ci spinge a selezionare e/o ricordare solo le conferme alle nostre opinioni, e contemporaneamente ci fa tralasciare e dimenticare i fatti che contraddicono le nostre opinioni. La cosa interessante è che il fenomeno si manifesta anche quando un'opinione si forma in modo casuale, come nell'esperimento condotto da Mark Snyder and Nancy Cantor nel 1979. Nell'esperimento veniva fornita la stessa descrizione (dello stesso individuo) a due gruppi di persone. Succesivamente si chiedeva al primo gruppo se l'individuo poteva fare il bibliotecario, al secondo gruppo se l'individuo era adatto a lavorare come agente commerciale. Dopo il test, le persone del primo gruppo ricordavano solo i brani della descrizione che dipingevano la persona come introversa, le persone del secondo gruppo ricordavano solo i brani che la mostravano estroversa. Inoltre ciascun gruppo era convinto che fosse impossibile collocare la persone nel lavoro opposto ... in altre parole ognuno cercava di confermare il proprio parere, anche se esso era stato indotto dalla divisione casuale dei soggetti in due gruppi.

    Misura il tuo confirmation bias
    Snyder and Cantor
    The Sexual Double Standard

  5. I nostri ricordi non sono affidabili

    Secondo le ultime ricerche i ricordi non sono "riascoltati" come si ascolta una registrazione, ma ricostruiti ogni volta che vengono riesumati. In altre parole, ogni volta che ricordiamo una cosa, il ricordo tende a diventare sempre più diverso rispetto all'esperienza originale. Ma, al tempo stesso, il ricordo diventa sempre più radicato e "sicuro".

    Holah
    Innocence Project

  6. Non esistono scelte puramente razionali

    In un esperimento veniva chiesto ad alcuni soggetti di ricordare (per qualche minuto) un numero di sette cifre, ad altri un numero di due cifre. Durante questo tempo ai soggetti veniva chiesto se volevano uno spuntino a base di dolci o di frutta: i soggetti col numero a sette cifre scegliavano il doppio delle volte la torta, perché il sistema razionale era troppo occupato per pilotare la scelta.
    La psicologia ipotizza che le emozioni nascano come riconoscimento di un pattern ad alto significato, per cui quando compiamo una scelta il nostro cervello opera una sorta di confronto tra tutti i patterns percepiti, e segnala quello che in passato ha accumulato maggior significato o è stato esperito più volte (esempio: paura dei rumori simili a quelli di un incidente avvenuto in passato).
    In particolare, siccome nella nostra infanzia abbiamo imparato ad associare il tepore materno al senso di fiducia, diamo più facilmente fiducia a qualcuno se avvertiamo del calore. Ciò è stato verificato descrivendo una persona sconosciuta ad un soggetto, mentre teneva in mano una tazza di caffè caldo o freddo: i soggetti con in mano la tazza di caffè caldo hanno risposto più spesso che la persona descritta sembrava un individuo di cui fidarsi, rispetto a coloro che tenevano il caffé freddo.

    Radio Lab

  7. Abbiamo la tendenza a vedere un disegno in ogni cosa

    In presenza di elevati livello di dopamina, il nostro cervello (soprattutto l'emisfero destro) ha la tendenza a vedere dei patterns, ovvero dei "disegni orchestrati da qualcuno o qualcosa", anche là dove non vi è alcun disegno. Ciò sembra dovuto alla selezione naturale, poiché le probabilità di sopravvivenza sono maggiori per coloro che tendono a vedere "minacce" o "cospirazioni" in eventi casuali, rispetto alle persone che non li vedono. Per questo motivo siamo biologicamente incentivati a credere che vi sia un disegno anche in una sequenza casuale di eventi, e quindi è naturale credere in qualche religione, superstizione, fenomeni paranormali o civiltà extraterrestri.

    Michael Shermer

  8. Confondiamo le scelte razionali con le scelte dettate dall'istinto

    Consideriamo il seguente test: vi regalano 1000 € a patto che accettiate di scegliere tra due investimenti. Il primo investimento è "guadagni altri 500 sicuri", il secondo è "si fa testa o croce, se vinci guadagni altri 1000, se perdi non vinci nulla". La maggior parte delle persone sceglie il primo investimento per avere i 1500 € sicuri. Consideriamo un secondo test: vi regalano 2000 € a patto che accettiate di scegliere tra due investimenti fallimentari. Il primo è "perdi sicuramente 500", il secondo è "si fa testa o croce, se vinci tieni i 2000, se perdi ci rimetti 1000". In questo caso la maggior parte delle persone sceglie il lancio della moneta, per avere una possibilità di tenere i 2000 €. Ma a pensarci bene, il primo e il secondo test sono identici. E, guarda caso, le scimmie agiscono esattamente allo stesso modo. Ciò suggerisce l'esistenza di un comportamento innato che ci spinge a minimizzare le perdite ipotetiche anziché massimizzare i guadagni concreti.

    Scimmie ed economia

  9. Possiamo apprendere solo ciò che entra in risonanza col nostro cervello

    Stephen Grossberg dell'università di Boston ha dimostrato che possiamo imparare una nuova idea o un nuovo concetto solo se esso entra in risonanza con qualcosa che ci aspettiamo di vedere, di udire o di pensare, e ha esteso questa teoria della "risonanza adattativa" all'apprendimento di concetti di insiemi fuzzy.

    Reti neurali

  10. Cataloghiamo le persone in base a degli stereotipi

    Invece di giudicare le persone in base a dati oggettivi o ragionamenti razionali, le nostre previsioni e i nostri giudizi sulle altre persone si basano sull'archetipo che abbiamo associato alla persona. Gli psicologi ritengono che agiamo in tal modo per ridurre la percezione del caos e disordine sociale all'interno di categorie familiari e prevedibili. L'esempio classico è: "Linda ha 31 anni ed è single. All'università si è impegnata nel sociale per combattere la discriminazione, ed ha partecipato a molte dimostrazioni". Cos'è più probabile: a) Linda lavora in banca b) Linda lavora in banca ed è femminista. La maggior parte delle persone risponde "b", che è invece la risposta meno probabile dal punto di vista logico, poiché la risposta "a" contiene anche la "b" (operazione logica AND).

    Giudizi euristici

  11. Falsifichiamo i ricordi delle nostre valutazioni

    In psicologia è ben noto il fenomeno dell'hindsigh tbias, per cui quando a posteriori ci viene chiesto "che probabilità di successo avevi stimato?", relativamente ad un evento che poi si è verificato, tendiamo a ricordare una cifra più alta dell'originale. In altre parole c'è un motivo biologico se diciamo "la sapevo che sarebbe accaduto". Lo stesso meccanismo si può spiegare osservando che per ogni proverbio esiste il suo opposto. Per la serie "chi si accontenta gode" ma "chi non risica non rosica".

    Science Direct

Riferimenti

  1. La possibilità di avere troppe scelte può creare depressione

    Secondo lo psicologo Barry Schwartz le troppe opportunità possono creare disagio, per i seguenti motivi: troppe opportunità possono creare paralisi (asino di Buridano); creano un'aspettativa illusoria di perfezione, che conduce alla delusione della scelta (se ho un'unica scelta, essa può solo che stupirmi positivamente); la responsabilità di una cattiva scelta cade su di noi anziché sul mondo esterno. Per difendersi da questo disagio, molte persone sviluppano incosciamente una lealtà verso alcune marche o prodotti, in modo da attivare un meccanismo di protezione che tramite l'autosuggestione ci farà sempre sentire soddisfatti (a posteriori) delle nostre scelte.

    Barry Schwartz



  2. La libertà di scelta non è un valore assoluto

    L'impegno che mettiamo nelle nostre attività dipende se esse sono scelte o imposte, ma tale dipendenza non è ovvia: in occidente ci impegniamo di più quando scegliamo noi cosa fare, in oriente è il contrario. Infatti nella cultura orientale il bene della società è più importante del bene personale. Anche il modo di percepire le scelte è un fattore culturale: chi non è abituato a scegliere tra molti prodotti non riesce a distinguere le diverse opportunità, ma le percepisce come un'unica scelta (paesi dell'ex unione sovietica). Infine, non è vero che avere la libertà di scegliere sia sempre un bene: nel caso dell'eutanasia, i parenti che la subiscono come imposizione superano il dramma molto meglio di coloro che hanno potuto scegliere (a parità di irreversibilità della situazione).

    Sheena Iyengar